C’è un deputato che dimostra come il trumpismo sia un’anomalia nella storia del conservatorismo americano. È Bob Good, rappresentante della Virginia che si muove nella parte più estrema della destra. Sembrerebbe il trumpista perfetto: capo del Freedom Caucus, l’ala dura del gruppo repubblicano alla Camera, ma anche cristiano integralista, crociato contro l’immigrazione clandestina e l’uguaglianza della comunità Lgbtq+. Non gli manca niente per essere un cantore del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.

E invece martedì ci sono state le primarie in Virginia e Good sta lottando per la sua sopravvivenza politica, e lo dividono solo 300 voti dal suo avversario John McGuire, sostenuto da Trump. Com’è potuto succedere che una figura politica in apparenza così allineata sia stata ripudiata dall’ex presidente, che anche nei giorni scorsi ha ribadito la sua volontà di «cacciarlo per sempre».

Un solo punto: la fedeltà personale. A inizio 2023 Good, infatti, è stato uno di quegli esponenti repubblicani che ha pensato che il tycoon ormai avesse segnato il passo e frettolosamente aveva annunciato il suo sostegno al governatore della Florida Ron DeSantis, visto come “il futuro”.

Questo, probabilmente, è bastato per finire nella sua lista nera. Non solo, però. Good è anche stato uno degli artefici della caduta dello Speaker Kevin McCarthy, e questo lo ha reso inviso anche alla gran parte dell’establishment repubblicano, che non gli ha teso una mano come altre volte, ricordandosi di quando era stato sempre un irriducibile, chiuso a qualsiasi ipotesi di accordo con i dem ma anche con altri repubblicani più moderati.

Good dal canto suo però ha fatto molto un gioco di recupero voti casa per casa da politico tradizionale, potendo contare su un elettorato molto conservatore in quello che un tempo è stato il seggio del presidente James Madison, uno dei principali autori della Costituzione americana. La battaglia, ora che il margine è di qualche decina di voti, probabilmente si sposta in tribunale per riconteggi e ricorsi.

Quello che conta però è che la contesa viene decisa non da un fattore ideologico, né da uno scandalo né tantomeno da un dibattito, bensì dalla decisione di Trump. Senza quest’elemento, probabilmente Good avrebbe avuto una tranquilla rielezione, essendo parecchio affine ai suoi elettori, che amano il suo modo di fare incendiario.

Non è la prima volta che succede: qualche mese dopo la fine della sua presidenza, Trump decise di fatto di allontanare dalla leadership del partito la deputata del Wyoming Liz Cheney, che secondo i dati disponibili, aveva sostenuto oltre l’87 per cento dei provvedimenti legislativi varati dal tycoon nei suoi anni di presidenza, preferendole la moderata newyorchese Elise Stefanik, che si era fatta notare per la sua apertura in tema di diritti Lgbtq+ ma anche per il suo essere una strenua sostenitrice di tutte le bislacche iniziative trumpiste, a partire dallo sforzo di dimostrare che le presidenziali del 2020 sarebbero state “rubate” dai dem tramite un elaborato complotto.

Quindi inutile arrovellarsi sull’aderenza ai principi conservatori propagati da organizzazioni strutturate come il Cpac, che organizza opulente riunioni annuali in grandi città americane per chiedere agli esponenti repubblicani impegni concreti sui temi “non negoziabili”.

Good è sempre stato a suo agio tra le fila degli ultraconservatori ma ha abbandonato Trump per qualche mese: abbastanza per rischiare di terminare la propria carriera politica. E pazienza per tutto il coté ideologico.

E del resto gli analisti prevedono che la seconda presidenza Trump sarà molto diversa dalla prima, che ha visto al suo interno anche esponenti pragmatici come il segretario alla Difesa James Mattis o il segretario di Stato Mike Pompeo: stavolta è scoccata l’ora dei lealisti disposti a implementare tutto ciò che Trump ha annunciato di volere ma anche quello che oggi ancora non si sa.

Il neotrumpismo è questo, e i proclami ideologici, per quanto aggressivi, non bastano più. Come disse il governatore della Florida Ron DeSantis durante le primarie, «Trump dirà che siete fantastici se gli baciate l’anello». Cosa che ha fatto anche lui, qualche mese più tardi, annunciando il suo sostegno senza riserve.

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