- Una live con accuse ai vaccini di provocare l’Aids è stata cancellata da YouTube. E’ lo stesso Senato brasiliano a raccomandare allle reti l’esclusione totale del presidente per continue fake news
- Una battaglia solitaria la sua: Il Brasile è il Paese meno no-vax del mondo. Nello stato di San Paolo il 100% della popolazione adulta ha ricevuto la prima dose e il 70 è arrivato all'immunizzazione
- Ora comincia l’anno per tentare la rielezione. Bolsonaro intanto trasloca sul più sicuro Telegram e medita la riedizione dell’offensiva virtuale che lo portò alla vittoria. Con il vittimismo da perseguitato
In una gara con sé stesso su chi la spara più grossa, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro è riuscito a dire qualche giorno fa che i vaccini contro il Covid-19 possono provocare l'Aids. «Lo sostiene anche uno studio britannico, le persone completamente vaccinate contraggono l'Hiv più rapidamente delle altre».
A differenza che per altre inconsistenti (e pericolose) baggianate, stavolta la live di Bolsonaro su YouTube è stata rapidamente cancellata dal social e il suo canale è stato sospeso per una settimana. Lo stesso video è stato eliminato da Facebook e Instagram, anche se in questo caso gli account di Bolsonaro sono ancora attivi.
Se le parole del più indefesso negazionista del pianeta possono non sorprendere più, la sua strategia resta un mistero. Il Brasile è il Paese meno no-vax del mondo. Nello stato di San Paolo il 100 per cento della popolazione adulta ha ricevuto la prima dose e il 70 è arrivato all'immunizzazione. Non c'è traccia di movimenti contrari al vaccino o ai simil greenpass adottati qui e là dalle autorità locali.
Se a livello nazionale il Brasile arranca ancora come percentuale di vaccinati è proprio perché il governo Bolsonaro ha ritardato per mesi gli acquisti delle dosi, e lo ha fatto solo sotto pressione di una commissione parlamentare di inchiesta. La quale sta concludendo i suoi lavori in questi giorni con una relazione finale assai pesante per il governo.
Il negazionista capo
Il presidente, i suoi figli e il suo cerchio magico negazionista a Brasilia sono accusati di reati pesanti: dagli incentivi al non distanziamento sociale agli esperimenti con cavie umane su farmaci inutili, fino appunto ai ritardi nell'acquisto di vaccini. Il Senato ha aggiunto all'ultimo momento nella relazione la vicenda della live sull'Aids, raccomandando ai social l'esclusione definitiva degli account di Bolsonaro.
E non è finita. Sta arrivando a conclusione anche l'indagine dell' authority elettorale sulla campagna che ha portato Bolsonaro alla vittoria nel 2018. All'epoca non c'era ancora la pandemia, ma una macchina di guerra aveva disseminato la rete di fake news a favore del candidato di estrema destra. In teoria la sentenza potrebbe portare alla cassazione del mandato di Bolsonaro (anche se ormai è giunto a tre quarti del suo cammino), in pratica non succederà nulla. Lo stesso che ci si attende con le accuse della commissione d'inchiesta del Senato.
Verso l’impeachment?
Per arrivare all' impeachment di Bolsonaro, serve l'assenso del presidente della Camera (un suo stretto alleato) e del procuratore generale dello Stato, da lui nominato. Alla Camera oltretutto Bolsonaro mantiene la maggioranza dei consensi e l'apertura del processo di messa in stato di accusa non andrebbe molto lontano. Il suo rivale Lula non spinge, aspettandolo sulla riva del fiume con oltre il doppio dei consensi, secondo gli ultimi sondaggi.
Lecito chiedersi, sotto questo fuoco di problemi e accuse, e la manifesta impopolarità delle posizioni no-vax, che tipo di strategia starebbe dietro le ultime mosse di Bolsonaro. Considerando che proverà a farsi rieleggere esattamente tra un anno, a ottobre del 2022. Il blitz mediatico di tre anni fa, che permise a un marginale deputato neofascista di arrivare al secondo turno e poi vincere il ballottaggio, sarà difficilmente ripetibile.
Allora si svolse quasi esclusivamente bombardando di menzogne il Whatsapp presente nelle tasche del 100 per cento dei brasiliani. La piattaforma controllata da Zuckerberg non riuscì o non volle intervenire. D'altronde nel 2018 Facebook e gli altri social non si erano ancora mossi contro Donald Trump. Come si ricorderà fu l'assalto al Campidoglio del gennaio di quest'anno lo spartiacque che decretò una sorta di fine della neutralità delle reti.
Modello Trump
Bolsonaro avrebbe in mente proprio una strategia alla Trump, che resta il suo punto di riferimento. Prima di tutto traslocare su lidi virtuali più sicuri. Appena sbarcato su Telegram, come alternativa a possibile blocchi di Whatsapp, ha rapidamente raggiunto il milione di follower e tutti i suoi gruppuscoli stanno facendo lo stesso. E poi scatenare un meccanismo di vittimismo e chiamata alle armi, si spera soltanto metaforicamente.
La pesante crisi economica che sta attraversando il Brasile, con la crescita esponenziale della miseria, sarà imputata in campagna elettorale ai sindaci e ai governatori «che hanno chiuso inutilmente la gente in casa per due anni».
E' già in piedi una campagna per screditare il voto elettronico, e chiamare eventualmente i brogli alla Trump. Il vittimismo servirà naturalmente anche a spiegare eventuali altri interventi dei social contro le sue menzogne. Cattivi, di sinistra e anche imperialisti, casomai Bolsonaro voglia riesumare gli eterni slogan dei nazionalismi latinoamericani, di qualsiasi colore.
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