Per il segretario dell’alleanza Stoltenberg è “ancora presto” per stabilire la data di ingresso dell’Ucraina nella Nato. Ma gli alleati promettono nuove armi per miliardi di euro. Il Cremlino intanto dimostra la sua intenzione di proseguire la guerra con attacchi di droni e una riforma del sistema fiscale
Mentre il Cremlino fa bombardare Odessa e la Duma russa sostituisce la flat tax con una tassa progressiva per finanziare la guerra, il vertice Nato si appresta a concludersi senza grandi sorprese. Kiev riceverà nuove armi, ma nessuna promessa di ingresso nell’alleanza.
Secondo il segretario uscente della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg, gli alleati hanno raggiunto un «consenso» sull’entrata di Kiev nella Nato, ma è «ancora presto» per stabilire una data. Risultato scontato, ma che comunque non piace agli ucraini. «Non è l’Ucraina a non essere pronta, è la Nato a non essere capace di combattere la Russia», ha commentato un’opinionista ucraina.
Bicchiere mezzo pieno
Ma il vertice non è stato un fallimento per Kiev. Le opinioni pubbliche di Europa e Stati Uniti saranno stanche della guerra, ma l’attacco di lunedì contro la capitale Kiev, che ha coinvolto anche il più grande ospedale pediatrico del paese, ha avuto una risposta forte da parte dei leader dell’alleanza. L’Ucraina riceverà cinque nuovi sistemi Patriot e «dozzine» di altri sistemi antiaerei da altri paesi, Italia compresa. Sono in arrivo anche nuovi F-16, oltre i 60 già promessi, sei dalla sola Norvegia. Il segretario di Stato Usa Anthony Blinken ha detto che i jet sono in viaggio per l’Ucraina «mentre stiamo parlando».
Nel frattempo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, arrivato a Washington, ha avuto un’agenda fittissima di incontri: la firma di due nuovi accordi di sicurezza, una decina di bilitarali con vari leader e una visita al Congresso alla presenza di delegazioni di entrambi i partiti. Ma ha anche avuto modo di punzecchiare un po’ i suoi alleati. «Potremmo proteggere le nostre città» e «scacciare i russi dall’Ucraina meridionale» se solo gli Usa «facessero un passo avanti e ci consentissero di distruggere le basi degli aerei russi», ha detto riferendosi alle limitazioni ancora in vigore sull’uso di armi Nato per gli attacchi in profondità nel territorio russo.
Il vertice di Washington è stata anche l’occasione per diverse “prime volte”. La prima partecipazione della Svezia, entrata nella Nato ufficialmente lo scorso marzo, e il primo summit a cui ha partecipato il nuovo primo ministro britannico Keir Starmer, che ha ribadito il via libera del suo paese all’uso dei missili britannici in territorio russo per «scopi difensivi», in accordo con le politiche del precedente governo (il quale, però, escludeva gli attacchi in profondità che chiede Zelensky).
Risposte russe
Nel frattempo dal Cremlino non arrivano particolari commenti sul vertice Nato, a parte le consuete minacce in risposta alla possibilità di usare armi alleate per attaccare il territorio russo. Una risposta indiretta è arrivata invece nella notte tra martedì e mercoledì, quando una serie di droni hanno colpito il porto di Chornomorsk, vicino a Odessa, uccidendo due lavoratori, e altri missili sono arrivati sulla città in mattinata.
Una coincidenza curiosa: mentre i leader Nato discutevano su come aiutare Kiev, a Mosca la Duma ha approvato la riforma fiscale che cancella la flat tax introdotta nel 2001 e reintroduce un’imposta sui redditi progressiva, con aliquote dal 13 al 22 per cento. La tassa sui profitti delle società è stata alzata dal 20 al 25 per cento.
La riforma fa parte di un piano per ridurre la dipendenza del Cremlino dagli introiti di petrolio e gas, esposti a sanzioni e fluttuazioni di mercato, e rendere così più sicuro il finanziamento dello sforzo bellico in Ucraina. Secondo gli esperti, l’imposta avrà il risultato di far pagare di più i ricchi. La maggior parte dei contribuenti, invece, continuerà a pagare la stessa aliquota. Anche in Ucraina il sistema fiscale è centrato una flat tax, ma nonostante le discussioni su possibili riforme, per il momento le uniche misure introdotte da Kiev hanno riguardato l’aumento delle imposte indirette su carburanti e utenze.
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