Boris Johnson sempre più in bilico: Michael Gove, ministro e veterano del partito Conservatore, in passato alleato e poi sfidante di Johnson, dice per lui «è arrivato il momento di andarsene»
Sono arrivate a 29 le dimissioni di ministri e segretari dal governo conservatore britannico guidato da Borish Johnson. Michael Gove, ministro e influente membro del partito, ha detto che per Johnson «è arrivato il momento di andarsene».
Ma questa mattina, lui aveva chiarito di non avere intenzione di dimettersi. «Il compito di un primo ministro in circostanze difficili, quando gli è stato dato un colossale mandato, è di andare avanti ed è quello che farò», ha detto Boris Johnson durante il question time ai Comuni in cui i deputati hanno chiesto conto del caso Charles Pincer, lo scandalo che ha innescato l’ultima crisi.
Quest’ultimo aveva il compito di assicurare il voto dei conservatori in favore del governo e negli ultimi giorni è finito al centro di uno scandalo sessuale: dopo essersi sbronzato avrebbe molestato due uomini, tra cui un altro deputato, all’interno di un club londinese. Non è la prima volta che Pincer viene accusato di episodi simili. Era già accaduto nel 2019 e Boris Johnson ne era a conoscenza. «Con il senno di poi», ha detto oggi in aula il premier britannico «riconosco che avrei dovuto capire che i suoi comportamenti non sarebbero cambiati».
Le dimissioni
Nella giornata di ieri a lasciare il governo ci hanno pensato il ministro della Sanità, Sajid Javid e il cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak (tra i vertici dei Tory). «I cittadini si aspettano giustamente che il governo sia condotto in modo corretto, competente e serio. Mi rendo conto che questo potrebbe essere il mio ultimo incarico ministeriale, ma credo che valga la pena lottare per questi standard ed è per questo che mi dimetto», ha scritto su Twitter il 5 luglio Rishi Sunak dopo aver presentato la lettera di dimissioni.
Negli ultimi mesi Johnson è stato travolta da una serie di scandali che minano la sua credibilità come primo ministro e leader dei Tories. Primo fra tutti il Partygate, le feste organizzate insieme ai suoi collaboratori durante i giorni più duri della pandemia nel 2020, quando la popolazione si trovava ad affrontare rigidissime misure imposte dal lockdown per mitigare i casi da Covid-19.
Gli effetti del comportamento di Johnson si sono esplicitati anche nelle urne. Nelle elezioni suppletive del 24 giugno nei collegi di Wakefield e Tiverton e Honiton i Tories hanno perso due seggi. Un risultato che ha portato alle dimissioni di Dowden, il presidente del partito.
Johnson ha commentato l’esito delle suppletive dal Rwanda dove era in visita ufficiale: «Devo ascoltare quello che dicono le persone e dobbiamo riconoscere che dobbiamo fare di più, e lo faremo. Continueremo ad affrontare le preoccupazioni della gente», aveva detto.
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