L’intellettuale prima dell’arresto ha messo in discussione le ragioni storiche dei territori algerini al confine con il Marocco, da anni sotto la disputa tra il regno marocchino e i ribelli del Fronte Polisario, appoggiati dall’Algeria
Lo scrittore Boualem Sansal è stato arrestato sabato 16 novembre all’aeroporto di Algeri. La notizia è arrivata in Francia giovedì 21 novembre, dopo una settimana in cui si erano perse le sue tracce.
Un’incarcerazione dovuta, probabilmente, alle frasi proferite dallo scrittore franco-algerino sul canale YouTube di “Frontières” che hanno messo in discussione le ragioni storiche dei territori algerini al confine con il Marocco. «Quando la Francia ha colonizzato l’Algeria», ha sostenuto lo scrittore, «tutta la parte occidentale dell’Algeria faceva parte del Marocco (…). Quando si installa come protettorato in Marocco, decide, arbitrariamente, di unire l’est del Marocco all’Algeria».
Con questa dichiarazione, Boualem Sansal, da anni fermamente critico nei confronti delle istituzioni algerine, ha superato, per il regime di Tebboune, una linea rossa nella sua critica ai possedimenti contesi con il Marocco, in uno dei momenti di massima tensione in Nord Africa.
Il Marocco, tra Francia e Algeria
Nel deterioramento dei rapporti tra vicini del Maghreb, la Francia ha giocato un ruolo predominante. Emmanuel Macron, in visita di Stato a Rabat, ha dichiarato, martedì 29 ottobre, il suo sostegno al Marocco per la «sovranità dei territori del Sahara occidentale».
Quei territori, da anni sotto la disputa tra il regno marocchino e i ribelli del Fronte Polisario, appoggiati dall’Algeria, sono la causa di quella che possiamo definire una guerra fredda magrebina. Se per il Marocco, l’acquisizione del Sahara occidentale è una questione di integralità territoriale, per l’Algeria, come ci spiega Khadija Mohsen-Finan – politologa e specialista del Maghreb – è una questione politica e strategica. «Nella questione del Sahara occidentale è centrale il fatto che i militari in Algeria prendano le decisioni politiche e gestiscano i rapporti con il Marocco. Il loro obiettivo è indebolire il proprio vicino e, possibilmente, isolarlo dal punto di vista diplomatico. C’è inoltre un aspetto nazionalista, utilizzato dal regime per tentare di unire gli algerini sotto le cause storiche della nazione, come l’autodeterminazione dei popoli. Oggi questo sentimento nazionalista è debole tra la popolazione. Ecco perché il tentativo del potere di riattivarlo».
I dettagli dell’arresto
«Sansal tornava spesso in Algeria e considerava che non era esposto a questo tipo di rischio, nonostante le sue prese di posizione contro il regime e la sua lotta contro l’estremismo islamico», ci spiega Arnaud Benedetti, direttore de La Revue Politique et Parlementaire, di cui Boualem Sansal è autore. «È evidente che noi, che siamo i suoi amici e che abbiamo l’abitudine di conversare frequentemente con lui, dal momento in cui non siamo più riusciti a contattarlo, abbiamo capito che stava accadendo qualcosa di molto inquietante».
A pesare sulla sua incarcerazione, secondo Benedetti, l’acuirsi delle tensioni tra Francia e Algeria. «Il regime algerino ha mal digerito il miglioramento delle relazioni tra la Francia e il Marocco, così come l’attribuzione del premio Goncourt a Kamel Daoud. Le frequenti prese di posizione di Sansal facevano di lui un obiettivo politico, ma fino a pochi giorni fa le autorità algerine non hanno osato fare alcun passo in avanti. Poi è successo, ed è stato arrestato sabato, appena sceso dall’aereo».
Kamel Daoud, tra critiche e elogi
Anche Kamel Daoud, in una tribuna sul Figaro, ha espresso il suo sostegno per il collega e amico Boualem Sansal. Ugualmente critico nei confronti del regime algerino, lo scrittore fresco vincitore del premio Goncourt è l’oggetto di un ulteriore peggioramento delle relazioni franco-algerine.
Il suo romanzo, infatti, infrange l’articolo 46 della Carta per la pace e la riconciliazione nazionale algerina che punisce la narrazione di fatti relativi alla guerra civile (1992-2002), raccontando la vicenda di una ragazza desiderosa di abortire per evitare che la vita di sua figlia segua le sue orme e quelle di sua madre. La protagonista del suo romanzo, Aube, è stata ferita alla gola durante la guerra civile e per questa ragione è muta. La sua unica voce, quella interiore, indirizzata a sua figlia, è carica forza e violenza. I bersagli dei suoi discorsi interiori sono lo stato algerino, che proibisce la diffusione di storie relative alla guerra civile e le autorità islamiche, che la costringono, in quanto donna, ad un’eterna condizione di subalternità. Houris è stato quindi proibito in Algeria a causa dei contenuti estremamente critici nei confronti della politica “dell’oblio” sulla guerra civile promossa dal governo di Tebboune.
Oltre alle dure critiche provenienti dalle istituzioni algerine, Kamel Daoud sta affrontando anche l’affaire Saâda Arbane, una donna che rivendica l’identità della protagonista Aube. Resa muta da un taglio alla gola durante la guerra civile, la donna avrebbe raccontato i suoi traumi, in quanto paziente, alla moglie, psichiatra, di Kamel Daoud. La casa editrice Gallimard, responsabile della pubblicazione di Houris, ha dichiarato che il romanzo è frutto della creazione dello scrittore e ha etichettato “diffamatoria” la denuncia della donna.
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