La similitudine più prossima è con Fratelli d’Italia. Per chi propone cambiamenti radicali e risolutori, la strategia più efficace resta sempre la stessa: evitare il confronto con la realtà, fino a quando i voti non sono sufficienti per comandare davvero. Perdere con dignità oggi, insomma, per stravincere domani.

È lo schema seguito dal partito di Giorgia Meloni, unico a fare opposizione al governo di larghe intese guidato da Mario Draghi tra il 2021 e il 2022, poi mattatore alle ultime parlamentari. Trasportata a 12 ore di volo da Roma, è la parabola che spera di tracciare anche Pablo Marçal, un Bolsonaro al quadrato; il più promettente perdente delle ultime elezioni brasiliane.

Le elezioni 

I risultati delle amministrative di domenica scorsa indicano una vittoria del centro destra. I partiti conservatori più importanti (Psd, Mdb, Pp, Pl) hanno ottenuto la maggior parte dei sindaci al primo turno (3.026 sui 5.556 Comuni andati al voto). I candidati sostenuti da Jair Bolsonaro hanno già vinto in due delle 26 capitali degli stati (Rio Branco e Maceio) e accederanno al secondo turno in altre nove (tra cui Belo Horizonte, Manaus e Fortaleza).

Dall’altro lato, il Pt del presidente Lula non ha ottenuto vittorie dirette e andrà al ballottaggio in sole quattro capitali (Porto Alegre, Fortaleza, Natal e Cuiabá). Guardando il bicchiere mezzo pieno, il leader della sinistra può ritenersi soddisfatto per la rielezione diretta a Rio de Janeiro di Eduardo Paes e per il ballottaggio a San Paolo tra Ricardo Nunes (destra) e il suo prescelto Guilherme Boulos. Poco altro.

Preludio delle presidenziali del 2026, le municipali rappresentavano la prima proxy-war tra Bolsonaro e Lula da quando quest’ultimo è tornato al Palácio do Planalto. Se la sconfitta della sinistra era attesa, meno preventivato era l’exploit di Marçal, ritenuto oggi il successore naturale di Bolsonaro, ma più giovane e sfrontato dell’ex militare. Che infatti lo teme: è «una carta fuori dal mazzo», lo ha definito dopo il voto escludendolo da possibili alleanze.

Il profilo 

Candidato sindaco per il Partito rinnovatore laburista (formazione conservatrice a dispetto del nome) a San Paolo, la più popolosa città brasiliana, Marçal alla fine è arrivato terzo, ma la quantità di voti ottenuta e le modalità scelte per raccoglierli ne fanno il politico sudamericano di destra da seguire con più attenzione.

Evangelista, 37 anni, ha un sorriso perfetto e un passato recente da coach motivazionale con il portafoglio gonfio di soldi (dichiara un patrimonio di circa 30 milioni di euro). È partito con una base di seguaci costruita negli ultimi anni grazie a video in cui spiega come vivere meglio.

Oggi ha 3,7 milioni d’iscritti al canale YouTube e 5,7 milioni di follower su Instagram. Più un altro mezzo milione su Twitter che, durante gli ultimi due mesi di campagna elettorale, non ha però potuto usare a pieno causa blocco del social di Elon Musk deciso della Corte suprema federale e revocato subito dopo le elezioni dietro pagamento di 4,5 milioni di euro di multa.

Marçal ha occupato le cronache delle ultime settimane per essere stato colpito con una sedia durante un dibattito tv da uno dei suoi avversari, José Luiz Datena; poco prima la nuova stella della destra sudamericana lo aveva accusato di essere un molestatore sessuale. Anche senza quell’episodio, il «servitore del popolo» (come si definisce) aveva già calamitato l’attenzione con provocazioni e aggressioni verbali rivolte ai suoi rivali.

Politici, ma anche giornalisti. Definiti femminucce, zoppi, feccia, cripto-comunisti, ritardati mentali, oranghi. Pochi giorni prima del voto ha accusato di fare uso di cocaina, senza citare prove, il suo principale sfidante, Boulos. A luglio ha insinuato che un’altra candidata, Tabata Amaral, sia stata responsabile del suicidio del padre. Questo, in sintesi, lo stile di combattimento.

Una summa del suo pensiero sociologico, invece, l’ha regalata all’Afp: «La gente vuole libertà, dire ciò che pensa. Non vuole conformarsi all’ideologia di genere. Non vuole questo programma woke, che è completamente arretrato». Sposato e padre di quattro figli, oltre che sulla distruzione degli avversari Marçal ha incentrato la campagna elettorale sull’economia: propone di escludere i lavoratori «incompetenti» dal settore pubblico e creare così occupazione. Soprattutto per i poveri, promette.

I rapporti con l’ex presidente

Pochi mesi fa la stampa brasiliana ha rivelato che, grazie alla prescrizione, nel 2010 ha evitato di scontare una condanna a quattro anni e mezzo per furto: quando aveva 18 anni, faceva parte di una banda che rubava denaro usando dei malware.

Lui ha risposto spiegando di essere stato «ingiustamente perseguitato per 13 anni». Molti gli credono, o comunque non sembrano interessati al tema: gli ultimi sondaggi lo davano al 20 per cento, alla fine ha raggiunto il 28 per cento; solo un punto percentuale in meno rispetto ai due candidati che andranno al ballottaggio.

Marçal e Bolsonaro si sono fatti fotografare insieme, ma l’ex presidente non ha evitato stoccate. Come quella lanciata poco prima del voto, per ricordare che il giovane concorrente stava usando un metodo sbagliato: prometteva, in cambio di circa 800 euro, di registrare video a sostegno di candidati a consigliere comunale. L’iniziativa rischia ora di creargli qualche nuova grana giudiziaria, visto che due suoi avversari politici lo hanno denunciato per raccolta illecita di fondi.

Si vedrà come andrà a finire il caso, ma dati i precedenti è improbabile che l’iniziativa possa ridurre la sua popolarità. «La novità di Marçal è che è un nativo digitale, simbolo di un nuovo movimento di influencer che entrano direttamente in politica», ha detto di lui la politologa e ricercatrice dell’università di San Paolo, Thais Pavez, che lo ha definito «più Bolsonaro che Bolsonaro stesso».

L’autostima certo non gli manca. Letti i risultati delle municipali, ha commentato: «San Paolo ha perso l’unica opportunità di vedermi come sindaco di questa città». Subito dopo ha dichiarato il prossimo obiettivo: «Il 2026 è dietro l’angolo». Ma non ha ancora chiarito se correrà come presidente o come governatore di qualche stato.

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