«Avete tutto il nostro supporto», fa sapere Donald Trump ai camionisti che si oppongono all’obbligo di vaccino alla frontiera con il Canada. Intanto la raccolta fondi raccoglie cifre da capogiro. La protesta che ha costretto Trudeau ad allontanarsi dalla residenza fa gola all’estrema destra
C’è un premier costretto a lasciare la propria residenza assieme a tutta la famiglia, e c’è un ex presidente che incita alla rivolta. Il premier è quello canadese, Justin Trudeau. Da quando nella capitale, Ottawa, è arrivata la sfilata dei camionisti che protestano contro l’obbligo vaccinale, per questioni di sicurezza a Trudeau è stato suggerito di allontanarsi. L’ex presidente che dichiara a gran voce il suo supporto ai camionisti in questione è Donald Trump, lo stesso che quando era presidente uscente disse ai riottosi di Capitol Hill «we love you».
La protesta e la frontiera
Dal 15 gennaio è entrato in vigore l’obbligo vaccinale imposto dal governo canadese ai camionisti che varcano il confine tra Stati Uniti e Canada. Chi non si vaccina è costretto alla quarantena e l’impatto della scelta di Trudeau ricade non solo sul suo paese, ma per forza di cose ha rilievo più ampio: anche la catena di distribuzione degli Stati Uniti è coinvolta.
La scorsa settimana i camionisti, coi loro convogli, sono partiti in direzione di Ottawa, per poi dirigersi durante il weekend verso il parlamento. Il pellegrinaggio riottoso è stato battezzato «Freedom convoy», la «carovana della libertà».
«Libertà» è anche la parola utilizzata da Donald Trump nel 2020, quando ancora era presidente e in piena pandemia: «Voglio che la gente goda di una certa libertà», andava a dire riferendosi alla scelta di non usare le mascherine.
I soldi e l’ultradestra Usa
La protesta è stata associata a una raccolta fondi online che ha già quasi raggiunto l’obiettivo di dieci milioni di dollari canadesi. Il principale donatore, con oltre 42mila dollari, risulta essere il sito “www.liar.com” che però non esiste: si viene reindirizzati sulla pagina wiki relativa a Justin Trudeau. «Uniamoci contro i vaccini», «difendiamo le nostre libertà personali», «forza Canada!», sono alcuni dei messaggi lasciati sulla pagina delle donazioni. Il sito porta lo slogan «Taking back our freedom», che richiama sia la «freedom» no mask e no vax dell’ultradestra americana che lo slogan brexitaro «take back control».
Il movimento ha ottenuto numerosi endorsement dall’ultradestra statunitense. Donald Trump in persona ha espresso il suo sostegno: «Fanno di più questi camionisti, per difendere la libertà americana, che i nostri stessi leader», ha detto, attaccando Joe Biden per la sua linea pro vaccini. Davanti a una folla di supporter in Texas ha fatto sapere «a questi meravigliosi camionisti canadesi che siamo con loro, in ogni modo possibile». Anche Trump junior, e pure Elon Musk, hanno espresso sostegno per la protesta.
Natura della protesta
La polizia canadese sin da subito non ha nascosto il timore che la sfilata pacifica di camion fosse oggetto di inflitrazioni da parte di gruppi di estrema destra, che hanno puntato la loro attenzione sulla «carovana».
Anche oppositori del governo canadese hanno colto l’opportunità della protesta no vax per premere contro la premiership di Trudeau, che nel weekend per ragioni di sicurezza ha dovuto lasciare assieme alla famiglia la residenza abituale per raggiungere un luogo tenuto riservato. Alcuni monumenti simbolo sono stati presi di mira durante la protesta.
«Abbiamo cercato di gestire pazientemente una protesta massiccia e ben finanziata che è arrivata nel cuore della capitale», dice la stessa polizia di Ottawa facendo il bilancio del weekend; ottocentomila dollari canadesi al giorno sono stati spesi solo per l’azione di sicurezza. «Abbiamo visto numerosi casi di comportamenti distruttivi e minacciosi da parte dei dimostranti». Del resto la «carovana» voleva causare un incubo logistico, e la polizia cerca di far defluire camion e manifestanti, lavorando «alla de-escalation».
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