Questa settimana ci sono state novità sia per lo Stato Islamico che per Al Qaeda, entrambe legate all’Afghanistan. L’ufficio antiterrorismo del Dipartimento di Stato Usa ha pubblicato un identikit del presunto capo dell’Isis in Afghanistan, sino ad ora conosciuto come Shahad al Muhajir, “il migrante”.

Anche per questo soprannome, si era pensato fosse un siriano con la kunya di Abu Muhammad Saeed Khurasani, inviato dalla casa madre per dirigere la filiale afgana dell’organizzazione. Ipotesi suffragata anche da rapporti dell’ufficio Onu che monitora i gruppi terroristi nel paese, redatti sulla base dell’intelligence fornita dai paesi membri.

Il sospetto emiro dell’Isis Khorasan

A boy carries bread as he leaves a bakery shop, in Kabul, Afghanistan, Sunday, Nov. 21, 2021. (AP Photo/Petros Giannakouris)

Secondo il governo di Washington, invece, si tratterebbe di Sanaullah Ghafari, quindi un afgano, nominato nel giugno 2020 alla guida dello Stato Islamico nel Khorasan, la sigla Iskp con cui ci si riferisce alla regione che copre Afghanistan, Pakistan e Asia Centrale. Negli ultimi sei anni l’Iskp ha perso numerosi comandanti e gli ultimi sei capi, tutti di etnia pashtun ed ex membri dei Talebani.

L’attuale capo è stato in precedenza il responsabile degli attacchi suicidi, con risultati tristemente efficaci. Nei primi quattro mesi del 2021 ha ordinato 77 attacchi e dopo la presa del potere talebana ha scatenato una serie di attentati, tra cui quello all’aeroporto contro i soldati americani, ma anche nelle città di Kunduz e Kandahar contro la comunità sciita degli Hazara.

L’Iskp mantiene i rapporti con l’irakeno Abu Ibrahim al Hashimi al Qurashi attraverso l’ufficio al Sadiq diretto da Sheikh Tamim, che coordina le filiali del Khorasan e del subcontinente indiano. Il Dipartimento del Tesoro Usa ha anche identificato un finanziatore dell’Iskp, Ismatullah Khalozai, che operava con il sistema islamico hawala dalla Turchia e con beni di lusso dagli Emirati per trasferire fondi allo Stato Islamico in Afghanistan, oltre ad agevolare i corrieri dell’Iskp in Turchia.

La smentita dell’ex capo dell’intelligence afgana

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Le informazioni diffuse lunedì dal Dipartimento di Stato sul presunto capo di Iskp sono state tuttavia contestate da Amrullah Saleh, ex direttore dell’intelligence afgana e vicepresidente della defunta Repubblica Islamica. Saleh ha smentito che l’uomo identificato come Sanaullah Ghafari sia l’emiro di Iskp, sarebbe stato invece un membro della rete Haqqani fino al 2015. Si tratterebbe di un ingegnere originario della zona di Shakardara a Kabul, la cui famiglia, ora in Pakistan, fu interrogata dall’intelligence afgana di Saleh.

All’ex vicepresidente esiliato hanno risposto vari commentatori, sostenendo che Sanaullah Ghafari era in realtà un’ex guardia del corpo del generale Dostum o dell’esercito afgano, come mostrano due tesserini - forse falsi - con la foto del sospetto terrorista. Il ricercatore svedese Abdul Sayed, esperto di Afghanistan, sostiene che Ghafari non fosse una guardia del corpo di Saleh o di Dostum, ma che avrebbe ottenuto una licenza di porto d’armi da persone nella cerchia di Saleh.

Insomma, la reale identità del capo dell’Isis in Afghanistan non è ancora stata del tutto chiarita. È stato descritto come un siriano o un irakeno, mentre di recente si è pensato ad un ex membro dei Talebani pakistani (Ttp). Sembrerebbe comunque provenire dalla zona di Shakardara a Kabul ed essere un ex affiliato alla rete Haqqani.

Ex militari afgani si uniscono all’Iskp contro i Talebani

Il sospetto su un presunto legame con i servizi del governo afgano troverebbe un riscontro nel fenomeno segnalato da vari ricercatori, per cui ex membri dell’intelligence Nds e dell’esercito afgano si starebbero unendo all’Iskp, contro i talebani. Una dinamica simile a quella che portò i militari di Saddam ad aderire all’Isis in Iraq. Ma Amrullah Saleh controbatte, dicendo che in realtà il legame dell’Iskp è da ricercare nei servizi pakistani, che notoriamente sostengono la rete Haqqani.

Il nuovo video di Al Zawahiri pubblicato da Al Qaeda

©LAPRESSE FOTO D'ARCHIVIO AZIONE MILITARE AMERICANA IN AFGHANISTAN 07-10-01 NELLA FOTO: UNA FOTO DI OSAMA BIN LADEN DEL 1988

In questo contesto, i Talebani hanno inviato oltre 1300 uomini nella provincia di Nangahar, una delle roccaforti dello Stato Islamico in Afghanistan, per cercare di distruggere militarmente l’organizzazione jihadista. È possibile che anche Al Qaeda contribuisca a questa spedizione, perché diretta rivale dell’Isis.

A tal proposito, è di ieri la pubblicazione di un nuovo video di propaganda che mostra l’emiro di Al Qaeda e successore di Bin Laden, il dottore egiziano Ayman al Zawahiri, che si appella alla Ummah, la comunità dei musulmani, per denunciare le Nazioni Unite per eresia e miscredenza.

Nel video non viene fatto alcun riferimento alle ultime notizie internazionali ed è quindi difficile datarlo con precisione. Perciò non si possono smentire o confermare le voci che davano al Zawahiri per morto a seguito di una malattia, forse di Covid, ma si ritiene che si nasconda tra Afghanistan e Pakistan.

La pubblicazione di un nuovo contenuto da parte della leadership di Al Qaeda dimostra la volontà di restare al passo con lo Stato Islamico, che attrae nuove reclute da tutta l’Asia Centrale e dal Medio Oriente, oltre che in Africa.

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