- Se l’Ugl ha affittato casa al suo ex vicesegretario Durigon permettendogli poi di comprare con il 30 per cento di sconto, anche i vertici della Uil hanno fatto business immobiliari.
- Come i figli e la moglie di Carmelo Barbagallo, segretario nazionale del sindacato fino al 2020 (oggi è il numero uno di Uil Pensionati). E la prole di Pierpaolo Bombardieri, il segretario generale che ha preso il posto di Barbagallo.
- Tutti hanno comprato appartamenti nei condomini messi in vendita da Enpaia a Pian di Sco a Roma, nella zona residenziale di Serpentara.
L’inchiesta di Domani sull’acquisto scontato da parte di politici, amici degli amici, sottosegretari, lobbisti e deputati di case di enti previdenziali riserva una sorpresa al giorno. Mentre la procura di Roma ha aperto un fascicolo per capire se le compravendite di appartamenti dell’Enpaia sia avvenuta nel pieno rispetto delle regole come sostenuto dai fortunati acquirenti (dal leghista Claudio Durigon al probabile governatore del Lazio Francesco Rocca, dallo stesso direttore generale dell’ente Roberto Diacetti a ex ministri e avvocati), si scopre adesso che anche leader dei sindacati hanno comprato case da enti. Da Enpaia, ma anche da altre fondazioni come Enasarco, che cura la previdenza dei commercianti.
Se l’Ugl ha affittato casa al suo ex vicesegretario Durigon permettendogli poi di comprare con il 30 per cento di sconto, anche i vertici della Uil hanno fatto business immobiliari. Come i figli e la moglie di Carmelo Barbagallo, segretario nazionale del sindacato fino al 2020 (oggi è il numero uno di Uil Pensionati). E la prole di Pierpaolo Bombardieri, il segretario generale che ha preso il posto di Barbagallo. Tutti hanno comprato appartamenti nei condomini messi in vendita da Enpaia a Pian di Sco a Roma, nella zona residenziale di Serpentara. Appartamenti in periferia non di lusso, ma in bei condomini «con relativa area di pertinenza destinata a giardini ed area piscina».
I Bombardieri hanno comprato senza abbuoni, mentre i figli di Barbagallo non solo hanno comprato a prezzi stracciati, ma hanno rivenduto le case degli enti dopo pochi anni, ottenendo plusvalenze affatto banali.
Figli
Partiamo dalla famiglia del capo dei pensionati Uil. E dal figlio Filippo, già finito anni in qualche polemica perché assunto da un fondo per la formazione per i lavoratori interinali, Formatemp, in cui la Uil può indicare due membri del cda. Nel dicembre 2020 il rampollo di Barbagallo compra da Enpaia un appartamento di sei vani e 134 metri quadri, con due terrazzi, più grande box auto di oltre 40 metri quadri, per soli 265 mila euro.
«Lo sconto fu del 30 per cento perché Filippo viveva lì dal 2010, ne aveva facoltà», dice a Domani Barbagallo padre. Gli atti in realtà segnalano che il diritto di prelazione è scattato perché Maria Cascio, madre di Filippo e moglie del leader sindacale, era in affitto dal 2014: è lei che sei anni dopo rinuncia a comprare a favore del figlio.
Un anno e mezzo dopo la compravendita, però, Filippo rivende subito: nell’aprile 2022 firma un rogito con il quale incassa 315 mila euro, mettendo dunque a segno una plusvalenza di 50mila euro. Non è tutto. Nel 2019,anche Maria Cascio compra un’altra casa di cinque stanze e 126 metri quadri nello stesso complesso immobiliare, sempre da Enpaia. Immobile che viene donato tre anni dopo a Filippo: «Il valore di quanto donato, ai fini fiscali, come dichiarato dalle parti, è di 130 mila euro», si legge nell’atto.
Anche l’altro figlio di Barbagallo, Rosario, ha fatto ottimi affari con il mattone. Stavolta, con Enasarco. L’ente dei commercianti nel 2013 ha venduto al primogenito del sindacalista un appartamento alla Garbatella a Roma (affittato al tempo da Carmelo) al quarto piano di una bella palazzina: sei vani catastali a soli 254 mila euro. Un super prezzo possibile grazie allo sconto del 30 per cento, aumentabile di un altro 10 per cento in caso di acquisto collettivo da parte degli inquilini. Sette anni dopo Rosario rivende l’immobile a 370mila euro, con una plusvalenza di 120 mila euro pari al 50 per cento del prezzo pagato a Enasarco.
Anche Rosario ha ricevuto in donazione qualche mese fa la nuda proprietà di una casa a Palermo, che i genitori hanno comprato da Inpdap, l’istituto di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica, nel 2004.
Solo fortuna
Abbiamo chiamato il segretario della Uil pensionati per chiedere se siamo o meno di fronte a un palese conflitto d’interessi, anche per l’evidenza che la Uil – fortissima tra gli agricoltori – indica una parte dei consiglieri di amministrazione di Enpaia. La sua risposta è secca: «Innanzitutto non si tratta di case ai Parioli o a Cortina d’Ampezzo (come quelle di Durigon e Rocca, ndr), ma in periferia. Certo, non sono brutti appartamenti. Ed è vero che li abbiamo comprati tutti con lo sconto. Però è tutto regolare. Filippo si è trasferito a Roma Nord per problemi di lavoro. Perciò ha cercato lì la casa prima del 2010, facendo una domandina all’Enpaia. Come affittuaria risulta mia moglie solo perché bisognava dare una garanzia economica. Filippo ha rivenduto dopo poco perché la famiglia si è allargata, e così ha comprato una casa più grande».
Nella stessa via, ma stavolta da una società della famiglia degli immobiliaristi romani Scarpellini: in effetti Filippo ha comprato nel 2018 un settimo piano più grande, a poco più di 300mila euro. «L’altro mio figlio Rosario invece ha venduto la casa ex Enasarco perché ha deciso di ritornare a Palermo», aggiunge il capo dei pensionati del terzo sindacato italiano: «Il conflitto di interesse non c’è, né per me, né i miei figli né per mia moglie, perché noi non sapevamo, quando siamo entrati come affittuari, il momento in cui gli enti avrebbero dismesso le case. E il fatto che noi della Uil indichiamo alcuni membri del cda Enpaia è irrilevante: anche perché io facevo il segretario confederale, non quello di categoria».
Chiediamo a Barbagallo se dunque la sua famiglia è stata fortunata nel mattone: «Mah, i miei figli hanno avuto difficoltà a vendere». E le plusvalenze? «Sì, buonissime. Ma per vendere c’è voluto un po’ di tempo del previsto».
Anche il successore di Bargaballo, l’attuale segretario generale Pierpaolo Bombardieri, ha alcuni familiari che hanno preso casa Enpaia a via Pian di Sco. Si tratta della figlia, che fino al 2020 lavorava alla Uil credito esattorie e assicurazioni e che adesso è giornalista di un’agenzia. Insieme al compagno, ha preso nel luglio 2021 una casa di 5,5 vani e 103 metri quadri più posto auto a 250mila euro, ma senza godere dello sconto.
«Non ha avuto alcun favoritismo da Enpaia: né io né lei siamo mai stati inquilini della fondazione, e quello era un appartamento invenduto. Ha fatto domanda e l’ha comprato a prezzi di mercato, non le hanno fatto nessun regalo», dice al telefono Bombardieri. «I cda degli enti li nomina anche la Uil? Guardi non c’è nessuna inopportunità. La casa è stata trovata sul sito ed era in un mazzo di appartamenti che Enpaia non riusciva a vendere».
Diacetti vs Domani
I casi dei capi della Uil sono in effetti tra loro diversi. Come diversa è la vicenda del direttore generale dell’Enpaia già raccontata da Domani, che ha comprato dalla fondazione che dirige un attico nel cuore dei Parioli di ben 191 metri quadri con terrazzo perimetrale a poco più di 800mila euro, usufruendo di uno sconto del 20 per cento. Una percentuale minore, va detto, dovuta a una delibera del 2019 voluta dallo stesso dg e dal suo consulente Francesco Scacchi, che rendeva quantomeno progressivi gli sconti collegandoli agli anni dei contratti di affitto degli inquilini: fino ad allora chiunque poteva incassare il 30 per cento.
Nonostante avessimo riferito già nell’articolo le spiegazioni dell’ente sul business immobiliare del loro dg («Il direttore generale per evitare conflitti di interessi ha persino evitato di partecipare alle riunioni di cui si è parlato di dismissioni immobiliari»), gli avvocati di Diacetti hanno inviato a Domani una diffida in cui, senza smentire una virgola di quanto descritto prima, segnalano che l’inchiesta giornalistica «ritrae il dottor Diacetti come un goffo faccendiere... un manager dedito a disegni se non illeciti quantomeno riprovevoli».
La missiva poi ordina di «rimuovere e/o disabilitare» il link dell’articolo, anche da «Facebook e Twitter», e di «corrispondere a Diacetti mille euro per ogni giorno» di ritardo rispetto alle «precedenti obbligazioni». Somma da aggiungere a un risarcimento danni «al momento quantificabili in 20mila euro, salvo fatto maggior danno. In caso di omesso o negativo riscontro alla presente, ci vedremo costretti ad agire senza ulteriore indugio in ogni opportuna sede per la tutela degli interessi di Diacetti, con notevole aggravio dei costi a vostro carico».
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