Dopo un mese di campagna elettorale, in pochi hanno notato che nel 2024 c’è nuovamente un Kennedy candidato alle presidenziali. In altre epoche, un Kennedy che avesse dato l’annuncio in uno storico grand hotel di Boston avrebbe catturato l’immaginario collettivo e le prime pagine dei giornali, come simbolo perenne di un rinnovamento del carisma originario del presidente John Fitzgerald Kennedy. Invece nulla di tutto ciò.

Anche perché Robert Kennedy Junior, figlio di Bobby, è unico nel suo genere. Nel suo messaggio non c’è speranza, ma paura e toni apocalittici. E teorie complottistiche. Dalla qualità dell’acqua ai cibi, passando ovviamente per i vaccini, sui quali è stati uno dei primi scettici, iniziando a diffondere bufale sul loro collegamento con l’autismo sin dal 2005 fino alla guerra in Ucraina, sulla quale sposa il punto di vista del regime di Putin.

Non è risparmiata nemmeno la sua grande tragedia familiare, la morte del padre Bobby, ucciso il 6 giugno 1968 da un palestinese, Sirhan Sirhan, per motivi non meglio precisati, la notte stessa che aveva vinto le primarie in California per le presidenziali di quell’anno. Per il figlio è coinvolta la Cia, che avrebbe agito usando uno degli agenti di scorta.

Inizi liberal

Eppure, Robert Junior, classe 1954, avrebbe potuto seguire una strada più tradizionale, vicina ai valori liberal e un po’ elitari che hanno contraddistinto la dinastia sin dalla presidenza dello zio, periodo che ha subito varie riletture ad opera degli storici dopo un’iniziale visione irenica. E si può dire che la sua carriera fosse iniziata sotto i migliori auspici di un kennedismo adatto alle sfide post Guerra Fredda, facendo l’avvocato che difendeva le persone contro l’inquinamento provocato dalle grandi corporation. Iniziò a seguire nel 1991 un caso contro alcune industrie che avrebbero inquinato le acque che finiva nei rubinetti di New York: nel 1996 riuscì a dimostrare che aveva ragione, causando un patteggiamento miliardario da un miliardo e duecento milioni di dollari. Per il New York Magazine quell’anno l’ultimo Kennedy andò in copertina come “quello che conta”, contrapposto al glam mediatico che allora circondava il cugino John, figlio dell’ex presidente.

Da allora Robert ha preso di mira altri inquinatori, non soltanto industrie che usano carbone e petrolio, ma anche il governo federale ai tempi di George W. Bush, accusato di essere «il più grande inquinatore d’America», soprattutto per quanto riguarda gli armamenti. Sufficiente per diventare per un breve periodo spendibile nel mondo progressista.

Propaganda No-vax

A quel punto però qualcosa è scattato in lui: anche i vaccini avvelenano. Provocavano l’autismo, facendo propria la posizione espressa nel famigerato articolo di Andrew Wakefield pubblicato sulla rivista medica Lancet nel 1998. Poi era un conservante a base di mercurio, teoria che sposa nel 2005, con un articolo pubblicato. In entrambi i casi c’erano solo delle fonti screditate ad affermare queste due tesi, ma non importa.

Per Kennedy i vaccini e la loro pericolosità possono essere la causa progressista del nuovo millennio. Sbaglia clamorosamente i suoi calcoli. Anche se non mancano i suoi estimatori nell’ambito: un articolo sul tema dal titolo Immunità mortale, pubblicato nel giugno 2005 esce in due testate molto di sinistra come Salon e Rolling Stone. Partecipa anche ad altre convention democratiche, compresa quella del 2008, che nomina Barack Obama. E quando lo scorso 19 aprile ha lanciato la sua candidatura alle primarie del 2024 a introdurlo è stato una figura storica dei liberal americani, l’ex deputato dell’Ohio Dennis Kucinich, noto per la sua strenua opposizione alla guerra in Iraq e alle guerre americane in generale. Nella quale include, ovviamente, l’invasione russa dell’Ucraina.

Retorica anticapitalista

AP

L’oratoria non è certo il forte di questo Kennedy, che ha lanciato una lunghissima prolusione di due ore senza partire da un discorso preparato, toccando tutti gli argomenti a lui cari, come il Covid, i vaccini, l’ambiente e la guerra in Ucraina. E il capitalismo. Kennedy su quello è davvero radicale: lo detesta e non solo nella sua versione clientelare o in quella che altre figure di sinistra definiscono “neoliberismo selvaggio”.

Anche per questo lo slogan della sua campagna è «liberiamo il paese dalla morsa del potere delle corporation». Non molto efficace, specie se inserito in un mood cospirazionista forte, nel quale ha imbarcato figure ai margini del mondo progressista. C’è il già citato Kucinich, che sarà anche il manager della sua campagna elettorale dopo averlo definito «il moderno Paul Revere che cavalca nella notte per metterci in guardia dal pericolo», citando l’eroe della guerra d’indipendenza che avvertì la milizia del Massachusetts dell’arrivo dei britannici nell’aprile 1775. Ma anche David Talbot, fondatore del magazine Salon, diventato un autore specializzato in “storie nascoste” tra cui una controversa biografia del fondatore della Cia Allen Dulles piena di assunti complottisti, Max Blumenthal, fondatore del blog Grayzone e apologeta dei regimi ostili agli Usa e il guru americano del movimento della decrescita felice Charles Eisenstein.

Le simpatie da destra

Dato il peculiare mix ideologico kennediano, che dopo le elezioni del 2016 lo portò a incontrare Donald Trump per creare una commissione “sui danni da vaccino” per fortuna finita nel nulla, Robert Kennedy Junior ha molti amici anche a destra: Steve Bannon, uno degli strateghi del trumpismo delle origini, lo ha incoraggiato a candidarsi come “agente del caos” tra i democratici, anche se Kennedy ha negato con un tweet che Bannon abbia avuto un ruolo, definendo come la notizia sia «il solito attacco dell’élite di Washington». Però non è certo un mistero che altri estremisti gravitanti nell’orbita trumpiana come il fondatore di Infowars Alex Jones e il faccendiere Roger Stone abbiano lanciato l’idea di un “ticket unitario” nelle elezioni del 2024 con Kennedy come candidato vicepresidente di Donald Trump. Anche Tucker Carlson, uno dei commentatori più amati dalla destra nazional-conservatrice, dopo il suo licenziamento da parte di Fox News, è stato pubblicamente difeso da Kennedy che ha attribuito il suo allontanamento dal piccolo schermo alle pressioni di Big Pharma.

Gli altri Kennedy

Con questi alleati, non sorprende che il resto della famiglia Kennedy, ivi compresi sua sorella Kerry e suo fratello Patrick, abbiano già annunciato il loro sostegno totale alla ricandidatura di Joe Biden. Il cui livello di consenso nei confronti di Kennedy però, è sorprendentemente basso: in un sondaggio dello scorso 25 aprile, Biden registrava un 70 per cento di consensi contro un 21 per cento di favorevoli al suo avversario. Nulla di preoccupante per l’esito delle consultazioni, ma questa dato fa risaltare alcuni dati interessanti: non solo una certa stanchezza dell’elettorato nei confronti del presidente, ma anche la persistenza di un elemento antiscientifico proveniente dalle fila dell’ambientalismo estremo tra gli elettori dem. Si spiega quindi la scelta di oscurare la campagna di Kennedy da parte del Comitato Nazionale Democratico, che preferisce semplicemente ignorarne l’esistenza. Riguardo che non hanno avuto due testate conservatrici come The Bulwark e The Spectator, che hanno dedicato al reietto della famiglia Kennedy due ritratti caustici.

© Riproduzione riservata