Il Consiglio di stato (il governo cinese) ha pubblicato ieri la sua strategia per promuovere l’economia digitale nell’ambito del XIV Piano quinquennale (2021-2025). Secondo il documento, la Cina deve cogliere le opportunità offerte dall’economia digitale, in una fase nella quale «tutti i principali paesi stanno intraprendendo una pianificazione strategica e prendendo iniziative per creare nuovi vantaggi competitivi destinati a rimodellare il panorama internazionale nell’era digitale».

  • Perché è importante

Il programma del governo prevede anzitutto obiettivi quantitativi, con l’economia digitale che dovrà raggiungere il 10 per cento del Pil nel 2025, dal 7,8 per cento del 2020. Inoltre nello stesso periodo dovrebbero aumentare di dieci volte le connessioni domestiche a banda larga, che nel 2020 erano soltanto 6,4 milioni.

Per quanto riguarda invece lo sviluppo tecnologico, le nuove linee guida prevedono il potenziamento della ricerca di base in aree definite “strategiche”, quali: sensori, informatica quantistica, comunicazioni, circuiti integrati, software chiave, big data, intelligenza artificiale, blockchain e nuovi materiali.

Un’altra direttiva importante – anch’essa per fronteggiare il decoupling tecnologico con l’occidente – è quella di promuovere l’autosufficienza «nell’hardware e software di base, componenti elettronici di base, materiali di base chiave e apparecchiature di produzione» e migliorare la sicurezza della catena di approvvigionamento in settori chiave come «5G, circuiti integrati, veicoli a nuova energia, intelligenza artificiale e internet industriale».

  • Il contesto

Secondo l’ultimo rapporto World Digital Competitiveness Ranking, gli Stati Uniti sono il paese più competitivo del mondo da un punto di vista digitale dal 2018. Nello stesso periodo, la Cina è salita di quindici posizioni, raggiungendo il quindicesimo posto della classifica.

Oggi Bloomberg ha anticipato che la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti si starebbe preparando a varare il progetto di legge “Innovation and competition act” (approvato dal Senato nel giugno scorso). Lo “Innovation and Competition Act” include una serie di clausole per frenare lo sviluppo di tecnologie e imprese cinesi. Indipendentemente dai risultati raggiunti da Pechino, è evidente che gli ostacoli statunitensi stanno avendo l’effetto di accelerare la rincorsa tecnologica della Cina.

I magnati dell’internet cinese rassegnati a non “oltrepassare i limiti”

Jack Ma è riapparso lunedì scorso, durante un’iniziativa della sua Jack Ma Foundation per lo sviluppo rurale. La stessa fondazione ha diffuso un breve video dell’evento e reso noto che il magnate, rivolgendosi a un centinaio d’insegnanti, ha dichiarato: «Finora non ho fatto abbastanza e le mie competenze sono limitate». L’ultima volta che il fondatore del colosso cinese del commercio elettronico Alibaba era riemerso dall’oscurità risaliva all’ottobre scorso, quando i media locali lo avevano mostrato in viaggio in Olanda e Spagna, dove si era recato per apprendere nuove tecniche agricole.

  • Perché è importante

L’ultra mediatico Ma è stato “oscurato” dopo che, a fine 2020, il governo aveva sospeso la doppia quotazione da 39 miliardi di dollari di Ant Group a Shanghai e Hong Kong. In questo articolo Alessandro Penati ha analizzato questo e altri provvedimenti sostenendo che con essi la Cina starebbe chiudendo la sua parentesi capitalista.

  • Il contesto

Il 2021 è stato l’anno in cui – approfittando dell’epidemia di coronavirus – la leadership del Partito comunista ha imposto una serie di regole nei settori di internet e dell’istruzione privata online, che nei quindici anni precedenti avevano potuto espandersi in regime di laissez faire.

Nel 2020 (l’anno dei terribili lockdown a Wuhan e nella provincia dello Hubei), l’economia digitale cinese ha fatturato 39.200 miliardi di yuan (circa 6.100 miliardi di dollari), il 38,6 per cento del Pil. In quello stesso anno – grazie al boom dell’economia di internet durante i lockdown, e all’aumento del valore delle loro azioni – Alibaba, Tencent, Meituan, Pinduoduo e JD.com si sono arricchite ognuna di oltre 100 miliardi di dollari.

Ormai il governo ha di fatto preso le redini di queste compagnie e di questi settori, che dovranno contribuire finanziariamente e politicamente alla strategia del benessere comune (gòngtóng fùyù) lanciata l’estate scorsa dal presidente cinese Xi Jinping.

Lo ha confermato anche Ma Huateng, fondatore dell’altro monopolista Tencent (proprietaria dell’app passepartout WeChat) e molto più vicino al governo del suo collega Jack Ma. Secondo quanto rivelato lunedì scorso dai media cinesi, il mese scorso, in un discorso di fine anno, Ma Huateng ha detto ai dipendenti che la sua è una compagnia qualsiasi che ha beneficiato del rapido sviluppo della Cina, e che può essere sostituita in ogni momento. Ma Huateng ha aggiunto che Tencent deve svolgere il suo lavoro senza «oltrepassare i limiti».

Yuan, di Lorenzo Riccardi

Pechino studia una nuova riforma societaria

La Cina si prepara a varare nel 2022 una riforma del diritto societario – che fa seguito ai cambiamenti normativi che si sono susseguiti negli ultimi anni – con l’obiettivo di adeguare il sistema locale alle nuove strategie del governo.

La bozza è al vaglio della Commissione Affari legislativi del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo e include 260 articoli divisi in 13 capitoli. Il testo include 42 nuovi articoli e revisioni delle norme esistenti che prevedono un maggior ruolo del Partito comunista nella governance delle aziende statali, nuove disposizioni sui finanziamenti, procedure di registrazione e liquidazione semplificate, norme sulla capitalizzazione, sulla governance, e sulla responsabilità degli azionisti e del management.

In base alle norme in analisi, il capitale può essere apportato in valuta, beni materiali, diritti di proprietà intellettuale, diritti di uso del suolo, titoli di credito e sono allo studio nuovi veicoli, quali le società per azioni unipersonali.

Gli articoli della riforma societaria promuovono la semplificazione, l’ulteriore digitalizzazione, la gestione elettronica delle informazioni aziendali e procedure rapide di de-registrazione.

Per quanto concerne le norme sulla governance, il consiglio di amministrazione deve includere membri del partito per le aziende statali e coinvolgere rappresentanti dei lavoratori nel caso di aziende con oltre 300 dipendenti. Viene introdotto il collegio dei revisori composto da individui incaricati di vigilare sull’amministrazione della società che potrebbe sostituire il ruolo degli attuali supervisor.

Come previsto dalla Costituzione cinese, la partecipazione del partito comunista nelle società finanziate dallo stato deve coordinare il funzionamento e la gestione delle assemblee degli azionisti, e dei consigli di amministrazione.

La bozza è in fase di revisione presso la commissione per gli affari legislativi, ed è probabile che venga sottoposta a ulteriori revisioni prima dei prossimi passaggi nell’iter di approvazione.

Accelerare i progetti infrastrutturali per sostenere la ripresa

Lunedì scorso si è svolta a Pechino una riunione del Consiglio di stato (il governo cinese) presieduta dal premier, Li Keqiang, durante la quale è stato deciso di accelerare i maggiori progetti infrastrutturali previsti dal XIV Piano quinquennale (2021-2025) nel tentativo di stabilizzare la crescita economica.

In attesa dei dati ufficiali, l’aumento del Pil nel quarto trimestre 2021 è stimato del 3,6 per cento, in continua discesa rispetto al primo (+18,3 per cento), secondo (+7,9 per cento) e al terzo trimestre (+4,9 per cento). Il Pil 2021 sarebbe dunque superiore al +8 per cento. Secondo le ultime previsioni della Banca mondiale, il Pil cinese dovrebbe rallentare al 5,1 per cento nel 2022 e al 5,2 per cento nel 2023.

  • Perché è importante

Nel momento in cui la diffusione delle varianti Delta e Omicron e le chiusure varate per affrontarle hanno inciso negativamente sui consumi – in particolare nelle megalopoli (tra le quali Xian, Tianjin e Zhengzhou) che negli ultimi mesi hanno dovuto affrontare rigidi lockdown – il governo ha deciso di «mettere al centro la stabilizzazione della crescita e attuare con fermezza la strategia di espansione della domanda interna». A tal fine saranno accelerati gli investimenti nei 102 progetti principali previsti dal XIV Piano quinquennale (2021-2025). In particolare saranno sostenuti quelli sulla sicurezza energetica e alimentare; sulla manifattura avanzata e l’industria hi-tech; sull’edilizia popolare; sui trasporti; sulla logistica e sulle telecomunicazioni.

  • Il contesto

In un quadro globale caratterizzato dalla voragine del debito pubblico analizzata da Alessandro Penati in questo articolo, nonché dal brusco rallentamento della crescita e dall’acuirsi della differenza tra i tassi di crescita delle economie avanzate e quelli dei paesi in via di sviluppo che – secondo la Banca mondiale – potrebbe causare nell’immediato futuro instabilità e rivolte nei paesi poveri, la leadership cinese punta tutto sulla stabilità interna soprattutto in un anno (quello corrente) nel quale si svolgerà il XX congresso del Partito comunista, durante il quale Xi Jinping cerca un inedito terzo mandato a guidare il paese.

Consigli di lettura della settimana:

Uncertainty ahead for Xi’s China

For Chinese, Rising Rent Isn’t Just a Financial Problem

Electric cars account for over 20 per cent of China’s new vehicle sales, reaching Beijing’s goal ahead of schedule

There’s a solution to China’s lithium squeeze: electric vehicle battery recycling

Lest We Forget: The Missing Chinese Activists of 2021

Per questa settimana è tutto. Per osservazioni, critiche e suggerimenti potete scrivermi a: exdir@cscc.it

Weilai vi invita a seguire il futuro della Cina su Domani, e vi dà appuntamento a giovedì prossimo.

A presto!

Michelangelo Cocco @classcharacters

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