Blinken avverte: le conseguenze sarebbero «gravi». Da Pechino arrivano rassicurazioni all’Ucraina e accuse agli Stati Uniti di aver gettato benzina sul fuoco
«Non vogliamo che la crisi ucraina continui o cresca». È questa la rassicurazione che il direttore della Commissione centrale per la politica estera cinese, Wang Yi, ha offerto al ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, durante un colloquio a margine della giornata finale della Conferenza di Monaco sulla sicurezza.
Ma dal segretario di Stato americano Antony Blinken arriva un allarme: Pechino sarebbe pronta a fornire armi alla Russia.
La Cina avverte gli Usa
Il capo della diplomazia di Pechino, durante l’incontro con Kuleba, ha offerto rassicurazioni a Kiev: «Non vogliamo che la crisi ucraina continui o cresca. Siamo pronti a lavorare con la comunità internazionale per evitare un’ulteriore escalation e ci impegneremo instancabilmente per la pace».
Più tesi sono stati invece i toni del colloquio di ieri sera fra Wang Yi e Blinken. Nel resoconto dell’incontro, diffuso da Pechino, si legge un monito agli Usa a «mantenere gli impegni» di non sostenere l’indipendenza di Taiwan.
La Cina accusa anche gli Stati Uniti di aver gettato benzina sul fuoco nella situazione della guerra ucraina e si avverte che il paese dovrà «sopportare tutte le conseguenze» se si intensificherà la controversia sul caso del presunto pallone spia cinese abbattuto nei cieli americani il 4 febbraio scorso.
Dall’altra parte, intervistato dalla Cbs, il segretario di Stato americano, ha dichiarato che Pechino potrebbe cominciare a fornire armi e munizioni alla Russia per la guerra in Ucraina. Secondo Blinken, le aziende cinesi hanno già dato «supporto non letale» a Mosca e ora la Cina potrebbe dare «supporto letale». Un’escalation di questo genere, ha avvertito Blinken, avrebbe «gravi conseguenze» per Pechino.
Le parole di Borrell
La guerra in Ucraina ha dominato anche l’intervento dell’alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri, Josep Borrell: «Zelensky e l’Ucraina non hanno abbastanza munizioni, ma hanno abbastanza motivazione. Devono essere riforniti meglio».
«Questa guerra avviene sul territorio europeo e ha conseguenze per la nostra sicurezza», ha aggiunto Borrell, invitando i paesi dell’Ue ad «accelerare il nostro sostegno all’Ucraina» e dicendo che sulla consegna della armi «bisogna passare dalle parole ai fatti».
L’alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri ha inoltre assicurato che «l’Ucraina diventerà certamente un membro dell’Ue», aggiungendo: «Dopo il bombardamento della Russia è diventato assolutamente chiaro che l’Ucraina appartiene all'Europa». «Dobbiamo capire come opereremo, dovremo cambiare determinate procedure», ha spiegato Borrell, che rispondendo ai giornalisti ha sottolineato di non essere «esperto» delle procedure di adesione.
Il percorso dell’Ucraina per entrare nell’Ue sarà difficile, ha detto inoltre, perché Kiev «aveva già davanti a sé molti compiti prima della guerra e adempiere a questi compiti mentre cadono le bombe è molto difficile». Ma, ha affermato, «la Commissione agisce più velocemente che mai».
L’intervento di Tajani
Oggi è intervenuto anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani (FI), che ha ribadito la linea del governo di appoggio incondizionato all’Ucraina e all’alleanza atlantica.
Tajani, che rappresenta l’Italia alla Conferenza a cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non ha potuto partecipare per motivi di salute, ha cercato di rassicurare gli alleati sul posizionamento italiano dopo le polemiche sorte nel Ppe per le parole di Berlusconi.
«Voglio essere chiaro: l’Italia è con l'Europa, gli Stati Uniti e la Nato», ha dichiarato nel suo intervento. Tajani ha anche detto che l’Italia vuole «la pace e la sconfitta dell'Ucraina non è una soluzione. Se vogliamo la pace dobbiamo portare gli interlocutori allo stesso tavolo» e ha ricordato l’approvazione di sei pacchetti di aiuti a Kiev, non solo militari.
Rispondendo poi alle domande dei giornalisti, il ministro ha affermato che «il 99 per cento degli italiani è a favore dell’Ucraina. Per me la propaganda russa non esiste nel mio paese, non è un problema».
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