- Alla 59esima Conferenza sulla sicurezza (che si chiude oggi) si respira aria di escalation bellica, ed è in questo clima che il capo della diplomazia del partito comunista ha difeso la posizione della Cina sulla guerra in Ucraina
- Wang ha accusato gli Usa di aver sabotato i colloqui di pace e di «non curarsi della vita e della morte degli ucraini», aggiungendo che la Cina, che «sta dalla parte della pace e del dialogo»
- Pechino, che non ha mai criticato apertamente l’invasione, per non rimanere isolata dall’occidente spera di poter contare sull’appoggio dell’Europa
Wang Yi è intervenuto ieri a Monaco di Baviera dopo che, venerdì, il presidente Volodymyr Zelensky aveva chiesto agli alleati occidentali di velocizzare le forniture di armi alla resistenza ucraina e il vice segretario della Nato, Mircea Geoana, aveva dichiarato che l’Alleanza atlantica «è determinata ad assicurare che Kiev vinca questa guerra». Alla 59esima Conferenza sulla sicurezza (che si chiude oggi) si respira aria di escalation bellica, ed è in questo clima che il capo della diplomazia del partito comunista ha difeso la posizione della Cina.
Dopo tre anni in cui Xi Jinping e compagni sono rimasti chiusi in patria, a riprendersi la scena è stato un paese in rotta di collisione con gli Stati Uniti, che Wang ha accusato (senza nominarli) di aver sabotato i colloqui di pace e di «non curarsi della vita e della morte degli ucraini né dei danni all’Europa, perché evidentemente hanno obiettivi strategici più ampi». Wang ha aggiunto che la Cina, che «sta dalla parte della pace e del dialogo» sta preparando un documento nel quale riaffermerebbe la necessità del rispetto della «integrità territoriale» ucraina, ma anche delle «legittime preoccupazioni di sicurezza» russe.
L’atomica inammissibile
L’ex ministro degli esteri – che nei prossimi giorni sarà a Mosca per preparare la visita di Xi Jinping a Putin in primavera – ha sottolineato che per Pechino l’uso di armi atomiche o chimiche «non è ammissibile».
A una domanda su una possibile escalation militare su Taiwan Wang ha risposto che «se vogliamo mantenere la pace tra le due sponde dello Stretto, dobbiamo opporci con decisione all’indipendenza di Taiwan e mantenere la politica “Una sola Cina”».
Wang ha bollato come «isterica, incomprensibile e assurda» la gestione dell’incidente occorso due settimane fa nello spazio aereo Usa, a 18.000 metri dal suolo. «Ci sono tanti palloni in giro per il mondo… gli Stati Uniti li butteranno giù tutti? Wang ha affermato che la Cina ha chiarito agli Stati Uniti che il pallone era un veicolo civile senza pilota con capacità di navigazione limitate uscito fuori rotta e che Pechino ha presentato una protesta diplomatica ufficiale. «Quest’incidente non dimostra la forza dell’America, ma il contrario», ha protestato il funzionario scelto da Xi per affrontare quella che a Pechino si sono convinti da tempo sarà una fase di tensioni continue con Washington.
Le relazioni bilaterali Pechino-Washington sono diventate sempre più tese soprattutto a partire dal 2017, quando Xi proclamò l’avvento di una «nuova èra»: una Cina più assertiva su tutti i fronti alla quale Donald Trump rispose con la guerra commerciale. Il conflitto in Ucraina ha complicato la posizione di Pechino, che il 4 febbraio 2022, alla vigilia dell’invasione, ha sottoscritto con Mosca una partnership «senza limiti», incentrata sulla contestazione dell’ordine liberale, e di quello che Xi e Vladimir Putin denunciano come «egemonismo statunitense».
E l’Europa?
Pechino non ha mai condannato una guerra lontana nello scoppio della quale non ha responsabilità, che sottrae forze all’impegno di Washington contro la sua «sfida geopolitica più significativa» (la Cina stessa) e che ha reso sempre più dipendente da Pechino la Russia, diventata uno dei principali fornitori di materie prime della Cina, con 13,8 miliardi di metri cubi di gas trasportati attraverso “Power of Siberia” nel primi undici mesi del 2022.
La Cina però sta subendo i contraccolpi dell’embargo sulla fornitura a Pechino dei microchip più avanzati decretata da Washington, che Wang ha definito «protezionismo, egoismo e unilateralismo al cento per cento» che tuttavia «non fermerà la modernizzazione di 1,4 miliardi di persone».
Per non rimanere isolata dall’occidente in quella che critica e teme come una nuova divisione del mondo in blocchi contrapposti, Pechino spera di poter contare sull’appoggio dell’Europa.
Al presidente francese Macron, al vicepresidente del Consiglio Tajani nei giorni scorsi e, ieri, al cancelliere Scholz, Wang ha provato a far digerire la “neutralità filo-russa” della Cina, ricordando loro le magnifiche sorti e progressive della nuova via della Seta, la strategia lanciata dieci anni fa da Xi per esportare softpower ed eccesso di capacità produttiva cinese moltiplicando i commerci tra l’Asia e l’Europa.
La Cina è pronta «a far ripartire completamente» gli scambi con la Germania e con l’Europa, ha assicurato Wang a Scholz. Le opportunità di commerci e investimenti basteranno a convincere gli europei della “bontà” della posizione della Cina?
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