Il primo tentativo di arrestare il presidente sospeso Yoon Suk-yeol è fallito. In uno stallo durato circa sei ore, le forze dell’ordine non hanno avuto altra scelta che ritirarsi dalla residenza in cui Yoon si è potuto proteggere grazie a un cordone di almeno duecento agenti del servizio di sicurezza presidenziale che hanno circondato l’edificio.

Il mandato di arresto sarà valido fino al 6 gennaio, giornata entro la quale la polizia giudiziaria farà un secondo tentativo. Nella giornata di sabato, gli inquirenti hanno chiesto al presidente ad interim e ministro dell’Economia, Choi Sang-mok, di ordinare al servizio di sicurezza del presidente attualmente sotto impeachment di collaborare con la giustizia e rispettare il mandato di arresto nei confronti di Yoon.

Non è la prima volta che il servizio di sicurezza si frappone al regolare corso della giustizia. Già nelle settimane scorse, gli agenti presidenziali avevano impedito alla polizia giudiziaria di sequestrare la documentazione utile per le indagini negli uffici di Yoon. Anche in quel caso, dopo diverse ore di trattative alla fine gli inquirenti avevano dovuto desistere.

Due funzionari a capo della sicurezza di Yoon si sarebbero persino rifiutati a comparire davanti alle autorità dopo essere stati convocati dalla polizia.

Ora, nel caso in cui anche il secondo tentativo fallisse, gli inquirenti dell’Ufficio Investigativo sulla Corruzione potrebbero chiedere un secondo mandato di arresto per certi versi più “severo” rispetto al primo: consentirebbe loro, infatti, di trattenere Yoon oltre le 48 ore consentite per legge.

Un’evenienza non del tutto remota, visto che questo tipo di provvedimento viene adottato quando “il sospettato si rifiuta di cooperare con le indagini”. Il rifiuto di Yoon a comparire per tre volte davanti alle autorità giudiziarie è culminato con quello a consegnarsi alla polizia munita di un mandato d’arresto.

Consapevoli della situazione estremamente delicata, gli inquirenti dell’Ufficio Investigativo in un comunicato hanno scritto che “è praticamente impossibile eseguire il mandato di arresto fintantoché gli ufficiali del Servizio di sicurezza presidenziale continueranno a svolgere la loro funzione di protezione”.

In questo senso, un ruolo cruciale ce l’ha il presidente ad interim Choi che, con la sospensione di Yoon, è di fatto in capo alla sicurezza presidenziale.

Forse perché intenzionato a collaborare al processo democratico o forse per evitare il destino del suo predecessore – il primo ministro Han Duck-soo è stato messo sotto impeachment dopo sole due settimane di presidenza ad interim – Choi ha avallato le due nomine a giudice della Corte Suprema, proposte dal parlamento e necessarie perché la procedura di impeachment nei confronti di Yoon possa svolgersi fino alla fine. La scelta di Choi ha attirato, però, le critiche del suo stesso partito, il Partito del Potere del Popolo, che invece chiedeva di porre il veto.

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“Stop the Steal”

A fare da scudo intorno al presidente sospeso non sono solo i suoi agenti, ma anche centinaia di manifestanti sudcoreani che dalla mattina del tentato arresto hanno presieduto l’area intorno alla residenza di Yoon dormendo persino al gelo.

Per tutto il giorno, la folla ha sventolato due bandiere: quella sudcoreana con il taegeuk rosso e blu insieme a quella a stelle e strisce americana. Molti tra sostenitori e sostenitrici hanno invocato l’aiuto del presidente eletto statunitense Donald Trump.

«Spero che dopo essersi insediato, Trump possa usare la sua influenza per aiutare il nostro paese a tornare sulla giusta strada» ha detto un uomo al Guardian mentre sventolava entrambe le bandiere.

Su molti cartelli si leggeva anche uno slogan proveniente da oltreoceano: «Stop the Steal» («Fermate il furto»). Come i sostenitori di Trump alle elezioni del 2020, molti elettori ed elettrici di Yoon – il 65% secondo un recente sondaggio – sono convinti che alle elezioni legislative dello scorso aprile, in cui il Partito del Potere del Popolo ha perso la maggioranza parlamentare, ci siano stati dei brogli.

Nonostante non sia stata rilevata alcuna prova a supporto di questa tesi, questa teoria della cospirazione è stata diffusa e amplificata da numerosi canali YouTube di estrema destra che hanno avuto un ruolo cruciale nel portare, alle elezioni del 2022, i voti delle generazioni più giovani a Yoon.

In un momento così delicato per la democrazia sudcoreana, il 3 gennaio, il Segretario di Stato americano Anthony Blinken ha annunciato che dal 4 al 9 gennaio si recherà proprio in Corea del Sud per proseguire poi il viaggio in Giappone e Francia.

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