Negli scorsi giorni ha stimolato l’interesse dell’opinione pubblica la diffusione da parte dello Swedish contingencies agency, ente governativo paragonabile alla nostra protezione civile, di un “opuscolo” aggiornato sul come comportarsi in caso di crisi o guerra.

Ai cittadini italiani potrà sembrare strana o preoccupante la distribuzione di un opuscolo di questo tipo. Ma in realtà in Svezia è già la quinta edizione, dopo quelle pubblicate durante la seconda guerra mondiale e la guerra fredda, ma anche in tempi di tensione meno evidente, come il 2018, anno dell’ultima pubblicazione del depliant. Vista la tensione crescente per la vicina guerra in Ucraina, il governo svedese ha pensato di rilasciare e inviare a tutti i cittadini un’edizione aggiornata.

C’è poi da considerare anche la distanza della Svezia e dei paesi scandinavi dalla guerra in corso. Infatti, la vicina Finlandia è direttamente confinante con la Russia e, anche per questo, i due paesi hanno chiesto e ottenuto di entrare a far parte della Nato. Una scelta simile è stata fatta anche dalla Norvegia, che ha comunicato l’aggiornamento delle informazioni di emergenza per i cambiamenti climatici e i crescenti fenomeni di meteo estremo.

Anche Finlandia e Danimarca hanno stilato un elenco di istruzioni su cosa fare in caso di crisi bellica, così come per esempio, l’Estonia e la Polonia. Quelle polacche sono state pubblicate nell’aprile del 2022, poco dopo l’inizio dell’invasione russa. Il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine ha inoltre diffuso la notizia che l’esercito ha inviato alle aziende un piano operativo in caso di guerra. 

l’opuscolo svedese

Il depliant svedese spiega prima di tutto che, se ci fosse un grave incidente, le istituzioni dovranno occuparsi in prima istanza di chi ha più bisogno. La maggior parte delle persone dovrà quindi provvedere a sé stessa per almeno una settimana.

Per prepararsi a questa evenienza, i cittadini e le cittadine possono unirsi a un gruppo di difesa civile o a un’organizzazione no-profit. Un’altra azione utile è fare un corso di primo soccorso, o donare il sangue e condividere le varie modalità di preparazione all’interno delle proprie comunità. Il governo ricorda inoltre che la Svezia fa anche parte della Nato, quindi sarebbe supportata dagli alleati in caso di attacco. 

In caso di allarme sono predisposte delle sirene, che tendenzialmente invitano a recarsi dentro a un edificio e tenersi aggiornati con i servizi di broadcasting. Se ci fosse un attacco aereo sono poi preferibili i rifugi di difesa civile, che «danno protezione contro onde d’urto e frammenti di bomba. Proteggono anche contro l’esplosione e le onde di calore derivanti da ordigni nucleari».

Oltre ai rifugi si possono anche usare cantine, garage e stazioni metropolitane sottoterra, così come tunnel e muri a cui stare vicini. In ogni caso è meglio essere al chiuso e, possibilmente, in uno spazio senza finestre. Se non si ha il tempo di raggiungere un rifugio coperto è meglio abbassarsi a terra, preferibilmente in un piccolo buco, tipo un fosso. 

Provviste

Per le provviste è necessario avere almeno tre litri di acqua al giorno per bere e cucinare, comprare acqua in bottiglia e procurarsi contenitori per raccogliere dell’acqua che potrebbe essere distribuita dagli enti pubblici. Riguardo al cibo sono utili alimenti non deperibili – tipo scatolame – o prodotti non da cucinare. Cibo ad alto contenuto proteico e di grassi e che diano energie.

In caso di attacco probabilmente il riscaldamento negli edifici potrebbe venir meno. Il consiglio è perciò di radunarsi in una stanza, indossare indumenti caldi, coprire le finestre con delle coperte e mettere dei tappeti sul pavimento, oltre a usare coperte, sacchi a pelo e simili. Inoltre, è importante poter ricevere le notizie, quindi è utile avere delle radio a batterie, batterie extra, telefoni e powerbank cariche, caricatori per l’auto e numeri di telefoni importanti scritti su carta.

A casa è anche utile avere carta igienica e salviette umidificate, oltre a disinfettante per le mani, pannolini e assorbenti. Potrebbe infine essere utile avere, per esempio, dei fornelletti a gas, un kit di pronto soccorso, una torcia o una lampada.

Evacuazione

Se fosse necessaria un’evacuazione, le autorità invitano a scrivere un elenco delle cose essenziali da portare dietro se non si dovesse tornare presto a casa propria. Un elenco breve prevede, tra le altre cose, cibo e acqua per qualche giorno, documenti, carte di credito e cash – nel caso gli sportelli non funzionassero –, mappe e vestiti caldi.

Sul sito msb.se è poi disponibile una mappa con tutti i rifugi civili del paese. In questi casi il governo avverte anche i cittadini della possibilità che le forze nemiche cerchino di diffondere false informazioni online e di fare attenzione, facendo particolare affidamento alle informazioni del governo sui canali ufficiali. 

L’opuscolo contiene infine indicazioni per coloro che sono preoccupati per la possibilità che tali eventi accadano. Invitano a parlarne con amici, parenti o anche professionisti e organizzazioni che si occupano di salute mentale. Può essere utile prepararsi concretamente, prendersi cura di sé stessi con cibo, sonno e esercizio fisico per allentare lo stress. O ancora, limitare l’afflusso di notizie a un livello che possa essere gestibile e ricercare aiuto professionale in caso di alti livelli di ansia.

Con i bambini è importante fare attenzione a segni di stress o preoccupazione e, magari, spiegare la situazione, ascoltare le preoccupazioni e invitare a parlarne. Evitare informazioni non verificate e dettagli non necessari ed essere sinceri se non si sa qualcosa.

In Italia

L’Italia non ha diffuso informazioni in caso di guerra e non possiede un elenco pubblico e aggiornato di rifugi. Esistono alcuni tunnel e rifugi in alcune zone, la maggior parte storici, legati alla sicurezza di autorità come i re quando l’Italia era una monarchia. 

Sul sito del dipartimento della Protezione civile sono però presenti delle informazioni per quando c’è un rischio nucleare, anche se non sono riferite a possibili attacchi nucleari ma a incidenti come quello della centrale di Chernobyl.

In particolare, le azioni variano in base alla vicinanza dell’incidente. Se questo avviene entro i 200 km bisogna ripararsi al chiuso e seguire una profilassi a base di iodio. Se c’è un grave incidente ma oltre i 200 km non ci sono misure dirette previste ma solo indirette, «quali restrizioni sulla distribuzione e consumo di alimenti e misure di protezione del patrimonio agricolo e zootecnico».

Se l’incidente è fuori dal territorio europeo le autorità si attivano solo per assistere i connazionali che si trovano nel luogo interessato o per gestire l’importazione di beni e il flusso di persone che rientrano da questi luoghi. 


Se ti trovi in una situazione di emergenza chiama il 112.

Se sei un adulto in difficoltà puoi contattare il Telefono Amico Italia allo 02/23272327 o via internet www.telefonoamico.it.

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