Il film Sound of Freedom è un dimenticabile action movie che parla di trafficanti di esseri umani in Colombia e sfruttamento di minori. I complottisti di QAnon hanno subito colto un sottotesto politico e con il passaparola hanno reso un’opera di valore discutibile in un clamoroso successo commerciale. Tutti i pezzi grossi dell’estrema destra lo consigliano, compreso Trump
- Sound of Freedom, produzione di calibro marginale, è diventato un inaspettato successo che sfiora i 100 milioni di dollari di incassi.
- La trama è basata su una storia vera: un ex agente federale che scopre e sconfigge una rete di trafficanti di bambini che vengono rapiti dalle loro famiglie in Colombia per essere venduti a una rete di pedofili occidentali. La vicenda evoca le teoria alla base di QAnon.
- Il protagonista è Jim Caviezel, forse l’attore hollywoodiano più di destra sotto i settant’anni. Arcinoto è il suo sostegno al trumpismo più complottista.
Negli ultimi anni la cinematografia hollywoodiana è andata indubbiamente verso una maggiore inclusione della diversità. Si dice che la ragione principale di questa trasformazione sia soprattutto economica: le grandi case di produzione non si possono permettere di lasciare indietro segmenti di mercato che un tempo erano ritenuti semplicemente troppo marginali.
Questa comune concezione però è stata sconvolta ultimamente dal film Sound of Freedom, produzione di calibro marginale diventato un inaspettato successo che sfiora i 100 milioni di dollari di incassi.
La trama è basata su una storia vera e a guardarla distrattamente pare un copione già visto: un ex agente federale che scopre e sconfigge una rete di trafficanti di bambini che vengono rapiti dalle loro famiglie in Colombia per essere venduti a una rete di pedofili occidentali. Nulla di particolarmente innovativo.
Scavando un po’ invece si scorgono alcuni dettagli: il protagonista, Tim Ballard, è interpretato da Jim Caviezel, attore già noto per aver interpretato Gesù nel film The Passion di Mel Gibson.
Non solo: Caviezel è forse l’attore hollywoodiano più di destra sotto i settant’anni. Arcinoto è il suo sostegno al trumpismo, così come la sua adesione quasi totale alle teorie di QAnon, secondo le quali esiste una rete di pedofili satanisti globali guidata da alcuni democratici di spicco, tra cui Hillary Clinton.
Non c’è niente di tutto questo nel film, ma l’allusione, per chi vuole vederla, è fin troppo evidente. Non si spiega altrimenti perché spesso le proiezioni si concludano con applausi e standing ovation.
Storia travagliata
Eppure, la storia di questo film è stata travagliata: iniziata nel 2018, ha avuto vari stop fino ad uscire in un giorno cruciale: il 4 luglio. Tramite un acceso passaparola, il film ha sfondato quota 100 milioni di dollari di incassi, superando addirittura l’ultimo capitolo della saga di Indiana Jones.
Fino ad arrivare mercoledì sera a essere proiettato all’aperto nel golf club di Bedminster, in New Jersey, dove Trump risiede nei mesi estivi, con l’ex presidente presente e seduto in prima fila, dopo aver incoraggiato gli altri americani a vederlo.
Non è stato ovviamente il primo repubblicano a promuoverlo: lo stesso ha fatto l’ex stratega della Casa Bianca Steve Bannon nel suo podcast, ma anche lo psicologo canadese Jordan Peterson e l’influencer Ben Shapiro, figure molto amate nel mondo della destra.
Ad ogni modo, il film tocca un tema, il traffico di minori, su cui normalmente Hollywood è stata piuttosto reticente, anche se di fatto la storia che racconta ha molti pezzi veritieri. Ad esempio, Tim Ballard esiste veramente e gestisce un’organizzazione, Operation Underground Railroad, che si occupa proprio di combattere il fenomeno in questione.
I metodi di Ballard però sono stati criticati in quanto spettacolarizzano la lotta alle organizzazioni criminali. Questo, ad esempio, il punto della recensione del film pubblicata da Christianity Today, periodico vicino alle posizioni evangeliche, spiega che, pur elogiando i temi trattati, il film non spiega bene come funziona ad esempio la liberazione delle vittime, che spesso è un processo lungo e laborioso.
«Non sfondiamo porte» ha dichiarato Jeff Shaw, che dirige Frontline Response, un’organizzazione vicina alla destra cristiana. Non solo: larga parte del fenomeno degli abusi su minori avviene sul suolo americano ed eventuali rapimenti avvengono grazie alla familiarità dei criminali con le vittime, che magari sono persone che hanno la fiducia dei genitori.
Il sottotesto
Queste precisazioni però non importano, perché il pubblico sembra gradire molto il film e pur criticandone il sottotesto anche i recensori di testate progressiste come Variety o Slate ammettono che la trama è avvincente, funziona e coinvolge lo spettatore.
Su Rolling Stone si scrive invece che il motivo per cui gli spettatori si recano in sala è “deprimente”. Forse sì, o forse il suo successo dimostra come una larga fetta di pubblico voglia soltanto un buon film d’azione senza che il cast venga scelto con i criteri dell’inclusione ad ogni costo o con un messaggio progressista.
Il protagonista, che nella vita reale è mormone, arresta i “cattivi” citando le Sacre Scritture, un qualcosa che in effetti al cinema mancava da qualche tempo. Forse è presto per determinare se grazie alla visione di questa pellicola la teoria di QAnon avrà più aderenti oppure se le major cominceranno a produrre film pensando anche al pubblico che sostiene Trump.
Dimostra però come le culture wars abbiano ormai penetrato così in profondità la società americana tanto da politicizzare anche un film che all’apparenza non ha un contenuto ideologico forte.
Insomma, un mix micidiale che però serve a rivitalizzare un settore, quello cinematografico, che stenta a riprendersi dal periodo post-pandemico, con una crescita stagnante degli iscritti alle piattaforme di streaming e le persone che sempre meno scelgono di andare in sala e di pagare un biglietto per un film.
Al netto di film attesi come Barbie e Oppenheimer, forse la più eterodossa delle produzioni hollywoodiane potrebbe contribuire a salvare un’industria che attualmente è bloccata da un duro contrasto tra produttori e maestranze che da qualche giorno hanno deciso di scioperare a oltranza, facendo slittare varie lavorazioni.
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