La crisi dei migranti in Polonia non è il solito complotto di Putin
FILE - Migrants from the Middle East and elsewhere gather at the Belarus-Poland border near Grodno, Belarus, Monday, Nov. 8, 2021. For most of his 27 years as the authoritarian president of Belarus, Alexander Lukashenko has disdained democratic norms, making his country a pariah in the West and bringing him the sobriquet of “Europe’s last dictator." Now, his belligerence is directly affecting Europe. (Leonid Shcheglov/BelTA via AP, File)
14 novembre 2021 • 17:53Aggiornato, 15 novembre 2021 • 11:48
Migliaia di persone sono bloccate al confine orientale dell’Unione europea, tra Bielorussia e Polonia, con la seconda che accusa la prima di usare i migranti come arma di rappresaglia.
In questa situazione sono tornati attuali letture dalla Russia e dei suoi vicini come di un asse o un impero del male, intento a indebolire l’Europa con ogni mezzo.
La questione però è più complicata. Accanto agli interessi di Vladimir Putin e Aleksandr Lukashenko, ci sono anche quelli degli europei e della Polonia in particolare, che grazie a questa crisi si è trasformata da carnefice a vittima.
Mara Morini è professoressa associata di Scienza politica all’Università di Genova dove insegna Politics of Eastern Europe e Politica comparata. Osservatrice elettorale dell’OSCE-ODIHR in Russia, Uzbekistan e Moldova, è coordinatrice dello Standing Group “Russia e spazio post-sovietico” della Società Italiana di Scienza Politica (SISP). Visiting Professor all’Accademia Diplomatica del Ministero degli Esteri della Federazione Russa e alla High School of Economicsdi Mosca, ha pubblicato il libro La Russia di Putin (edizioni il Mulino, 2020).