I militari di Mosca avrebbero già lasciato la penisola contesa con l’Ucraina, ma secondo la presidente della Commissione europea, Ursula von Der Leyen, non ci sono ancora forti segnali di de-escalation. Biden alza i toni contro Putin
Il presidente russo Vladimir Putin ha preso atto della richiesta della Duma di riconoscere le autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk presenti nel Donbass ma non è intenzionato a farlo perché «non sarebbe in linea con gli accordi di Minsk». Lo ha detto ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, secondo quanto riporta la Tass. Putin «ha sottolineato che la questione cruciale è aiutare a risolvere la situazione nel sud-est dell'Ucraina e che ciò può essere fatto solo attraverso sforzi globali per facilitare l'attuazione del pacchetto di misure di Minsk».
Il mistero sul ritiro delle truppe
Dopo i segnali di distensioni arrivati nella giornata di ieri, 15 febbraio, durante l’incontro tra Vladimir Putin e Olaf Scholz, l’esercito russo ha annunciato la fine delle esercitazioni in Crimea, la penisola che formalmente appartiene all’Ucraina ma che Mosca ha annesso nel 2014.
«Le unità del distretto militare meridionale (Smd), che hanno completato la loro partecipazione alle esercitazioni tattiche nei campi di addestramento della penisola di Crimea, stanno tornando verso le loro guarnigioni permanenti», si legge nel comunicato del ministero della Difesa in una nota pubblicata dall’agenzia Interfax.
I militari russi avrebbero già attraversato il ponte di Crimea, confermando gli annunci della giornata di ieri con cui le autorità di Mosca annunciavano il ritiro di alcune truppe. Ma il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha detto che in realtà le truppe russe non sono diminuite ma addirittura aumentate. Per la giornata di oggi è atteso un vertice Nato per discutere della crisi e delle distensioni delle ultime ore per trattare con Mosca.
Il presidente cinese Xi Jinping ha chiesto una soluzione politica al conflitto tra Ucraina e Russia in una conversazione telefonica con il presidente francese Emmanuel Macron.
L’Unione europea
La presidente della Commissione europea, Ursula con Der Leyen, ha sentito il presidente del Consiglio, Mario Draghi, al quale ha detto che in realtà non ci sono segnali di de-escalatione e la situazione rimane ancora tesa. «Da Mosca vengono segnali contrastanti, non scelga la guerra», ha detto la presidente della Commissione europea. «Ieri sono arrivati segni di speranza, ma devono seguire i fatti», ha aggiunto. Von Der Leyen è tornata anche sulla questione del gas: «Siamo anche pronti nel caso in cui la leadership russa decidesse di armare la questione energetica. In un momento di forte domanda, Gazprom sta limitando le sue forniture di gas all'Europa. Un minimo di dieci anni di stoccaggio, nessuna vendita sul mercato spot. Questo comportamento ha già danneggiato la credibilità della Russia come fornitore di energia affidabile».
«Ciò che accade in Ucraina segnerà il futuro dell'umanità. Se si imporrà la legge del più forte allora realizzeremo dei passi indietro della storia. Il grande passo avanti dell'Europa è stato l'aver rinunciato alla guerra» come mezzo di risoluzione dei conflitti, ha detto invece l’Alto rappresentante per gli Affari esteri della Ue, Josep Borrell, commentando la notizia della fine delle esercitazioni.
Il giorno dell’unità in Ucraina
L’Ucraina celebra la giornata dell’unità, indetta dal presidente Volodymyr Zelensky in occasione del giorno in in cui, secondo l’intelligence americana, Mosca avrebbe dovuto invadere il paese.
Zelensky ha invitato i cittadini a sventolare ed esporre la bandiera nazionale fuori dalle case e dalle istituzioni, e a indossare nastri blu e gialli, i colori della nazione. «Siamo uniti dal desiderio di vivere felicemente in pace», ha detto Zelensky in un discorso alla nazione, «possiamo difendere la nostra casa solo se rimaniamo uniti». Secondo il presidente ucraino la Russia non ha ancora ritirato le truppe come invece affermato dai comunicati dell’esercito.
La risposta di Joe Biden a Putin
«Gli Stati Uniti difenderanno ogni centimetro del territorio della Nato con tutta la forza della loro potenza. Un attacco contro un paese della Nato è un attacco contro tutti noi», ha detto il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. «La responsabilità conta. Se la Russia invaderà nei giorni e nelle settimane a venire, il costo umano per l'Ucraina sarà immenso», ha spiegato parlando alla Casa Bianca. «E anche il costo strategico per la Russia sarà immenso. Il mondo non dimenticherà che la Russia ha scelto la morte e la distruzione».
«L'invasione dell'Ucraina si rivelerà una ferita autoinflitta. Gli Stati Uniti, i nostri alleati e partner risponderanno in modo decisivo. L'Occidente è unito», ha aggiunto il presidente americano che ha voluto anche rassicurare Putin su come la Nato non deve essere considerata una minaccia per la Russia.
Biden è intervenuto anche sul presunto attacco informatico che Kiev ha detto di aver ricevuto a danno dei siti della Difesa, delle forze armate e di alcune banche nazionali: «Se la Russia prende di mira gli americani in Ucraina, risponderemo con forza. Se la Russia attacca gli Stati Uniti o gli alleati con mezzi asimmetrici, come attacchi informatici dirompenti contro le nostre aziende o attacchi critici infrastrutture, siamo pronti a rispondere».
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