Donald Trump aveva finito da poco di mettere in scena 29 secondi di decoro presidenziale nello Studio Ovale su invito dell’istituzionalmente impeccabile Joe Biden – al quale ha assicurato transizione liscia e arrivederci – che è arrivata la nomina che ha fatto capire che anche questa la scenetta nascondeva un fondo di trollaggio e rancore. Uscito dalla Casa Bianca ha indicato il deputato della Florida Matt Gaetz come prossimo procuratore generale. 

È una nomina che fa sembrare quella dell’anchorman di Fox News  con i tatuaggi al Pentagono una trovata bizzarra ma tutto sommato innocua. Elon Musk, che nella nascente amministrazione fa tutto, compresi i sottotitoli, ha spiegato: «Il Martello della Giustizia sta arrivando».

In effetti, Trump ha promesso in tutti i modi vendetta a chi gli ha messo due impeachment, quattro processi, una condanna, tutti capitoli della grande caccia alle streghe per disarcionarlo per via giudiziaria. Una volta vinte – anzi, stravinte – le elezioni e riconquistata la Casa Bianca, si sarà detto qualcuno, i propositi di vendetta possono essere sepolti. Ecco, no. È il momento del martello della giustizia.

Gaetz è il più spericolato e intimidatorio fra i pretoriani di Trump, uno che ha scritto tweet con esplicite minacce all’ex avvocato di Trump diventato suo accusatore per influenzare la sua imminente testimonianza al Congresso o che all’occorrenza ha inventato una mozione per tagliare la testa allo speaker repubblicano Kevin McCarthy, uno che ancora tentava di tenere insieme i pezzi del partito repubblicano di un tempo.

Il bravo della Florida con un passato da avvocato è pronto a fare tutto ciò che il suo protettore chiede. Negli anni detto e fatto qualunque cosa, incluso chiedere la grazia per la spia americana più amata da Vladimir Putin, Edward Snowden, pregare Trump di garantirgli un perdono presidenziale preventivo per una brutta faccenda di sfruttamento della prostituzione e presunti atti sessuali con una minorenne, assumere come consigliere un ex militare condannato a otto anni di carcere per avere ucciso un civile in Afghanistan, sostenere che Jamal Khashoggi non era davvero un giornalista, curandosi poi di specificare che lui è contrario «al 100%» all’uccisione delle persone per le loro idee politiche.

Ha firmato con la QAnonista più sfrenata del Congresso, Marjorie Taylor Greene, una mozione per iniziare una procedura di impeachment a Biden. Poi in una conference call che doveva rimanere privata ha ammesso che non c’era alcuna condizione per portare avanti l’iniziativa, era soltanto «per avere un’altra cosa brutta da dire su Biden».

Naturalmente ha votato contro la certificazione del voto dei grandi elettori in favore di Biden nella notte del 6 gennaio 2021, dopo l’assalto a Capitol Hill.

Spese e accuse

Gaetz piace molto a Andrew Tate, che è il benchmark negativo di quest’epoca. Ma sarebbe piaciuto molto anche a Roy Cohn, allievo prediletto del senatore McCarthy e maestro di Trump, e potrebbe essere tranquillamente scritturato per recitare in una serie sulla corruzione dell’amministrazione Nixon.

La propensione per le spese inconsulte in lussi e vanità non gli manca, ed è finito ripetutamente all’attenzione delle commissione etiche per la sua condotta sbrigliata. Perfino i suoi compagi di corso alla scuola di legge hanno firmato una petizione dicendo che è inadatto a un ruolo pubblico.

La vicenda dello sfruttamento della prostituzione è cominciata nel 2020 con  le accuse di alcuni testimoni che dicono di averlo visto fare sesso con una minorenne a un festino a base di droga a casa di un lobbista nel 2017. Nell’ambito della stessa inchiesta un suo vecchio amico e socio d’affari, Joel Greenberg, è stato condannato a 11 anni per avere, fra le altre cose, anche prodotto documenti d’identità falsi.

La faccenda si è allargata quando il dipartimento di Giustizia ha aperto un’inchiesta, mettendo in luce una serie di incontri per sesso a pagamento organizzati in Florida che lui non nega, sostenendo però che erano randez-vous con sue ex ragazze. Secondo alcuni testimonianze, le persone coinvolte venivano meticolosamente istruite: in un eventuale interrogatorio, dovevano dire soltanto che il deputato aveva pagato la camera d’albergo e la cena. 

La questione è diventata nel mondo Maga l’ennesima persecuzione politica, e Gaetz ha perfino preso in considerazione l’idea di non ricandidarsi alla Camera. Lo scorso anno, però, il dipartimento di Giustizia ha lasciando cadere l’inchiesta, cosa che ha ringalluzzito Gaetz e non può che avere alimentato il suo desiderio di vendetta. Che deve necessariamente consumarsi per via giudiziaria. 

Gabbard all’intelligence

Il modo in cui Trump lo ha presentato è da non credere. «Poche cose in America sono più importanti della chiusura del sistema di strumentalizzazione del nostro sistema di giustizia», ha detto il presidente eletto mercoledì. «Matt chiuderà il governo strumentalizzato, proteggerà i confini, smantellerà il crimine organizzato e ricostituirà la fede perduta degli americani nel dipartimento di Giustizia».

Ma è chiaro che il martello della giustizia sta abbattersi, e l’uomo che lo brandisce per conto di Trump è Gaetz. La lista dei nemici da colpire è lunga. E il presidente può contare su una squadra che sta riempiendo di elementi sempre più inquietanti. Dopo l’opinionista di Fox alla Difesa, è arrivata anche la nomina di Tulsi Gabbard, l’isolazionista più ammirata dal Cremlino, alla direzione dell’intelligence nazionale. Presto arriverà il turno del re dei complotti Rfk Jr.


 

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