- La chiesa «povera per i poveri» di Bergoglio vede fra le prime vittime del cambiamento repentino del clima proprio i poveri, perché più impreparati a fronteggiarne gli effetti devastanti. Così, in occasione della Giornata mondiale dell’aiuto umanitario, il pontefice ha sottolineato, ancora una volta, la portata sociale che dal cielo ricade sulla terra.
- Il tweet pontificio cade a dieci giorni esatti dalla presentazione del rapporto sul clima del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, un documento di oltre 230 pagine con cui le Nazioni Unite hanno squarciato il velo di diffidenza e indifferenza verso gli effetti del cambiamento climatico in corso da tempo.
- Nel pontificato “ecologico” di papa Francesco l’ultimo tweet sulla responsabilità del cosiddetto nord del mondo verso un sud più povero e vulnerabile sono un richiamo implicito ad avarizia, superbia e gola, quelli che la chiesa considera vizi con un dna di ingiustizia e male.
Dopo la pandemia di Covid-19, per papa Francesco il cambiamento climatico è la seconda catastrofe per tutta l’umanità. Così, in occasione della Giornata mondiale dell’aiuto umanitario, il pontefice ha sottolineato, ancora una volta, la portata sociale che dal cielo ricade sulla terra: «L’emergenza climatica genera sempre più crisi umanitarie e i poveri sono i più vulnerabili rispetto agli eventi climatici estremi» ha scritto Francesco, invitando poi all’azione di tutti: «È urgente una solidarietà fondata sulla giustizia, sulla pace e sull’unità della famiglia umana» ha scritto.
Il tweet pontificio cade a dieci giorni esatti dalla presentazione del rapporto sul clima del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, un documento di oltre 230 pagine con cui le Nazioni Unite hanno squarciato il velo di diffidenza e indifferenza verso gli effetti del cambiamento climatico in corso da tempo. Il rapporto si concentra sulle cifre, in particolare l’incremento della Co2 nell’atmosfera e del livello del mare. Papa Francesco traduce questi dati in lessico umanitario, facendo leva su due concetti-chiave del suo pontificato “ecologico”: la famiglia umana e la casa comune.
Povera per i poveri
La chiesa «povera per i poveri» di Bergoglio vede fra le prime vittime del cambiamento repentino del clima proprio i poveri, perché più impreparati a fronteggiarne gli effetti devastanti. Con un occhio alle situazioni più critiche, rivolgendosi ai contesti internazionali, da diverso tempo il pontefice rimarca il volto umano della crisi ecologica. Nel 2019, parlando alla 41esima conferenza della Fao, aveva evidenziato «il collegamento tra la fragilità ambientale, l’insicurezza alimentare e i movimenti migratori».
Allora, l’organizzazione delle Nazioni Unite era impegnata a fronteggiare la più grave carestia dell’Africa orientale, dove a una tremenda siccità aveva fatto seguito la devastante invasione di 200 miliardi di locuste. Un mese prima del discorso alla Fao, ai membri della Federazione europea dei banchi alimentari, Francesco aveva chiesto di ascoltare l’urlo silenzioso dei più bisognosi: «La mancanza di cibo e di acqua non è una questione interna ed esclusiva dei paesi più poveri e fragili, ma riguarda ognuno di noi, perché tutti, con il nostro atteggiamento, partecipiamo in un modo o nell’altro, favorendo o frenando la sofferenza di molti nostri fratelli».
Da allora, Bergoglio non ha perso occasione per rimarcare la portata umanitaria delle azioni verso il clima: «La natura globale ha bisogno delle nostre vite su questo pianeta. Ci coinvolge tutti, sebbene in molteplici forme, diverse e inequivocabili; e così ci insegna anche di più su quello che dobbiamo fare per creare un pianeta giusto, equo, sicuro dal punto di vista ambientale».
Peccati ecologici
Già papa Benedetto XVI invitava ad avviare percorsi di pastorale ecologica: «La terra non è una realtà neutrale, una semplice questione da utilizzare indifferentemente secondo l'istinto umano. È posta al centro del buon piano di Dio, mediante il quale siamo tutti chiamati ad essere figli e figlie nell'unico Figlio di Dio, Gesù Cristo» scriveva Ratzinger nell’esortazione apostolica Sacramentum Caritatis.
La stessa espressione «casa comune» fa capolino nel 2008, quando il papa tedesco la pronunciò per la prima volta nel messaggio per la Giornata mondiale della pace: «Dobbiamo prenderci cura dell'ambiente: è stato affidato all'uomo mantenerlo e proteggerlo in una libertà responsabile, tenendo sempre in considerazione, come criterio di apprezzamento, il bene di tutti […]. È fondamentale 'pensare' alla terra come 'la nostra casa comune' e, affinché sia al servizio di tutti, optare, quando si tratta di gestirla, per il percorso del dialogo piuttosto che per quello delle scelte unilaterali”». Dandone una rilevanza umanitaria, Bergoglio ha ripreso la linea del suo predecessore, aggiungendovi una lettura teologica.
È quanto emerso nel 2019 durante il Sinodo per l’Amazzonia quando, nei lavori preparatori, i vescovi dell’America Latina hanno presentato la proposta di includere nella teologia morale «il rispetto per la Casa comune e la revisione dei peccati ecologici nei manuali e rituali relativi al sacramento della penitenza»: «L'ecologia integrale è un obiettivo di conversione ecologica» aveva sottolineato il promotore della proposta, mons. Mário Antônio da Silva, vescovo brasiliano di Roraima, ai giornalisti presenti.
Forse non sono ancora maturi i tempi in cui si confesserà al prete di aver buttato la plastica nell’indifferenziato, ma l’ultimo tweet di papa Francesco sulla responsabilità del cosiddetto nord del mondo verso un sud più povero e vulnerabile sono un richiamo implicito ad avarizia, superbia e gola...quelli sì che la chiesa considera vizi con un dna di ingiustizia e male.
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