Quattro politici in corsa per il 20 luglio. Si è ritirato dalla corsa Sajith Premadasa, fondatore dell'alleanza politica Samagi Jana Balawegaya e principale leader dell'opposizione
Mentre si allontano le immagini dell’occupazione del palazzo presidenziale dello Sri Lanka da parte di una folla stanca della crisi economica, domani il parlamento si occuperà di eleggere un nuovo presidente dopo la fuga di Gotabaya Rajapaksa, che ha deciso scappare e dimettersi con una mail.
Almeno quattro politici dello Sri Lanka presenteranno la propria candidatura, in vista del voto parlamentare in programma domani, 20 luglio. Lo riferisce la stampa locale, dopo che il segretario generale del parlamento, Shammika Dassanayake, ha confermato che oggi si terranno le udienze per le nomine a capo dello stato.
Il primo tra i candidati alla presidenza è il primo ministro e presidente ad interim, Ranil Wickremesinghe. Hanno annunciato la candidatura a capo dello Stato anche Anura Kumara Dissanayake, leader del partito marxista Janatha Vimukthi (Jvp), e Dullas Alahapperuma, ex ministro dei Media fuoriuscito del Fronte popolare dello Sri Lanka (Slpp) dell'ex premier Mahinda Rajapaksa.
Si è ritirato dalla corsa invece Sajith Premadasa, fondatore dell'alleanza politica Samagi Jana Balawegaya e principale leader dell'opposizione in Sri Lanka.
La costituzione dello Sri Lanka prevede che il presidente venga eletto dal popolo, ma in caso di posizione vacante prima della scadenza del mandato, il parlamento ha la possibilità di eleggere un suo sostituto. Secondo lo speaker del parlamento il processo di votazione e conferma di un nuovo presidente richiederà probabilmente sette giorni. Intanto il presidente ad interim mercoledì ha dichiarato lo stato di emergenza e imposto il coprifuoco.
I tagli
Sotto la presidenza di Gotabaya Rajapaksa gli ingenti tagli alle tasse hanno ridotto le entrate e incrementato il disavanzo. Parallelamente è cresciuto il debito estero e si sono depauperate le riserve straniere. Il paese si è fortemente indebitato in particolare nei confronti della Cina. Nell'ultimo decennio Pechino ha concesso prestiti agevolati per oltre cinque miliardi di dollari, con lo scopo di finanziare la costruzione di infrastrutture nell'ambito dell'iniziativa di connettività della Nuova via della seta o Belt and Road Initiative (Bri).
Infine, vanno considerati anche gli ultimi sviluppi internazionali legati all'invasione russa dell'Ucraina. Tutto ciò ha portato il ministero delle Finanze a dichiarare, il 12 aprile, l'inadempienza agli obblighi sul debito pubblico estero, di circa 51 miliardi di dollari, e ad avviare trattative, a lungo evitate, con il Fondo monetario internazionale (Fmi), che ha sollecitato un programma economico complessivo per «correggere gli squilibri macroeconomici, ripristinare la sostenibilità del debito pubblico e realizzare il potenziale di crescita». Di fatto una situazione economica in pieno dissesto, con l’inflazione alle stelle e problemi di approvvigionamento per via dell’invasione russa dell’Ucraina. Il disastro ha travolto la popolazione, che ha deciso di assaltare il palazzo presidenziale, trovando piscina, ben fornite cucine e gare di cricket sugli enormi schermi disseminati nella dimora dell’ormai deposto presidente.
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