In Ecuador si andrà al secondo turno il 15 ottobre: il ballottaggio è tra Luisa González, la favorita di sinistra sostenuta dall’ex presidente Corea, e Daniel Noboa, liberale figlio di un grosso imprenditore bananiero. Chi vincerà dovrà affrontare la violenza dei narcos, che tengono in pugno il paese. Sarà una presidenza di transizione, con il ritorno alle urne nel 2025
In Ecuador si andrà al ballottaggio. Nelle elezioni presidenziali di domenica, nessuno degli otto candidati ha ottenuto la maggioranza assoluta dei voti né il 40 per cento dei voti che la Costituzione prevede, insieme a un 10 per cento di vantaggio rispetto al secondo candidato, per essere eletto presidente. Il secondo turno si terrà il 15 ottobre tra i due candidati più votati: Luisa González (33 per cento) e Daniel Noboa (24 per cento).
I due candidati
Luisa González, avvocata di 45 anni e candidata di sinistra, era semisconosciuta fino a qualche settimana fa. Era poi diventata la grande favorita delle elezioni in quanto leader di Revolución Ciudadana, il partito dell’ex presidente Rafael Correa che governò dal 2007 al 2017. Partito che gode ancora di un ampio consenso nel paese nonostante Correa sia scappato in Belgio prima di essere condannato in contumacia a otto anni di prigione e 25 anni di inabilitazione politica per un caso di corruzione.
Daniel Noboa, imprenditore di 35 anni, è il leader e fondatore del partito di ispirazione liberale Acción Democrática Nacionalista. Arrivato al ballottaggio a sorpresa, è noto per essere il figlio di Álvaro Noboa. Un personaggio che potrebbe essere uscito da un romanzo di Gabriel Garcia Marquez: imprenditore bananiero e cinque volte candidato presidente tra il 1998 e il 2013. Dopo aver perso tre ballottaggi, il sogno del padre di arrivare alla presidenza dell’Ecuador potrebbe essere coronato dal figlio che è riuscito ad arrivare primo tra gli anticorreisti. Spera adesso di conquistare l’elettorato degli altri candidati: soprattutto di Christian Zurita (16 per cento) e di Jan Topic (14,5 per cento).
L’attentato a Villavicencio
Zurita è stato il candidato del Movimiento Construye sostituendo Fernando Villavicencio, ucciso il 9 agosto da sicari colombiani. I due, amici e entrambi giornalisti, avevano collaborato a un’inchiesta su Correa e su presunti appoggi ricevuti in campagna elettorale da gruppi imprenditoriali a cambio della concessione di contratti statali. La candidatura di Zurita era stata approvata dal consiglio nazionale elettorale soltanto mercoledì 16 agosto, a quattro giorni dal voto.
Il correismo, preoccupato per l’improvvisa popolarità, aveva presentato ricorso perché Zurita sarebbe stato iscritto a un altro partito. Accusa rivelatasi infondata ma che ha sospeso la candidatura e, soprattutto, la partecipazione di Zurita al dibattito televisivo tra i candidati. Difficile quindi sostenere che la campagna elettorale di Zurita, in casco e giacca antiproiettile, abbia beneficiato dall’attenzione ricevuta dall’uccisione di Villavicencio.
Jan Topic Feraud, soprannominato il Rambo ecuadoriano, è stato probabilmente il candidato che più di tutti ha tratto vantaggio dal clima di violenza in cui si è svolta la campagna elettorale. Milionario, economista, 40 anni e cittadino franco-ecuatoriano, ha fatto della lotta alla violenza il suo unico cavallo di battaglia. Battaglia che si addice al suo curriculum dato che Topic si vanta di essere stato un soldato dell’esercito francese e di avere partecipato a operazioni militari speciali in Siria, Costa d’Avorio e Ucraina.
È ragionevole pensare che l’elettorato di Zurita e Topic voti in chiave anticorreista e che Noboa sia il favorito per il ballottaggio. È difficile invece prevedere come si muoveranno i candidati. Queste elezioni sono state convocate a seguito della decisione del presidente Guillermo Lasso che, accusato di peculato e a rischio di subire un giudizio politico, ha dichiarato la muerte cruzada. Ovvero ha sciolto le camere, si è autolicenziato dalla presidenza e, come previsto dalla Costituzione, ha indetto delle elezioni per eleggere un parlamento e un presidente per arrivare alla fine naturale della legislatura 2021-25.
Sarebbe a dire che si tornerà a votare già nel 2025 e i candidati esclusi dal ballottaggio potrebbero avere tutto l’interesse di iniziare a posizionarsi per quella data. L’attuale presidente Lasso ha deciso di non correre in queste elezioni e di puntare tutto sulle prossime.
La lotta alla droga
Nel frattempo in Ecuador la situazione si fa sempre più critica. Nei primi sette mesi del 2023 sono state uccise 4500 persone, quasi la stessa cifra di tutto il 2022 (4600). A questi ritmi in Ecuador potrebbero registrarsi 7700 omicidi a fine anno. Un numero sette volte maggiore rispetto agli omicidi del 2019 (1100).
L’Ecuador è ormai il più violento del Sudamerica oltre a essere diventato il principale paese da cui arriva la droga in Europa. Il 10 agosto, le autorità olandesi hanno dichiarato di aver sequestrato 8 tonnellate di cocaina in un container di banane proveniente dall’Ecuador. Il valore di mercato del sequestro si aggirava sui 600 milioni di euro.
La violenza, i narcos e l’uccisione di Fernando Villavicencio rappresentano una sfida per la tenuta del paese. Il compito del prossimo presidente, González o Noboa, sarà quello di difendere le istituzioni. Un arduo compito considerando la divisione della politica ecuadoriana in più partiti, gli scandali giudiziari degli ex presidenti e i soli diciotto mesi di tempo prima che si torni di nuovo alle urne.
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