Dal porto di La Spezia salpa la seconda nave della fregata italiana verso l'Egitto. L'accordo di vendita con Fincantieri è stato siglato nel giugno del 2020. Nel mentre l’Italia discute la concessione della cittadinanza italiana allo studente egiziano Patrick Zaki in carcere da 14 mesi
La fregata Bernees si appresta a raggiungere la nave sorella Al-Galala consegnata dall’Italia all’Egitto lo scorso dicembre. Infatti, dal porto di La Spezia l’ex nave militare fremm Emilio Franchi, venduta ad al Sisi con degli accordi siglati a giugno 2020 da Fincantieri, salpa verso l’Egitto.
Come scritto da La Stampa, la scorsa settimana c’è stato un cambio di bandiera mentre sono già stati smontati gli armamenti sensibili che saranno sostituiti da quelli egiziani una volta che la nave sarà a disposizione della Marina di al Sisi.
Il caso Patrick Zaki
Una consegna che sa di beffa, visto che in questi giorni è in discussione la proposta della concessione della cittadinanza italiana a Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’università di Bologna in carcere da oltre 14 mesi senza alcun processo formale con delle accuse pretestuose e affibbiate a chi critica la presidenza di al Sisi.
Nonostante la detenzione di Zaki e la mancata collaborazione dell’Egitto per risolvere il caso di Giulio Regeni, continuano gli affari, soprattutto in tema militare, tra i due paesi. Secondo gli ultimi rapporti parlamentari, nel 2019 lo stato italiano ha autorizzato licenze di esportazione di equipaggiamento militare verso l’Egitto per 871,1 milioni di euro. Tuttavia, secondo Francesco Vignarca della Rete pace e disarmo, la vendita della navi all’Egitto garantirebbe anche una perdita economica all’Italia. Infatti, le navi sono costate allo stato italiano circa 1,2 miliardi di euro e sono state rivendute per 990 milioni di euro.
Gli altri affari
Al Sisi, come emerge dall’analisi di La Stampa, sta cercando di potenziare la sua Marina per cercare di controbilanciare la presenza turca, divenuta sempre più ingombrante, nel Mediterraneo.
Ma l’Italia non è l’unico paese ad aver venduto armamenti all’Egitto negli ultimi anni. Anche Francia, Germania e Russia hanno fatto affari alla corte di al Sisi, che durante la sua presidenza ha speso decine di miliardi di dollari per rafforzare ed espandere il suo arsenale militare. «Tutto ciò avviene a spese della popolazione egiziana, i cui diritti umani e libertà sono sistematicamente violati da un regime legittimato e sostenuto a livello internazionale» scrivono gli attivisti di Egyptwide, una iniziativa egiziana-italiana a difesa dei diritti umani. Infatti, a nulla sono valsi i tentativi delle organizzazioni umanitarie che chiedono la fine degli accordi commerciali per contrastare la repressione delle forze di sicurezza del Cairo.
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