- I demoni di Marine Le Pen si aggirano per l’Italia. Fanno affari tra Roma e Milano, muovono denaro per milioni di euro. E sono in società con personaggi dell’estrema destra italiana devota a Vladimir Putin e a loro volta in contatto diretto con la candidata dell’estrema destra che sfiderà Emmanuel Macron al ballottaggio per la presidenza della Repubblica francese.
- I documenti ottenuti da Domani rivelano l’esistenza di un’alleanza societaria, maturata in ambienti politici, fatta di bonifici che dalla Francia arrivano nel nostro paese e di quote societarie da cui emerge per la prima volta un rapporto molto stretto tra uomini filorussi vicini alla Lega di Matteo Salvini e Frédéric Chatillon, amico e “consigliere” di Le Pen, pedina centrale nella strategia comunicativa del Front National, il partito che nel 2018 ha cambiato nome in Rassemblement National.
- Si tratta di più di due milioni di euro che gravitano attorno a un gruppo di società francesi e italiane, tutte riconducibili al giro di Chatillon, e movimentati tra il 2016 e il 2021. Anni caldissimi sul fronte giudiziario per il fedelissimo di Le Pen, alle prese con il caso dei finanziamenti illeciti al Front National e sfociato in un processo concluso in primo grado con la condanna per frode di Chatillon.
I demoni di Marine Le Pen si aggirano per l’Italia. Fanno affari tra Roma e Milano, muovono denaro per milioni di euro. E sono in società con personaggi dell’estrema destra italiana devota a Vladimir Putin e a loro volta in contatto diretto con la candidata dell’estrema destra che sfiderà Emmanuel Macron al ballottaggio per la presidenza della Repubblica francese.
I documenti ottenuti da Domani rivelano l’esistenza di un’alleanza societaria, maturata in ambienti politici, fatta di bonifici che dalla Francia arrivano nel nostro paese e di quote societarie da cui emerge per la prima volta un rapporto molto stretto tra uomini filorussi vicini alla Lega di Matteo Salvini e Frédéric Chatillon, amico e “consigliere” di Le Pen, pedina centrale nella strategia comunicativa del Front National, il partito che nel 2018 ha cambiato nome in Rassemblement National.
Su Chatillon e sui suoi conti correnti aziendali ha indagato l’autorità antiriciclaggio italiana, che ha segnalato come sospetto un rilevante flusso di denaro che parte dalla Francia e arriva in Italia.
Si tratta di più di due milioni di euro che gravitano attorno a un gruppo di società francesi e italiane, tutte riconducibili al giro di Chatillon, e movimentati tra il 2016 e il 2021. Anni caldissimi sul fronte giudiziario per il fedelissimo di Le Pen, alle prese con il caso dei finanziamenti illeciti al Front National e sfociato in un processo concluso in primo grado con la condanna per frode di Chatillon.
Nei documenti dell’antiriciclaggio sono indicati una serie di bonifici finora ignoti all’autorità giudiziaria francese, successivi alle indagini sul Front National e Chatillon.
Le società che fanno girare i soldi tra Parigi e Roma sono tutte riconducibili alla galassia degli amici di Le Pen, ex militanti del gruppo estremista di destra Groupe Union Défense (Gud).
Chatillon ha causato non pochi danni di immagine a Le Pen. La candidata, dopo le presidenziali perse nel 2017, ha cercato di ripulire la superficie del partito dalle scorie del radicalismo di ispirazione neofascista francese, che ha pescato nel bacino degli ex Gud.
Chatillon è stato tra i capi dell’organizzazione nata a metà del 1980 nell’università Assas a Parigi, la stessa dove ha studiato Marine Le Pen, coetanea di Chatillon, con cui si conoscono proprio dai tempi dell’università. L’amico e “consigliere” informale ha stretto anche ottime relazioni con il regime siriano di Bashar Al Assad. E Inoltre è legato a importanti dirigenti neofascisti del movimento Casa Pound.
Riservatezza sovranista
Chatillon ha stabilito la base operativa dei propri affari a Roma. Qui ha allacciato rapporti trasversali con la destra italiana. In particolare con Gian Luigi Ferretti, “cavaliere al merito della Repubblica italiana”, si legge sul suo profilo Twitter.
Ferretti, grande estimatore di Matteo Salvini, è il «responsabile Relazioni internazionali» del sindacato di destra Ugl (Unione generale del lavoro), sigla di riferimento della Lega fin dai tempi in cui Salvini era al governo. Ferretti sostiene di aver organizzato l’incontro tra il leader leghista e Le Pen nella sede dell’Ugl, che doveva sancire l’asse sovranista franco-italiano.
Ferretti, già braccio destro di Mirko Tremaglia (Alleanza nazionale), è un estimatore della Russia di Putin. «Ha voluto incontrarci anche uno dei politici russi più importanti, Alexey Chepa, molto vicino al presidente, per il quale cura gli aspetti più delicati di politica estera», scriveva Ferretti in un articolo pubblicato sul sito dell’Ugl dopo una visita a Mosca con il segretario del sindacato. Il rapporto più stretto è però con Le Pen, portata anche a Lampedusa nel 2011 «perché voleva constatare di persona la situazione». Da Le Pen a Chatillon il passo è stato breve.
Ferretti è stato amministratore fino al 2021 di Gruppo Edda srl. Soci Chatillon e la compagna del francese. Terminata questa esperienza non si sono esauriti gli interessi comuni.
Domani ha infatti scoperto che poco prima che Ferretti lasciasse ogni carica societaria, Chatillon ha sottoscritto un mandato «per l’intestazione fiduciaria del cento per cento delle quote del capitale sociale di una costituenda società che avrebbe dovuto essere denominata Edda S.r.l».
L’operazione ha suscitato i sospetti dell’autorità antiriciclaggio per il profilo di Chatillon, coinvolto nell’inchiesta sui finanziamenti illeciti al Front National, e anche per l’identikit del rappresentante legale prescelto: Ferretti, che, scrivono gli analisti antiriciclaggio, risulta «essere stato coinvolto nella vicenda relativa all’ex senatore Nicola Di Girolamo, interessato da un’inchiesta con l’accusa di riciclaggio e maxi frode fiscale».
Ferretti era stato, secondo i pm dell’epoca, parte attiva nell’organizzazione del piano truffaldino per fare eleggere il senatore Di Girolamo con i voti degli italiani all’estero. Per tutti è intervenuta la prescrizione che ha fatto cadere ogni accusa.
Per quale motivo l’uomo di Le Pen è entrato in affari con Ferretti e perché decidono di schermare le quote così da non comparire direttamente? Chatillon contattato da Domani non ha risposto.
A gestire la pratica Edda è un commercialista che si chiama Massimo Corsaro, che nel tempo ha ricoperto diverse cariche politiche nei partiti eredi del neofascista Movimento sociale italiano: consigliere e assessore regionale della Regione Lombardia per Alleanza Nazionale e, infine, parlamentare fino al 2018 con Fratelli d’Italia.
Il piano Chatillon-Ferretti ha subito un rallentamento. La società, infatti, non risulta ancora costituita: probabile che gli alert antiriciclaggio abbiano innescato un ripensamento da parte degli interessati.
Nei rapporti degli analisti finanziari c’è molto di più sugli amici di Le Pen e sulla galassia di aziende degli estremisti della destra francese. Sembra abbiano scelto Roma coma paradiso dei propri affari, lontano dai loro guai giudiziari che hanno creato imbarazzi alla candidata all’Eliseo.
Due milioni
L’indagine dell’antiriciclaggio sui conti correnti delle società di Chatillon ha fatto emergere per la prima volta il reticolo di società riconducibili al gruppo che ha supportato Le Pen in questi anni. L’analisi degli esperti finanziari parte dalla storica azienda di cui è socio: Riwal Italia, gemella della casa madre francese coinvolta nel processo sui fondi al Front National. Fino a maggio 2021 sui conti di Riwal Italia sono stati accreditati «627.059 euro». Oltre mezzo milione di euro di bonifici «disposti per importi a cifra tonda e in via prevalente dalla società Groupe Erer».
Il costante flusso di denaro non si è fermato neppure nel 2020, l’anno della condanna in primo grado di Chatillon per l’affare delle forniture al partito di Le Pen. Il Groupe Erer sembra essere il crocevia degli affari del gruppo dei “Gud boys” di Le Pen. Secondo le informazioni raccolte dall’antiriciclaggio «Chatillon risulterebbe il titolare effettivo di Groupe Erer.
Collegato a Chatillon vi sarebbe tale Axel Loustau già titolare effettivo di altra società francese, denominata Financière Wagram». Dai conti della holding Erer, con sede a Parigi, passano 1,4 milioni di euro tra il 2014 e il 2016 «disposti da numerose controparti, sia persone fisiche che giuridiche, site principalmente in Francia e in Asia e collegate a Chatillon e Loustau».
I movimenti di denaro sui conti riguardano anche il periodo in cui ha inizio l’indagine della magistratura francese su Riwal e le forniture gonfiate al partito di Le Pen. Nell’ultimo bilancio di Groupe Erer si legge che Riwal è stata tra le società controllate.
Le medesime sigle (Erer e Financiere Wagram) le ritroviamo tra i soci di Couesnon Srl, sede a Roma e tra gli azionisti la compagna di Chatillon. Non è un dettaglio da poco: Wagram, secondo l’antiriciclaggio, è riconducibile a Loustau, che oltre a essere amico, anche lui ex Gud, di Chatillon e Le Pen è stato anche consigliere regionale del Front National e del Rassemblement National. Processato con Chatillon, è stato assolto.
I soldi ricevuti dal Groupe Erer finiscono anche a un’altra azienda italiana: «Gran parte dei fondi (1,3 milioni) sarebbero stati trasferiti a Carré Français Italia».
Quest’ultima società gestisce l’omonimo locale nel centro di Roma, una sorta di Eataly parigino. Dal 2019 ha cambiato proprietà, il socio unico è un altro francese con un passato nel Front National, ma il ristorante è stato fondato da Jildaz Mahé, pure lui in gioventù un estremista nero del Gud.
Mahé è amico di Chatillon, che però ha sempre negato di avere un ruolo nel Carré Français. Ora però i nuovi documenti finanziari smentiscono la sua versione e rivelano la connessione tra i progetti imprenditoriali degli amici di Le Pen. Chatillon neanche su questo ha risposto alla domande.
Le Pen forever
Nonostante l’inchiesta della magistratura e la condanna di Chatillon, il nuovo partito di Le Pen (Rassemblement National) ha continuato ad affidare alle aziende del gruppo Chatillon nuove commesse. Secondo un’indagine pubblicata da Le Monde, infatti, la compagna dei Chatillon, Sighild Blanc, ha fornito servizi di stampa al gruppo europeo Identità e democrazia di cui il partito di Le Pen è membro.
Il valore delle forniture è di centomila euro pagati nel 2020 alla società Unanime. Dagli atti dell’antiriciclaggio scopriamo che Unanime fino al 2021 ha versato a Riwal Italia quasi 130mila euro. Il motivo resta ignoto visto il silenzio di Chatillon.
Ad aver versato soldi all’azienda italiana dell’amico di Le Pen anche l’azienda Dreamwell, agenzia di viaggi già emersa in rapporto con E-Politic, la società che ha in parte curato la comunicazione dell’ultima campagna elettorale della candidata di estrema destra.
Il manager di E-Politic è Paul-Alexandre Martin, un trentenne che prima di diventare un imprenditore è stato dirigente dei giovani del Front National. Anche Martin aveva seguito Chatillon negli investimenti in Italia e aveva avviato una piccola società, Squadra digitale, con sede in via della Scrofa a Roma, nello stesso palazzo dove ha sede la fondazione Alleanza Nazionale, il partito Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e il giornale il Secolo d’Italia.
In pratica il centro di comando dei post fascisti, oggi sovranisti-conservatori, ma sempre connessi agli ambienti del neofascismo. Dai documenti societari risulta che E-Politic così come Riwal di Chatillon, è partecipata dal Gruppo Erer. Ancora loro, i demoni di Le Pen.
© Riproduzione riservata