Le elezioni americane sono in corso. Nei prossimi giorni sapremo chi sarà il nuovo o la nuova presidente degli Stati Uniti. “Elezioni americane e crisi mondiali: il ruolo dell'Italia” è il titolo del panel in cui il direttore di Domani, Emiliano Fittipaldi, ha dialogato con Pier Ferdinando Casini, senatore ed ex presidente della Camera; e Mario Giro, politologo, viceministro degli Esteri durante i governi Renzi e Gentiloni ed editorialista di Domani, su ciò che ci aspetta in futuro e sul ruolo che l’Italia può avere, se lo può avere. 

Opinione comune di Giro e Casini è che l’Italia sia un pesce piccolo nel sistema internazionale. Così come lo è l’Europa, la cui leadership è, secondo Casini, in un momento di forte debolezza, che però il nostro paese può soltanto subire. In ogni caso il senatore è «convinto che in entrambi i casi – sia che vinca Trump, sia che vinca Harris – per l’Italia possa cambiare meno di quello che pensiamo». Per esempio i dazi ci saranno con entrambi, anche se con Trump potrebbero essere più severi. Con Trump però si entra in un mondo con molti punti interrogativi, che probabilmente i leader europei, compresa Meloni, non vorrebbero. Harris rappresenta anche ciò che già si conosce, anche se, secondo Mario Giro, non è probabilmente pronta per essere presidente. Non ha avuto abbastanza tempo per costruire la propria classe dirigente, una condizione che diventerebbe evidente se dovesse vincere.

Agli Stati Uniti, tra l’altro, interessa sempre meno dell’Europa, come fa notare ancora Mario Giro: «Forse Biden è l’ultimo presidente che apprezza l’Europa». In questo contesto, per l’Italia l’unico modo di contare qualcosa è avere una volontà politica forte. Volontà che, in questo momento non si trova né in Europa, né tantomeno da noi.

Dal punto di vista della politica estera queste elezioni saranno inoltre cruciali in altri contesti. In Ucraina, che non viene considerata come una priorità dagli Stati Uniti e che se ci fosse una vittoria di Trump rischia di vedere una fine della guerra che favorisce la Russia. Ma anche in Cina, il vero avversario degli Usa nel sistema internazionale. Una Cina che, per Giro, vorrebbe soltanto «un patto strategico con gli Stati Uniti come lo ebbe l’Unione sovietica. I cinesi vogliono che gli venga riconosciuto che ci sono due numeri uno, ma gli americani non hanno intenzione di concederglielo».

In conclusione, il timore che vinca Donald Trump esiste, ma Mario Giro è convinto che la democrazia americana sia abbastanza forte per resistere, soprattutto grazie alla propria Costituzione e ai propri valori.

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