Dopo le elezioni europee, la propaganda russa ha spostato il mirino sulla campagna elettorale negli Stati Uniti. Stavolta, rispetto al passato, il bersaglio della campagna sono i professionisti dell’informazione. Il ruolo di podcaster, livestreamer e content creator conservatori
«Please check this». Può suonare controintuitivo, ma è con una frase simile che iniziano migliaia di email mandate in una campagna di propaganda che i ricercatori delle ong CheckFirst e Reset Tech hanno collegato alla Russia. È Operation Overload, letteralmente “operazione sovraccarico”, e da mesi ha preso di mira fact checker, ricercatori e giornalisti appartenenti a decine di organizzazioni in diversi paesi.
Tra le testate colpite ci sono NBC Universal e il Wall Street Journal, oltre a diversi media francesi come CentreFrance e TF1. Nell’anno che sta portando al voto il più alto numero di elettori della storia, la macchina della propaganda russa ha messo a punto una serie di tecniche per influenzare l’opinione pubblica e polarizzare gli elettori prima di recarsi alle urne. Dopo le elezioni europee, ora nel mirino ci sono quelle americane.
Perché stavolta è diverso
L’aspetto che la rende diversa da molte altre è che il bersaglio diretto di questa campagna sono i professionisti dell’informazione, il cui lavoro viene complicato dalla quantità e tipologia di informazioni condivise. Da gennaio a settembre 2024, oltre 71.000 email mandate a una lista di 245 contatti che include gli indirizzi di posta elettronica di testate internazionali di alto livello, l’operazione utilizza un network di siti di fake news, account fasulli su X e canali Telegram per manipolare l’opinione pubblica.
La particolarità di Operation Overload è che utilizza QR code, TikTok video artefatti che sembrano provenire da testa giornalistiche reali, e screenshot manipolati che contengono articoli “fake”. Si tratta di un metodo chiamato content amalgamation, una tecnica che mette assieme diversi tipi di contenuti per creare narrazioni credibili su diversi livelli.
Dall’analisi delle email mandate è emerso che il picco delle attività era stato raggiunto nel periodo delle Olimpiadi, con la campagna “Olympics has fallen”, e ogni email conteneva almeno un link a Telegram. Le caratteristiche della piattaforma permettono infatti di creare gruppi in cui disseminare informazioni, false o meno, decontestualizzate e con l’obiettivo di creare una distorsione delle tematiche affrontate. Circa il 50% delle informazioni fatte circolare tramite i due account @belshvarka e @thehandofthekremlin conteneva video contraffatti, che sembravano appartenere a testate giornalistiche reali.
Il contenuto era nella quasi totalità dei casi a base di teorie del complotto, posizioni anti-occidentali e anti-ucraine, con una particolare attenzione a narrazioni capaci di erodere la fiducia nelle istituzioni. Questo permetteva di creare un ecosistema che esponeva i bersagli a un coerente e continuo flusso di disinformazione. Investigando l’origine dei QR code, i ricercatori di CheckFirst sono stati in grado di connetterne la creazione con Otri, una “full-cycle marketing agency” russa, e hanno rintracciato l’IP di un account, legato ad un indirizzo nello stesso paese. Nell’ultimo mese il focus della campagna si sta spostando sugli Stati Uniti. A poche settimane dalle elezioni americane, ora si parla di CIA e Kamala Harris.
Il ruolo degli influencer
Ma Operation Overload sarebbe solo una delle operazioni in corso. Kostiantyn Kalashnikov ed Elena Afanasyeva, due dipendenti del canale di stato russo RT, sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro e alla violazione della legge sulla registrazione degli agenti stranieri. RT, ex Russia Today, è sotto la lente del procuratore generale Merrick Garland per aver pagato oltre 10 milioni di dollari ad un’azienda del Tennessee, con l’obiettivo di creare e far circolare contenuti filo-russi. Dal canto suo, la rete ha smentito ogni coinvolgimento.
Secondo Associated Press, si parla di circa 2.000 video, principalmente distribuiti via TikTok e Youtube, che avrebbero raggiunto oltre 16 milioni di visualizzazioni solo su quest’ultima piattaforma. Tra le varie attività ci sarebbero anche una serie di influencer conservatori come Tim Pool e Benny Johnson, che secondo i procuratori statunitensi avrebbero «lavorato inconsapevolmente per una società che era una copertura per un'operazione di influenza russa».
Le accuse sono rivolte a una serie di podcaster, livestreamer e creatori di contenuti che hanno guadagnato popolarità dalla prima presidenza Trump, sui quali il Cremlino sta cercando di capitalizzare. A queste sei personalità sarebbero state date informazioni false sulla provenienza dei fondi della società che li avrebbe ingaggiati che, sempre secondo AP, coincide con la descrizione di Tenet Media.
L’amministrazione Biden ha sequestrato 32 siti collegati a presunte operazioni di propaganda russa, creati per diffondere contenuti filo-russi e anti-ucraini tramite profili fake che sembravano news media autentici, proprio come in Operation Overload.
Un recente report ha quantificato la spesa complessiva delle operazioni di influenza russa in circa 300 milioni di dollari negli ultimi dieci anni. Secondo il vice procuratore generale Lisa Monaco, i tentativi di influenza sarebbero diventati «più diversificati e aggressivi perché coinvolgono più attori da più paesi di quanti ne abbiamo mai visti prima, che operano in un mondo più polarizzato di quanto abbiamo mai visto prima, tutti alimentati da più tecnologia e accelerati dalla tecnologia, come l'IA».
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