Nonostante i divieti contro l’impianto per il gas Arctic Lng 2, forniture italiane verso Mosca per 134 milioni di euro. Inviate tramite Emirati e Cina. Le merci da Nuovo Pignone, Tenaris, Marcegaglia e da due aziende di Stato
Nonostante le sanzioni imposte dall’Unione europea, i prodotti di decine di aziende italiane hanno contribuito, sicuramente fino alla fine di marzo di quest’anno, alla realizzazione di Arctic Lng 2, il progetto che la russa Novatek sta sviluppando in Siberia con l’obiettivo di trasformare in liquido il gas estratto nell’Artico ed esportarlo nel mondo.
Alcune di queste aziende registrate in Italia sono controllate dallo stato, altre sono di proprietà straniera. In quasi tutti i casi, la fornitura di merce non è avvenuta in modo diretto, ma attraverso società intermediarie basate perlopiù in Cina, Emirati Arabi Uniti e Turchia. Paesi che non hanno imposto sanzioni contro Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina. Registrate negli Emirati e al centro di molte triangolazioni, due di queste società intermediarie hanno collegamenti diretti con la Russia.
Sono questi i risultati principali che emergono da un’inchiesta realizzata da Domani insieme ad Arctida, ong specializzata in ricerche sull’Artico russo.
Arctic Lng 2 è un progetto strategico per Mosca. Secondo l’annuncio fatto nel 2019, la capacità produttiva annuale dell’impianto – che si trova sulla penisola di Gyda – a regime sarà di 19,8 milioni di tonnellate di gnl (gas naturale liquido). Visto che l’anno scorso la Federazione ha prodotto 32,9 milioni di tonnellate di gnl, l’aumento sarebbe dunque del 60 per cento, e permetterebbe di compensare il crollo delle esportazioni via gasdotto verso l’Ue.
Nel progetto ha un interesse personale uno dei più importanti alleati di Vladimir Putin, Gennady Timchenko. Azionista principale della società Arctic Lng 2 è infatti Novatek, partecipata dal suo amministratore delegato, Leonid Michelson, dall’azienda statale Gazprom, dalla francese TotalEnergies (che nel frattempo, pur non avendola ceduta, ha deconsolidato dal bilancio la partecipazione) e, appunto, da Timchenko.
Per tutte queste ragioni Bruxelles ha messo fin da subito nel mirino il progetto sviluppato nell’Artico russo. L’8 aprile del 2022 il Consiglio dell’Ue ha pubblicato il quinto pacchetto di sanzioni contro Mosca, che vieta di «esportare, direttamente o indirettamente, beni o tecnologie idonei...all’uso nella liquefazione del gas». Grazie a dati doganali e documenti societari analizzati da Domani, è possibile raccontare quello che è successo fino alla fine di marzo del 2024.
Dal 9 aprile 2022 – data di entrata in vigore delle sanzioni sul gnl – i componenti di decine di aziende registrate in Italia sono finiti ad Arctic Lng 2, per un valore complessivo di 134 milioni di euro. Se il calcolo si fa a partire dal 24 febbraio del 2022, due giorni dopo l’entrata dei carri armati russi in Ucraina, il totale arriva a 194 milioni di euro. Limitiamoci però a quanto successo a partire dal 9 aprile 2022. La maggior parte delle forniture italiane è di Nuovo Pignone, società fiorentina del gruppo americano Baker Hughes, famosa in tutto il mondo per la produzione di turbine. Totale del valore fatturato da Arctic Lng 2: 19,6 milioni di euro.
Con valori inferiori ma comunque rilevanti ci sono poi, solo per citarne alcuni, i gruppi Tenaris e Marcegaglia, entrambi produttori di tubi d’acciaio, la multinazionale dei cavi Prysmian, Cortem, azienda friulana che produce apparecchiature elettriche, Honeywell, filiale italiana dell’omonimo colosso americano, Erresse, produttore di valvole della provincia di Novara.
Triangolazione per la Russia
Tra le aziende nostrane che stanno di fatto permettendo la realizzazione di Arctic Lng 2, i dati doganali elencano anche due imprese controllate dallo stato italiano. Lo stesso che sta imponendo le sanzioni. Si tratta di Valvitalia e Ansaldo Energia. La prima è specializzata in valvole e raccordi, la seconda realizza turbine. I loro prodotti risultano essere finiti ad Arctic Lng anche dopo il 9 aprile. Ci sono state ad esempio 30 consegne di materiale proveniente da Valvitalia, per un valore complessivo di 4,9 milioni. La merce della partecipata di stato è finita alla Arctic Lng 2 attraverso diverse società intermediarie, ma la più utilizzata è stata l’emiratina Nova Engineering and Construction, una delle società collegate alla Russia.
Forniture che non sono quasi mai avvenute in modo diretto, ma attraverso triangolazioni. In altre parole, le aziende italiane hanno venduto a società non registrate in Russia, le quali poi a loro volta hanno trasferito la merce in Siberia. Formalmente, quindi, tutto regolare. Nella lista delle intermediarie più gettonate dalle imprese italiane ci sono: le cinesi Penglai Jutal Offshore Engineering Heavy Industries, Gac, Bomesc Offshore Engineering Company, Qingdao McDermott Wuchuan; i gruppi turchi Maritsa e Modmer Trading; due società emiratine, Nova Engineering and Construction e Waterfall Engineering. Sono queste ultime le intermediarie di cui abbiamo individuato collegamenti con la Russia. La Waterfall Engineering Ltd è stata fondata nel 2023 ad Abu Dhabi. A dire che è collegata al regime di Vladimir Putin, nello specifico al progetto Arctic Lng 2, è l’Office of Foreign Assets Control, l’autorità che applica le sanzioni per conto del governo degli Stati Uniti.
Ma Waterfall Engineering non è solo elencata tra le imprese sanzionate dagli Usa. Ha sede presso l’Abu Dhabi Global Market, centro finanziario che si trova all’interno di una torre, sull’isola Al Maryah. Nello stesso posto c’è un ufficio di rappresentanza della Gydan Lng. Sicuramente fino a giugno del 2022, questa società era una joint venture, con cliente unico Arctic Lng 2, partecipata dall’italiana Saipem (20 per cento, controllata a sua volta dallo stato italiano), dalla francese Technip Energies (70 per cento) e dalla russa Nipigas (10 per cento), mentre oggi l’unico proprietario è Nipigas. Tra gli azionisti principali di Nipigas (tramite il colosso petrolchimico Sibur) c’è Gennady Timchenko, considerato uno degli alleati più importanti di Putin. Con questa motivazione l’Ue lo ha sanzionato a partire da febbraio 2022.
Come detto, Timchenko è anche azionista di Novatek. Dunque, l’emiratina Waterfall Engineering ha sede allo stesso indirizzo di Abu Dhabi della società controllata dalla Nipigas di Timchenko. Anche la Nova Engineering and Construction, l’altra emiratina che ha intermediato più volte le forniture italiane ad Arctic Lng 2, è collegata a Mosca, sebbene in modo meno diretto. Condivide la sede e l’azionista di controllo, l’uzbeko Ulugbek Kamolov, con un’altra impresa emiratina, la Smart Solutions Ltd.
Nel consiglio d’amministrazione di quest’ultima siedono due uomini di nazionalità russa: Denis Mishchenko ed Egor Zubarev. Non sono manager famosi, ma qualche informazione l’abbiamo trovata. Secondo Uralmontazhavtomatika, un’azienda russa per cui Mishchenko ha lavorato, nel 2020 l’uomo era impiegato come manager della Nipigas proprio per la realizzazione di Arctic Lng 2.
Le informazioni su Egor Zubarev, l’altro russo presente nel cda della Nova Engineering and Construction, arrivano invece da Linkedin: una persona con il suo stesso nome si descrive come manager basato negli Emirati, che ha studiato a Mosca e che fino al maggio 2022 ha lavorato per la compagnia petrolifera russa Lukoil.
Secondo il governo degli Usa, Smart Solutions è stata usata dalla Russia per «aggirare le sanzioni statunitensi e rivitalizzare il progetto Arctic Lng 2»: con questi motivi, proprio ieri, è stata messa sotto sanzioni da Washington.
Inchiesta realizzata grazie al contributo di Journalismfund Europe
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