L’eredità dell’Urss di Gorbacëv condiziona ancora la Russia di Putin
German Chancellor Angela Merkel, center, gestures as she, Russian President Vladimir Putin, left, and former President of the Soviet Union, Mikhail Gorbachev, right, attend the Petersburg Dialogue at the Kurhaus resort in Wiesbaden, Germany, Monday, Oct. 15, 2007. Putin is on a two-day visit to Germany for talks between Germany and Russia. (AP Photo/Anja Niedringhaus)
22 dicembre 2021 • 18:30Aggiornato, 22 dicembre 2021 • 18:31
La Perestrojka, il processo di riforme politiche ed economiche avviate dall’ultimo presidente dell’Urss, Mikhail Gorbacëv, si è concluso con le sue dimissioni annunciate in diretta televisiva. Ancora oggi l’ex segretario della Pcus ribadisce l’importanza di quel piano di riforme.
Il rapporto fra Vladimir Putin e Gorbacëv è basato sul rispetto reciproco, anche se non mancano scambi di critiche sulle scelte adottate nella loro presidenza.
La fine dell’Urss costituisce ancora oggi un ricordo indelebile. Non è un caso che l’era di Putin abbia puntato sul ritorno della Russia tra le grandi potenze mondiali, abbia cercato di migliorare la situazione economica della popolazione, garantendo una stabilità politica che possa garantire più sicurezza al popolo russo.
Mara Morini è professoressa associata di Scienza politica all’Università di Genova dove insegna Politics of Eastern Europe e Politica comparata. Osservatrice elettorale dell’OSCE-ODIHR in Russia, Uzbekistan e Moldova, è coordinatrice dello Standing Group “Russia e spazio post-sovietico” della Società Italiana di Scienza Politica (SISP). Visiting Professor all’Accademia Diplomatica del Ministero degli Esteri della Federazione Russa e alla High School of Economicsdi Mosca, ha pubblicato il libro La Russia di Putin (edizioni il Mulino, 2020).