«L’Autorità palestinese ha anche la responsabilità di riformarsi e di migliorare la propria governance», ha detto il segretario di stato americano. Le Forze di difesa israeliane hanno annunciato di aver colpito nelle ultime 24 ore almeno 150 obiettivi nel sud di Gaza, a Khan Younis, e nel centro della Striscia a Maghazi
Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha incontrato il presidente dell’Autorità nazionale palestinese a Ramallah, in Cisgiordania. Il suo arrivo ha scatenato la rabbia di una folla di palestinesi. «Blinken non sei il benvenuto qui», hanno scritto sui cartelloni in protesta, fermata poi dalle forze dell’ordine. Nell’incontro con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, è stata ribadita la necessità di riformare l’Anp affinché possa «assumere la responsabilità della Striscia di Gaza» dopo la fine del conflitto, posizione che si scontra con i piani post guerra di Israele. Abu Mazen ha richiesto anche lo scongelamento dei fondi delle tasse che Israele continua a trattenere «contraria agli accordi e alla legge internazionale.
Subito dopo l’incontro, i due hanno preso strade diverse ma con lo stesso obiettivo: Blinken si è recato in Bahrein mentre Abu Mazen in Giordania.
Gli ostaggi
Sono ripresi anche i negoziati per il rilascio di circa 132 ostaggi ancora in mano ad Hamas dall’inizio del conflitto, anche se l’Idf ha confermato già 25 vittime. Secondo delle fonti egiziane, una delegazione israeliana si è recata al Cairo per discutere una possibile soluzione. La notizia è stata smentita, però, dal ministro Gantz. «Ho sentito delle voci su un accordo, (...) appena ci sarà qualcosa di pronto vi aggiorneremo», ha detto.
Le famiglie degli ostaggi hanno continuato a protestare in vista della riunione del gabinetto di guerra. «Il gabinetto di guerra non deve occuparsi di altro se non del ritorno dei rapiti. Chiediamo che venga approvato qualsiasi accordo che possa portare al loro immediato rilascio», hanno detto.
Il gabinetto di guerra si è riunito per discutere la proposta del Qatar che prevede il rilascio degli ostaggi in cambio del ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia e l’esilio dei leader di Hamas.
La guerra
Nella mattina del 10 gennaio, i ribelli Houthi hanno lanciato una raffica di 26 droni diretti alle navi mercantili e petroliere sospettate di aver accordi con Israele. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sono riusciti ad intercettarla e in parte ad abbatterla. Direttamente dal Bahrein, Antony Blinken ha chiesto all’Iran di fermare il suo supporto ai ribelli. «Rappresentano una chiara minaccia agli interessi dei paesi di tutto il mondo», ha detto sottolineando che gli attacchi hanno costretto le più grandi compagnie di navigazione del mondo a dirottare le navi lontano dal Mar Rosso, creando spesso ritardi e costi aggiuntivi. In realtà, l’Iran aveva già respinto nei giorni scorsi le richieste.
Nonostante le affermazioni dei giorni scorsi sembravano sancire l’inizio di una fase meno intensa del conflitto, nella giornata di ieri un bombardamento vicino all’ospedale al Aqsa Martyrs a Deir el Balah, nel centro di Gaza, ha causato 40 morti e feriti.
Il ministro Benny Gantz ha dichiarato che Hamas ha perso il controllo di alcune parti della Striscia di Gaza. «Dobbiamo continuare, se ci fermiamo ora, Hamas riprenderà il controllo», ha detto Gantz.
Per la sesta volta l’Oms ha cancellato la missione umanitaria a Gaza per motivi di sicurezza. «Bombardamenti intensi, restrizioni nei movimenti, mancanza di carburante e interruzioni delle comunicazioni l’hanno resa impossibile», ha detto il direttore Tedros Ghebreyesus. Nonostante la chiara necessità di maggiori aiuti a Gaza, un funzionario dell’Idf ha dichiarato la mancata sussistenza di questo rischio. «La nostra analisi dimostra che ci sono aiuti sufficienti», ha detto. Intanto un bombardamento israeliano ha colpito un’ambulanza provocando la morte di quattro paramedici. Lo riporta la Croce Rossa palestinese.
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