L’attacco aereo su un campo profughi ha fatto almeno 45 morti. Il premier parla di errore. Borrell si dice «inorridito». Scontro a fuoco al confine con l’Egitto: morto un soldato egiziano
«Un tragico errore di cui rammaricarsi», riporta l’agenzia americana Associated Press. Così il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha definito alla Knesset i fatti di Rafah durante un incontro con le famiglie degli ostaggi, che lo hanno contestato. Il portavoce del governo israeliano, Avi Hyman, ha detto che le prime indagini sull’attacco a un campo profughi a Rafah hanno mostrato che il raid dell’Idf – nel quale sarebbero stati uccisi due comandanti di Hamas – ha innescato un incendio che può aver ucciso i civili palestinesi.
Il problema è che i “tragici errori”, per usare la diplomatica espressione di Netanyahu, si ripetono con incessante monotonia, come quando sette operatori umanitari della ong World Central Kitchen vennero uccisi in un raid di droni israeliani e anche in quella occasione l’Idf aveva parlato «di tragico incidente». Tutto questo due giorni dopo che la Corte Onu ha chiesto a Tel Aviv di cessare l’offensiva su Rafah.
A poco serve sapere che il procuratore generale militare, la generale Yifat Tomer Yerushalmi, ha affermato che il raid su Rafah è «sotto indagine». Intanto il bilancio delle vittime nell’attacco israeliano a Rafah, è salito a 45. Secondo Al Jazeera «la maggior parte dei morti sono donne e bambini» e «molti sono stati bruciati vivi». Decine i feriti che sono stati portati negli ospedali della zona che – secondo la Mezzaluna rossa palestinese – «non sono in grado di gestire questo gran numero di accessi».
Medici senza frontiere riferisce che, a seguito dell’attacco aereo israeliano sul campo profughi, 180 feriti e 28 morti sono stati portati al Centro per la stabilizzazione per pazienti con traumi supportato da Msf. «Siamo inorriditi, quello che è successo dimostra ancora una volta che nessun luogo è sicuro a Gaza», ha detto l’infermiera italiana Gaia Giletta da Rafah. Un ulteriore segno di disumanizzazione del conflitto in atto.
Sale la pressione
L’attacco aereo israeliano su una tendopoli ha fatto aumentare la pressione internazionale per fermare l’offensiva di Rafah. «Sono inorridito dalle notizie che arrivano da Rafah sugli attacchi israeliani che hanno ucciso decine di sfollati, tra cui bambini piccoli. Condanno questo fatto con la massima fermezza». Lo scrive su X l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. «Gli ordini della Corte internazionale di giustizia e il diritto internazionale umanitario devono essere rispettati da tutte le parti», ha aggiunto.
Il governo tedesco ha affermato che attende l’inchiesta della magistratura sull’attacco di Israele alla tendopoli di Rafah, che ha provocato la morte di almeno 45 persone. Il leader laburista britannico, Keir Starmer, favorito per la corsa a nuovo premier del Regno Unito in vista delle elezioni del 4 luglio, si è detto oggi «scioccato» e «inorridito» per quanto «visto la notte scorsa» e per le «scene» degli effetti dell’ultimo raid israeliano su Rafah, nella Striscia di Gaza.
Incalzato dai giornalisti al riguardo, a margine del suo primo importante discorso pubblico della campagna elettorale dedicato agli impegni sulla sicurezza nazionale nei primi 100 giorni di un eventuale prossimo governo a guida Labour, Starmer ha ribadito d’essere a favore «del cessate il fuoco, del rilascio degli ostaggi nella mani di Hamas e del libero ingresso degli aiuti a Gaza», al pari del suo rivale conservatore, il primo ministro in carica Rishi Sunak.
Nucleare iraniano
In questo contesto caotico l’amministrazione Biden sta facendo pressioni sugli alleati europei perché non condannino i progressi fatti dall’Iran nel programma nucleare. Lo hanno rivelato fonti diplomatiche citate dal Wall Street Journal secondo cui la Casa Bianca cerca di evitare che le tensioni con Teheran aumentino prima delle elezioni americane. Gli Stati Uniti si oppongono al tentativo di Gran Bretagna e Francia di censurare l’Iran in occasione del consiglio degli Stati membri dell’Aiea a Vienna.
Negoziati in stallo
Ovviamente Hamas ha fatto sapere ai mediatori dell’Egitto, del Qatar e degli Usa che non parteciperà ai negoziati per un accordo di tregua e scambio di ostaggi – che dovevano essere ripresi martedì al Cairo – a causa del raid israeliano a Rafah. Come se non bastasse una sparatoria è avvenuta al confine con l’Egitto, il maggior paese arabo ad aver firmato per primo la pace con Tel Aviv. Lo fa sapere l’Idf secondo cui l’incidente è «sotto revisione e discussioni sono in corso con gli egiziani».
I media israeliani parlano di un soldato israeliano che ha sparato verso l’Egitto, mentre siti e fonti egiziane riferiscono che un soldato egiziano è stato ucciso e altri sono rimasti feriti in uno scontro a fuoco scoppiato al valico di Rafah con le forze armate israeliane. Fonti dell’Idf hanno fatto sapere che «sono stati i soldati egiziani ad iniziare a sparare contro una forza dell’Idf che passava attraverso l’area del valico di Rafah, provocando lo scontro a fuoco», sottolineando che nell’incidente ci sarebbe un morto egiziano e altri feriti.
Una fonte egiziana di sicurezza di alto livello ha negato che ci siano stati scontri tra i soldati egiziani al confine e le forze israeliane, spiegando che i soldati egiziani avevano sparato in aria solo per sedare il panico ed evitare sconfinamenti, visto che gli scontri tra Hamas e i soldati israeliani insistono a soli 500 metri dall’Egitto. Una situazione caotica che potrebbe deflagrare in una escalation tra Israele ed Egitto.
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