Almeno 14 persone sono state uccise e altre trenta ferite in una nuova ondata di bombardamenti israeliani in diverse parti della Striscia di Gaza durante la notte. Lo riferiscono i media palestinesi. Tra le vittime anche tre donne e due bambini. Secondo l'agenzia di stampa Wafa, cinque persone sono state uccise e altre venti sono rimaste ferite in un attacco aereo su una casa nel quartiere Zeitoun di Gaza City; in dieci sono rimasti feriti in un altro attacco su una zona residenziale a nord-ovest della città e altre quattro persone sono stati uccise in un attacco su una abitazione nella città settentrionale di Jabalia. I corpi di due persone sono stati recuperati anche dopo un attacco con drone israeliano nel nord di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.

Infine, cinque giornalisti che lavoravano per la tv palestinese Al-Quds, legata alla Jihad islamica, hanno perso la vita dopo che Israele ha bombardato il loro furgone davanti all'ospedale Al-Awda a Nuseirat, nel centro della Striscia.

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Le Forze di difesa israeliane (Idf), da parte loro, hanno confermato di aver effettuato un «attacco mirato» contro un veicolo appartenente a una cellula della Jihad islamica nella zona di Nuseirat durante la notte. «Prima dell'attacco sono state adottate misure per mitigare il rischio di ferire i civili, compreso l'uso di munizioni di precisione, sorveglianza aerea e ulteriore raccolta di informazioni di intelligence», ha riferito l'Idf spiegando che continuerà «a operare contro Hamas in difesa dei cittadini di Israele».

I cinque sono morti «mentre svolgevano il loro dovere giornalistico e umanitario", dice invece Al-Quds Tv, aggiungendo: «Rivendichiamo il nostro impegno di continuare il nostro messaggio mediatico di resistenza». I nomi delle cinque vittime sono Fadi Hassouna, Ibrahim Al-Sheikh Ali, Mohammed Al-Ladah, Faisal Abu Al-Qumsan e Ayman Al-Jadi.

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Gli attacchi di Israele in Yemen

È stata una giornata di attacchi su più fronti da parte dell’Idf. Nel pomeriggio, infatti, Israele ha condotto alcuni raid contro gli Houthi in Yemen in risposta ai ripetuti attacchi con missili balistici e droni ricevuti dal gruppo terroristico sostenuto dall'Iran nelle ultime settimane. Sono stati registrati almeno 4 morti e 21 feriti.

In una dichiarazione, l'esercito ha affermato che i caccia dell'aeronautica militare hanno colpito obiettivi Houthi lungo la costa occidentale dello Yemen e all'interno del Paese. Tra gli obiettivi c'erano «infrastrutture utilizzate dal regime terroristico Houthi per le sue attività militari» presso l'aeroporto internazionale di Sanaa; le centrali elettriche di Hezyaz e Ras Kanatib; e le infrastrutture nei porti di Hodeida, Salif e Ras Kanatib sulla costa. «Queste infrastrutture sono state utilizzate dal regime terroristico Houthi per trasferire armi iraniane nella regione e per l'ingresso di alti funzionari iraniani», ha affermato l'Idf.

Il capo dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, si trovava all'aeroporto di Sanaa durante il bombardamento israeliano. Lo ha riferito su X lo stesso Tedros dicendo di essere ora al sicuro insieme ad altri dipendenti Onu. «Uno dei membri dell'equipaggio del nostro aereo è rimasto ferito. Almeno due persone sono state segnalate come uccise all'aeroporto», ha scritto il funzionario Onu.

Tedros è in Yemen come parte di una missione per chiedere il rilascio del personale delle Nazioni Unite detenuto e valutare la situazione sanitaria e umanitaria nel paese dilaniato dalla guerra. Ha affermato che la missione «si è conclusa oggi» e «continuiamo a chiedere il rilascio immediato dei detenuti». Mentre stava per imbarcarsi sul volo, ha raccontato che «l'aeroporto è stato bombardato» e che «la torre di controllo del traffico aereo, la sala partenze, a pochi metri da dove eravamo, e la pista sono state danneggiate».

«Israele continuerà a colpire gli Houthi in Yemen finché il lavoro non sarà completato», ha avvertito il primo ministro Benjamin Netanyahu. «Siamo determinati a tagliare questo braccio terroristico dell'asse del male iraniano».

Neonata morta per ipotermia in una tendopoli a Gaza

Una neonata è morta per ipotermia nella Striscia di Gaza. Lo hanno denunciato fonti sanitarie, ricordando che si tratta del terzo bambino deceduto per il freddo negli ultimi giorni. La famiglia della piccola, di tre settimane, viveva in una delle tendopoli della Striscia per i palestinesi sfollati a causa della guerra.

Il padre della piccola Sila, Mahmoud al-Faseeh, ha raccontato all'Associated Press di averla avvolta in una coperta per cercare di tenerla al caldo nella loro tenda nell'area di Muwasi, fuori dalla città di Khan Younis, ma questo non è stato sufficiente. Ha spiegato che la tenda non era sigillata contro il vento e il terreno era freddo, dato che le temperature sono scese a 9 gradi. «Ha fatto molto freddo durante la notte e noi adulti non siamo riusciti a sopportarlo. Non riuscivamo a stare al caldo», ha raccontato, «Sila si è svegliata piangendo tre volte durante la notte e al mattino l'hanno trovata senza reagire, con il corpo rigido. Era come il legno. L'hanno portata di corsa in un ospedale da campo dove i medici hanno cercato di rianimarla, ma i suoi polmoni erano già compromessi», ha concluso il padre.

Ahmed al-Farra, direttore del reparto pediatrico dell'ospedale Nasser di Khan Younis, ha confermato che la bambina è morta per ipotermia. Ha aggiunto che altri due bambini - uno di tre giorni e l'altro di un mese - sono stati portati in ospedale nelle ultime 48 ore dopo essere morti per ipotermia.

Soldato israeliano ucciso a Gaza

Un soldato riservista delle Idf è stato ucciso nella mattina del 26 dicembre durante i combattimenti nella zona centrale della Striscia di Gaza. Lo ha annunciato l'esercito dello stato ebraico. La vittima - Amit Levi, 35 anni - era un comandante di squadra del 551esimo Battaglione Paracadutisti di Riserva del 6551esimo Battaglione, proveniente dal Kibbutz Shomria.

Sulle circostanze della morte di Levi è stata aperta una indagine da parte delle Idf. I suoi funerali si celebreranno il 27 dicembre alle 15 presso il cimitero militare di Har Herzl a Gerusalemme.

Il bilancio israeliano nell'offensiva di terra contro Hamas a Gaza e nelle operazioni militari lungo il confine con la Striscia è di 392 vittime.

Hamas non in grado di fornire l’elenco completo degli ostaggi

Intanto Hamas ha fornito un elenco parziale di ostaggi ancora in vita ai negoziatori, ma non è in grado di darne una completa perché non riesce a comunicare con tutti i gruppi che li tengono prigionieri. Lo ha affermato un funzionario anonimo di Hamas al quotidiano qatarino Al-Araby Al-Jadeed, sottolineando che il gruppo palestinese potrà fornire maggiore informazioni sui rapiti una volta iniziato il cessate il fuoco, grazie a una comunicazione a Gaza più facile. Gli israeliani accusano Hamas di rifiutarsi di fornire informazioni sugli ostaggi nelle sue mani.

Ben Gvir di nuovo sulla Spianata delle Moschee: proteste

Il ministro israeliano di estrema destra Itamar Ben Gvir ha fatto visita nella mattina di giovedì 26 dicembre alla Spianata delle Moschee di Gerusalemme, suscitando numerose proteste, in particolare da parte dell' Autorità nazionale palestinese, che ha definito l'iniziativa «una provocazione».

«Stamattina sono salito sul luogo del nostro santuario per pregare per la sicurezza dei nostri soldati, per il rapido ritorno di tutti gli ostaggi a Gaza e per una vittoria totale, con l'aiuto di Dio», ha postato il ministro della Sicurezza Nazionale israeliana su X, pubblicando una sua foto sulla Spianata. Da quando è entrato a far parte del governo alla fine del 2022, Itamar Ben Gvir ha visitato più volte questo sito conteso, situato nel settore della Città Santa occupato e annesso da Israele.

Terzo luogo sacro dell'Islam, la Spianata delle Moschee è costruita sulle rovine del secondo tempio ebraico, distrutto nell'anno 70 dai Romani. Per gli ebrei è il Monte del Tempio, il luogo più sacro dell'ebraismo. Il luogo è al centro del conflitto israelo-palestinese ed è oggetto di tensioni ricorrenti. In base allo status quo decretato dopo la conquista di Gerusalemme Est da parte di Israele nel 1967, i non musulmani possono visitare la spianata in orari specifici, senza fermarsi a pregare. Il ministero degli Esteri dell'Autorità nazionale palestinese ha «condannato» la visita del ministro israeliano, definendo i suoi «rituali talmudici» presso la moschea di Al-Aqsa una «provocazione senza precedenti contro milioni di palestinesi e musulmani».

Anche la Giordania, alla quale è affidata l'amministrazione del sito, ha denunciato, attraverso il suo ministero degli Affari Esteri, «una visita provocatoria e inaccettabile» nonché una «violazione dello status quo storico e giuridico» della spianata delle Moschee.

«Lo status quo del Monte del Tempio non è cambiato», ha affermato da parte sua l'ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in una dichiarazione.

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