Alle otto del mattino di venerdì viale Rustaveli era tornato alla sua apparente normalità. Il traffico regolare e per le vie del centro non restava alcuna traccia degli eventi della notte passata, fatta eccezione per l’aria densa passando davanti al Parlamento, ancora fitta per il gas dei lacrimogeni, che fa pizzicare gli occhi e la gola.

Nella notte tra giovedì e venerdì è esploso, a Tbilisi come in altre città del paese, il caos che si preparava in Georgia da settimane, dopo le contestatissime elezioni del 26 ottobre. Le manifestazioni, represse violentemente per tutta la notte, sono riprese nella serata di venerdì.

Il nuovo Parlamento

Lunedì l’apertura dei lavori in Parlamento, boicottata da tutte le opposizioni e dalla stessa presidente Salome Zourabichvili, ha visto in aula soltanto 89 parlamentari su 150, tutti di Sogno Georgiano. Nonostante il sabotaggio delle opposizioni e le proteste che continuano a susseguirsi nella capitale - e sebbene la Corte costituzionale non si sia ancora espressa sul ricorso presentato da Zourabichvili per invalidare il risultato delle elezioni - il partito di governo sembra determinato a procedere con i lavori.

Così, questa settimana Sogno Georgiano ha annunciato che il 14 dicembre si terranno come da programma le elezioni presidenziali e ha candidato alla presidenza Mikheil Kavelashvili, fondatore del People’s Party e promotore della "legge russa" o “legge sugli agenti stranieri”, che aveva scatenato le prime proteste in primavera.

E come se non bastasse, la Commisione elettorale centrale ha annullato la registrazione delle coalizioni di opposizione di Unity National Movement e Coalition for Change, creando di fatto le basi per un governo monopartitico con tendenze sempre più inequivocabilmente isolazioniste.

Il no all’Europa e le proteste

Giovedì mattina il primo ministro Irakli Kobakhidze ha annunciato che Sogno Georgiano «non metterà in agenda la questione dell'apertura dei negoziati con l'Unione Europea fino alla fine del 2028», congelando di fatto le relazioni con l’Unione fino a quel momento. Kobakhidze ha inoltre comunicato che fino al 2028 il governo «rifiuterà qualsiasi sovvenzione da parte dell’Unione Europea». Una decisione arrivata poche ore dopo l’approvazione di una risoluzione non vincolante al Parlamento Ue in cui si denunciavano «irregolarità significative» alle elezioni georgiane.

La reazione dei cittadini, che secondo gli ultimi sondaggi disponibili (2023) appoggiano l’ingresso della Georgia nell’Unione (il 79 per cento), è stata immediata. Migliaia di persone sono scese in strada in una grande manifestazione spontanea, prima davanti alla sede del partito e poi ancora in serata in viale Rustaveli, luogo simbolo di tutte le mobilitazioni delle ultime settimane e dell’ultimo anno, davanti al parlamento.

Non si è fatto attendere nemmeno l’intervento di Zourabichvili che, dopo un colloquio con i delegati europei, ha tenuto una conferenza stampa in cui ha definito l’operato «delle ultime settimane e forse degli ultimi mesi» di Sogno Georgino un «colpo di stato», aggiungendo: «Oggi io sono l’ultima istituzione legittima rimasta in questo paese». Mentre le strade si riempivano sempre di più, Zourabichvili si è poi rivolta alla polizia e all’esercito, chiedendo loro di «prendere una decisione e pensare a quale futuro state lasciando ai vostri figli». Durissime le parole della presidente: «Senza lo stato», ha concluso, «non siete niente. Il vostro ruolo è proteggere i cittadini, non gli schiavi, non i russi, non gli stranieri e non i traditori».

Il governo, supportato dalle forze speciali, ha invece deciso di mantenere la sua linea. Nella tarda serata di giovedì, la polizia ha concentrato un importante schieramento con centinaia di agenti. La repressione è stata durissima, con ampio uso di idranti e lacrimogeni. Almeno 12 manifestanti sono stati ricoverati in ospedale, 43 arrestati. Almeno due giornalisti sono stati feriti.

Ieri mattina quasi tutte le Università del paese hanno sospeso le elezioni per protesta, in un clima che non sembra accennare a distendersi.

E sempre ieri, in risposta a una dichiarazione dell’ambasciatore europeo Pawel Herczynski - in cui si definiva la decisione di Sogno Georgiano «estremamente spiacevole» – Kobakhidze l’ha accusato di diffondere disinformazione, minacciando «conseguenze» se l’ambasciatore «non modificherà il suo comportamento». Sono intanto previste per i prossimi giorni altre manifestazioni.

La legge anti LGBT

Nel frattempo, i lavori del nuovo parlamento proseguono senza le opposizioni e lunedì entrerà in vigore la cosiddetta legge "anti propaganda LGBT," approvata in via definitiva a settembre, grazie a cui il governo avrà il potere di vietare manifestazioni pubbliche come il Pride, di impedire l’esibizione di bandiere arcobaleno o altri simboli legati alla comunità LGBT, nonché di censurare prodotti culturali come libri e film.

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