«La Georgia è come una macchina che procede sulla strada. Il governo vuole guidarla in un’inversione a U, noi vogliamo andare avanti». Non poteva usare metafora più chiara il manifestante che incrocia il nostro sguardo su Rustaveli Avenue, di fronte la sede del parlamento georgiano a Tbilisi. Georgian Dream, il partito che ha vinto le contestate elezioni di fine ottobre, da qualcuno qui viene chiamato «Russian Dream».

Mikheil Kavelashvili si è insediato nella mattinata del 29 dicembre come sesto presidente della repubblica. L’ex calciatore del Manchester City è stato protagonista di una breve cerimonia dentro al parlamento, mentre fuori poco meno di duemila manifestanti protestavano con fischietti e cartellini rossi, in riferimento al suo passato calcistico. In molti battevano pietre su grandi muri di metallo eretti in queste settimane all’entrata del parlamento. Presenti anche qualche bandiera degli Stati Uniti e una della Nato.

La fine del braccio di ferro

EPA

A poche centinaia di metri, la presidente uscente Salome Zurabishvili aveva annunciato di lasciare la sua residenza a palazzo Orbeliani, mettendo fine (per ora) a un braccio di ferro durato oltre due mesi.

Il governo aveva annunciato che la presidente avrebbe rischiato di essere arrestata se non avesse lasciato la residenza entro oggi. Lei lo ha fatto, definendo l’insediamento di Kavelashvili una “parodia” e ribadendo di continuare a essere l’unica leader legittima. Tanto che avrebbe lasciato trapelare che sarebbe pronta a effettuare ancora viaggi istituzionali all’estero, in uno stallo che non è stato sciolto neanche dalla relazione finale dell’Osce/Odihr.

Il 20 dicembre scorso, gli osservatori internazionali dell’Osce hanno pubblicato un lungo report dopo aver seguito le contestate elezioni del 26 ottobre. Sono stati rilevati episodi di intimidazioni e problemi di trasparenza, seppur anche l’organizzazione abbia riconosciuto le elezioni come «amministrate in modo tecnicamente corretto» in un contesto generale di polarizzazione politica e sociale. L’atteso rapporto non ha preso posizioni nette, permettendo alle parti in causa di Sogno Georgiano e degli esponenti pro-Ue di rivendicarselo in egual modo.

La piazza georgiana che si oppone all’avvicinamento alla Russia e non vuole fermare la strada verso l’entrata nell’Unione europea oggi sembra provata, dopo due mesi di manifestazioni, violenze e arresti.

I simboli della protesta sembrano voler guardare al bivio in cui si trova la nazione post-sovietica: stare con l’Europa e gli Stati Uniti, o assecondare il corso intrapreso da Sogno Georgiano e congelare i negoziati per l’Ue. Con l’effetto di contrarre le garanzie per talune categorie della società (come la lesione di diritti per le persone omo e transessuali) e avvicinare il paese alla sfera russa.

Da Tbilisi a Batumi, da Kutaisi a Rustavi, tutti lo sanno. Tanto che sui muri e ai balconi ancora oggi sono numerose le bandiere ucraine esposte, come a voler esorcizzare che quel che è stato per l’Ucraina non sarà per la Georgia.

Tuttavia, qui a governare non c’è Volodymyr Zelensky ma Irakli Kobakhidze, presidente del consiglio eletto lo scorso febbraio sempre nelle fila di Sogno Georgiano. E soprattutto Bidzina Ivanishvili, l’oligarca che si è arricchito con il disfacimento dell’Unione Sovietica e oggi è l’uomo più ricco del paese, oltre che secondo molti il leader di fatto.

Ivanishvili è stato colpito da sanzioni dagli Stati Uniti appena due giorni fa. In piazza a Tbilisi sventolano numerose bandiere raffiguranti il suo volto, accompagnato dalla scritta ironica “congratulazioni”, e dalle bandiere e simboli di Iran, Hezbollah e Hamas. La divisione in “blocchi” è evidente anche da questo: da un lato l’oligarca che strizza l’occhio a Russia e Iran, dall’altra la strada “verso la libera Europa”. L’essenza delle proteste è tutta lì.

Intorno all’una i manifestanti iniziano a disperdersi. La mattinata è scivolata via abbastanza tranquilla, fatta eccezione per un momento di tensione che ha causato 6 fermi. Nulla rispetto a quanto successo negli ultimi mesi. La battaglia, almeno quella di oggi, sembra averla vinta Sogno Georgiano: il presidente si è insediato, chi l’ha preceduto ha abbandonato il palazzo, i manifestanti sono tornati a casa. Ma il futuro del paese è pieno di incertezze e divisioni. Nuove proteste sono preannunciate già per i prossimi giorni, a partire dalla notte di capodanno.

© Riproduzione riservata