La Cdu è uscita distrutta dalle ultime elezioni federali e adesso deve gestire la ricostruzione del partito e scegliere il nuovo leader che dovrà accompagnare i cristianodemocratici oltre l’epoca di Angela Merkel. Norbert Röttgen è il più accreditato per guidare la transizione.

La corrente centrista, a cui Röttgen fa riferimento, aveva già avuto la sua occasione proprio alle ultime elezioni: il candidato della Cdu, Armin Laschet, proveniva da quel gruppo, e ha fallito miseramente. Nel gennaio del 2021 Laschet aveva battuto proprio il compagno-rivale Röttgen alle primarie della Cdu.

Ora che il candidato sconfitto ha promesso di farsi da parte si apre una nuova possibilità per Röttgen. Dagli anni Novanta, quando era ancora una promessa, Röttgen ha rimediato parecchie sconfitte, l’ultima delle quali gli è costata il posto da ministro dell’Ambiente nel 2012.

Per capire perché, nonostante tutto, questa potrebbe essere la volta buona per vederlo alla guida della Cdu bisogna guardare al carattere dell’uomo e agli inizi della sua carriera.

Ambizioni e competenza

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Röttgen è molto ambizioso, ai limiti dell’arroganza, e non è un segreto che coltivi il sogno della cancelleria. Ma l’ex ministro ha anche lavorato sulla competenza, creandosi un profilo di credibilità che non lo farebbe apparire fuori posto in nessun incarico: è riuscito a risultare credibile prima come responsabile giustizia del partito, poi come ministro dell’Ambiente.

L’ultima occasione in cui ha dimostrato di essersi applicato è stata la presidenza della Commissione esteri, dove ha dato un’ottima prova. È un atlantista convinto, ma alla ricerca di un rapporto anche con la Russia, questione complicata per i conservatori tedeschi.

Si è esposto molto anche sul conflitto in Ucraina e da anni chiede un maggiore impegno dell’Unione europea per una politica estera comune per bilanciare il disimpegno americano. Ma che l’avvocato di un paese alle porte di Bonn avrebbe fatto strada si vedeva fin da quando muoveva i primi passi nel partito, negli anni Novanta.

A quell’epoca risale anche l’altra qualità che Röttgen può vantare rispetto ai suoi competitor interni: la sensibilità per temi tradizionalmente lontani dagli interessi della Cdu, come i diritti civili e il cambiamento climatico.

Durante il suo primo incarico parlamentare ha inaugurato insieme ad alcuni giovani colleghi conservatori e Verdi la “Pizza-connection”. Il nome nasceva dall’usanza di una dozzina di giovani parlamentari di uscire insieme per discutere di priorità condivise. Il punto di ritrovo era il ristorante italiano Sassela, dove peraltro i deputati non mangiavano mai la pizza.

Era la rottura di un tabù: all’epoca il dominatore assoluto della Cdu era ancora Helmut Kohl. Il cancelliere eterno era già avanti negli anni, ma guardava alle attività dei “giovani Turchi” del suo partito con un misto tra fastidio e stima paterna.

Era inaudito che i conservatori avessero un rapporto con i Verdi, fino a quel momento mai considerati veri interlocutori. Allo stesso tempo, la carica innovativa di questi giovani, che comunque avevano seguito il cursus honorum nel partito, gli piaceva.

Alla sua benedizione si era poi aggiunta quella di Merkel quando era diventata cancelliera, tanto che la componente conservatrice della “Pizza-connection” era poi stata rinominata il “Boygroup di Merkel”. A conti fatti, è stata soprattutto l’ala dei cristianodemocratici degli amici della pizza a fare carriera.

Oltre a Röttgen c’erano Laschet, Peter Altmaier, poi diventato più volte ministro, Ronald Pofalla, segretario generale del partito e capo della cancelleria, Hermann Gröhe, a capo del dicastero della Salute nel governo Merkel III. Gli ex giovani erano ormai diventati dirigenti su cui la cancelliera ha potuto fare pieno affidamento. Ma a spiccare è sempre stato Röttgen, «Muttis klügster», il «più brillante dei ragazzi di mamma», il più curato, quello vestito meglio, soprannominato il George Clooney tedesco.

I due condividono una mente curiosa e anticipatrice. Simile è anche il loro approccio al lavoro: nessuno dei due affronterebbe mai una questione politica senza aver studiato ogni documento scritto sull’argomento.

Lo scontro

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Nonostante le affinità, nel 2012 il loro rapporto è andato in frantumi. Colpa della determinazione di Röttgen. Solo due anni prima Röttgen, già ministro dell’Ambiente, aveva vinto con uno scarto impressionante le primarie per la candidatura a governatore della Renania settentrionale-Vestfalia: il suo avversario era l’amico-rivale di sempre, Laschet, assai meno brillante e carismatico.

Le elezioni regionali nel 2012 erano andate malissimo e Röttgen non aveva intenzione di scambiare la sua poltrona di ministro con la guida dell’opposizione a Düsseldorf, ma Merkel aveva paura che la sua immagine irrimediabilmente compromessa l’avrebbe danneggiata in un periodo complicato del suo cancellierato.

Il Clooney tedesco non era d’accordo. Si è rifiutato in tre occasioni di presentare le dimissioni, non lasciando così a Merkel altra strada se non il licenziamento. Una decisione che non ha preso nei confronti di nessun altro ministro che ha lavorato con lei.

Da allora Röttgen è stato per un lungo periodo nell’ombra, dedicandosi alla sua passione, lo studio. Anche questa lontananza dalle prime file gli ha permesso di presentarsi come una figura innovativa alle primarie per la candidatura alla cancelleria della Cdu: nel 2020-21, il lungo periodo in cui il congresso è stato rimandato, si trattava di battere di nuovo Laschet, ma stavolta il governatore aveva il consenso di gran parte dei maggiorenti.

La sottile intelligenza di Röttgen non è apparsa sufficiente per affrontare la campagna elettorale. Ironia della sorte, è stato proprio Laschet a firmare una delle più calzanti descrizioni di Muttis klügster: «Una combinazione unica di intelligenza, charme e ironia».

Röttgen non ha mai perso l’abitudine di anticipare i temi che domineranno il dibattito pubblico negli anni a venire. Il confronto con altre realtà oltre a quella del suo partito gli ha dato uno slancio modernizzatore che spesso l’ha portato al conflitto con l’ala più conservatrice del partito.

Fin dalla gioventù è sempre stato tra i più feroci oppositori di alcune posizioni tradizionaliste della Cdu. Erano queste le ragioni che avevano portato i Verdi a guardare con un certo favore alla possibile elezione di Röttgen come candidato del partito conservatore: in caso di vittoria di una coalizione nero-verde l’affinità avrebbe creato un clima di lavoro promettente.

Non è andata così. Dopo aver puntato sul candidato sbagliato la Cdu è consumata dagli scontri interni. Röttgen non ha risparmiato critiche alla campagna elettorale di Laschet, e ora lavora per conquistare la guida del partito dopo la peggiore sconfitta di sempre.


 

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