Gianni Infantino è stato rieletto per acclamazione alla presidenza della Fifa in occasione del 73° congresso della federazione tenutosi questa mattina a Kigali, capitale del Ruanda. L’esito di queste elezioni era in realtà una mera formalità. Un punto come un altro all’interno dell’agenda del giorno. Non si è assistito a campagne elettorali, né si sono vissuti attimi di suspence in sala al momento della votazione.

A contendere il trono di Infantino, infatti, non c’erano altri candidati perché non esiste una reale e significativa opposizione in seno alla Fifa. Sin da quando Infantino ha preso in mano le redini del calcio mondiale nel 2016, in seguito all’enorme scandalo di corruzione che ha portato alla destituzione di Sepp Blatter, è stato in grado di tessere relazioni ambigue e fruttuose con gran parte delle 211 federazioni affiliate. In particolare con quelle africane.

Conquistare la Caf

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La Confederazione africana del calcio (Caf), composta da 54 federazioni, è la confederazione più numerosa e giocoforza più appetibile per presidenti o aspiranti tali che sono in cerca di consenso in vista delle elezioni.

Allo stesso tempo è anche tra le più vulnerabili e ricattabili ed è amministrata da molti dirigenti senza scrupoli disposti a rinunciare alla propria autonomia pur di mettere le mani sui fondi che la Fifa elargisce annualmente alle federazioni.

Infantino è sempre stato consapevole di possedere un’attraente leva di potere in Africa e ha deciso di utilizzarla immediatamente, dato che nel 2016 l’ex presidente camerunense della Caf, Issa Hayatou, ha votato contro la sua elezione a presidente della Fifa.

Hayatou, padrone incontrastato della Caf per ben 29 anni, perderà le elezioni l’anno successivo. «Infantino voleva un candidato per eliminare Hayatou, lo sapevano tutti», ha affermato alla Bbc il malgascio Ahmad Ahmad, successore di Hayatou e presidente della Caf dal 2017 al 2021. «Infantino mi ha convinto a farlo».

Cambiare cavallo

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Ma il cavallo Ahmad su cui Infantino aveva puntato non è riuscito a terminare la propria corsa. Ad agosto 2019, nel bel mezzo di una grave crisi amministrativa che stava danneggiando la Caf, la Fifa si è spinta oltre e ha inviato l’allora segretaria generale, la senegalese Fatma Samoura, a gestire le operazioni della confederazione per sei mesi.

Alla richiesta di un prolungamento della supervisione della Fifa nel febbraio 2020 sarebbe seguito un rifiuto da parte di Ahmad, che verrà poi sospeso per cinque anni nel novembre dello stesso anno per aver offerto e accettato doni in cambio di favori personali, per abuso d’ufficio e per appropriazione indebita di capitali.

Questi sono capi di accusa che risalirebbero già ai primi anni della presidenza Ahmad e di cui la Fifa era già a conoscenza, ma che avrebbe utilizzato al momento più opportuno per disfarsi del malgascio. In seguito, scottato dal mandato del suo ex alleato, Infantino ha scelto di prendere in mano la situazione in occasione delle elezioni del marzo 2021.

Il tour elettorale

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La sfida a quattro tra Ahmed Yahya (Mauritania), Augustine Senghor (Senegal), Jacques Anouma (Costa d’Avorio) e Patrice Motsepe (Sudafrica) per la presidenza della Caf rappresentava una pluralità di opzioni mai vista prima. Ma è durata solo qualche mese.

L’indipendenza del processo elettorale è infatti venuta meno a partire dal 6 febbraio 2021 con l’inizio del tour africano di Infantino. Nei successivi dieci giorni il presidente della Fifa ha girato l’Africa in lungo e largo su un jet privato.

Ufficialmente in missione per dare una mano al calcio africano, Infantino si è riunito con i presidenti federali e i capi di Stato più influenti per elaborare un piano comune e arrivare alle elezioni del 12 marzo con un solo candidato appoggiato dall’intero continente.

Le elezioni

Il prescelto è stato Motsepe, proprietario dell’African Rainbows Mineral e terzo uomo più ricco del Sudafrica con un patrimonio netto stimato di 3 miliardi di dollari.

In altre parole, si è trattato di un piano volto a esercitare un controllo diretto sul nuovo presidente in vista delle elezioni della Fifa che si sono tenute questa mattina, guarda caso per la prima volta, su suolo africano.

E altrettanto casualmente a Kigali, casa dell’alleato di Infantino Paul Kagame, dove dovrebbe avere sede la società europea che gestirà la Superlega africana in partenza il prossimo ottobre. «I soldi della Fifa sono i vostri soldi», ha ricordato alla platea Infantino, che è ora libero di governare il calcio mondiale fino al 2027.

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