Dalle emissioni di CO2 alle energie rinnovabili, fino all’impegno sugli altri inquinanti, l’ex segretario di Stato John Kerry e l’inviato di stato per il mutamento climatico della Cina, Xie Zhenhua, hanno firmato una dichiarazione congiunta sull’impegno condiviso in vista del summit che si terrà in occasione della Giornata Mondiale della Terra e della Cop26
Gli Stati Uniti e la Cina, i due maggiori responsabili delle emissioni di CO2 al mondo, hanno deciso di impegnarsi a cooperare per frenare il cambiamento climatico. Non solo, si preparano a far valere il loro peso congiunto in campo internazionale. L’ex segretario di Stato John Kerry e Inviato di stato per il clima è volato a Shangai dove ha incontrato l’omologo Xie Zhenhua, anche detto “il padre cinese dell’accordo di Parigi” contro il mutamento climatico. Dopo due giorni di colloqui, ha reso noto il Dipartimento di Stato Usa, hanno siglato un accordo che sancisce i punti su cui i due paesi lavoreranno insieme in ambito internazionale: l’impegno a ridurre la CO2, ma anche per aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili e tagliare le altre emissioni che peggiorano il surriscaldamento globale.
La mossa degli Stati Uniti
L’accordo arriva pochi giorni prima del grande incontro virtuale che il presidente Joe Biden ha organizzato per il prossimo 22 aprile per discutere la questione, fissato in occasione della Giornata Mondiale della Terra. Al meeting sono stati invitati quaranta capi di stato e di governo, tra cui il presidente cinese Xi Jinping. I lavori, si legge sul sito della Casa Bianca, saranno trasmessi in streaming e saranno pubblici. Il comunicato con cui è stato annunciato il summit inoltre sottolinea che saranno presenti i 17 paesi che da soli causano l’80 per cento delle emissioni globali, di cui fanno parte sia la Repubblica Popolare Cinese che i paesi dell’Unione europea. Biden ha ricordato che sin dal primo giorno del suo insediamento alla Casa Bianca si è messo all’opera per tornare negli Accordi di Parigi dopo la defezione dell’ex presidente Repubblicano Donald Trump. John Kerry adesso ha aggiunto un altro tassello con la dichiarazione del 17 aprile: «Gli Stati Uniti e la Cina si sono impegnati a cooperare tra loro e con altri paesi per affrontare la crisi climatica, che deve essere affrontata con la serietà e l’urgenza che richiede».
Cosa c’è nella dichiarazione
Lo statement, pur rimanendo ancora nell’alveo delle buone intenzioni, risulta abbastanza dettagliato. Infatti oltre a dichiarare che entrambi i paesi sono pronti in vista della Cop26 del prossimo novembre a fissare obiettivi più ambiziosi per il taglio delle emissioni di gas a effetto serra e CO2, vede i due paesi pronti a cooperare per la messa di campo di politiche e tecnologie per la decarbonizzazione dell'industria e della produzione di energia attraverso l'economia circolare, lo stoccaggio – fondamentale per lo sviluppo delle energie rinnovabili - , lo stoccaggio del carbonio e lo sviluppo dell’idrogeno verde. Allo stesso modo si legge unità di intenti per una maggiore diffusione delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica ma soprattutto nel taglio delle emissioni nel settore dei trasporti - inclusi i temi spinosi dell’aviazione e del trasporto marittimo. Punti a cui si aggiunge la cooperazione per affrontare le emissioni di metano e altri gas a effetto serra diversi dalla CO2 e infine l’intenzione di mettere in campo «politiche e misure a breve termine, anche per quanto riguarda la riduzione delle emissioni da carbone, petrolio e gas». Senza dimenticare nell’ultimo passaggio gli impegni sulla biodiversità.
Nuovo fronte
Il fronte internazionale degli Stati Uniti è cambiato. Trump da una parte aveva accusato la Cina di “rampant pollution”, inquinamento in crescita e incontrollato, dall’altra aveva deciso di portare gli Stati Uniti fuori dagli Accordi di Parigi, decidendo di smettere di seguire il filone ambientalista perseguito da Obama. Nel corso del summit Onu dello scorso settembre, Xi Jinping invece aveva dichiarato che la Cina raggiungerà zero emissioni di anidride carbonica nette al 2060 portando di fatto – almeno a parole - il paese in prima linea sul fronte della lotta contro il mutamento climatico. Biden e Kerry hanno deciso di rientrare in partita, e Stati Uniti e Cina sono tornati dalla stessa parte. Kerry, che dallo scorso gennaio twitta solo dall’account da Inviato speciale per il clima ha scritto che «gli Stati Uniti annunceranno presto un nuovo ambizioso target per il clima».
© Riproduzione riservata