Le proteste contro l’intitolazione della Scuola Politica a Ivan Ilyin, il “filosofo di Putin”
Il 12 aprile scorso comparsa sulla piattaforma online change.org una petizione del tutto particolare: è stata lanciata dagli studenti universitari della RSUH, l’università Statale Russa per le Scienze Umane di Mosca, formalmente istituita con un decreto del 1991 ma di fatto con le origini che affondano nel prestigioso Istituto storico e archivistico statale di Mosca sorto il 3 settembre 1930.
La petizione degli studenti è contro l’intitolazione al filosofo Ivan Ilyin di un nuovo centro di specializzazione dell’università, la «Scuola Politica Superiore» diretta dall’ ideologo ultranazionalista Aleksandr Dugin.
L’iniziativa sta destando un vespaio nella Federazione Russia nonostante la censura del regime per cui è bene riportare integralmente il testo del documento rimanendo fedeli ai suoi passaggi.
«Noi, studenti dell’Università Statale Russa per le Scienze Umanistiche e cittadini preoccupati, esprimiamo la nostra sincera indignazione in relazione alla creazione del centro educativo e scientifico intitolato al filosofo di estrema destra Ivan Ilyin. Nel XX secolo, Ivan Ilyin fu attivamente connivente con le attività del regime fascista tedesco, giustificò i crimini di Hitler confrontandosi con il bolscevismo e scrisse sulla necessità del fascismo russo. Il centro scientifico di una delle principali università del paese che ha sconfitto il fascismo non può fregiarsi del nome di sostenitore delle idee fasciste, tenendo conto della situazione socio-politica in cui si trova attualmente il nostro paese. L’università deve rimanere la dimora della conoscenza e della creatività, libera dalla congiuntura politica e dalla propaganda. Siamo convinti che il filosofare di Ilyin abbia poco in comune con i valori dell’umanità progressista, così come con l’idea fascista, che è un costrutto politico innaturale. Pochi mesi fa, la pubblicità e l’indignazione pubblica hanno contribuito alla sospensione del processo: l’amministrazione era stata costretta a cancellare l’annuncio dell’intitolazione del Centro di ricerca a Ivan Ilyin. Ma quella vittoria del buon senso è stata inconcludente. Come è diventato noto dai media e dalle pubblicazioni ufficiali dell’università, la Scuola Politica Superiore intitolata a Ivan Ilyin è stata approvata con ordine del 04.07.23 N 01-546/base, il capo della direzione era il filosofo di estrema destra Alexander Gelevich Dugin.
Vogliamo credere di non essere soli nel nostro appello, e quindi chiediamo aiuto a tutta la comunità progressista che si prenda cura di noi! Chiediamo che il centro educativo e scientifico sia rinominato e che si tenga una votazione pubblica tra gli studenti per il nome della nuova scuola politica superiore».
Da Hegel a Hitler
La protesta dunque è proprio contro Ivan Ilyin (nato a Mosca nel 1882, morto a Zurigo nel 1954) il "filosofo di Putin", teorico del mito eurasiatico e della Russia neo-imperiale, più volte evocato dal presidente russo.
In realtà Ilyin è una figura complessa: inizialmente vicino ai socialisti rivoluzionari del 1905, divenne oppositore del bolscevismo e fu costretto nel 1922 a partire su uno dei «piroscafi dei filosofi» diretti in Europa occidentale su cui Lenin faceva imbarcare gli intellettuali ostili al regime. Riparò a Berlino dove insegnò all’ Accademia filosofico-religiosa, dedicandosi alla ricerca sull’idealismo di Hegel e approdando infine al filone dello spiritualismo.
Nel 1918 pubblicò i tre volumi della Filosofia di Hegel, come dottrina di Dio fino a sviluppare una concezione della filosofia come esperienza religiosa attraverso le tappe di due pubblicazioni, la prima del 1925, Senso religioso della filosofia, e l’ultima del 1952 Les axiomes de l’expérience religieuse.
Ancora più controverso è invece il percorso propriamente ideologico di Ilyin. Non riuscì a terminare l’opera Su Monarchia e Repubblica, ma dei dodici capitoli riuscì a scrivere l’introduzione e i primi sette. Vi sostiene sostanzialmente il primato della monarchica sulla repubblica per i seguenti principi: la differenza principale non risiede negli aspetti giuridici, bensì nella "coscienza del diritto" che di esse ha la gente comune.
Ne consegue che nella monarchia la coscienza del diritto tende a unire il popolo all’interno dello Stato, mentre nella repubblica tende a trascurare il ruolo dello stato e privilegia la società.
Da qui la tendenza della coscienza monarchica ad essere conservatrice e a mantenere le tradizione, mentre la coscienza repubblicana è incline a rapidi cambiamenti. Nel periodo dell’ esilio, Ivan Ilyin sostenne che la Russia non avrebbe esaurito la sua storia nel "pericolo comunista", ma avrebbe avuto un futuro forgiato sui valori del «fascismo cristiano».
Durante l’affermazione del nazionalsocialismo in Germania e del fascismo in Italia Ilyin si riconobbe pienamente in quelle ideologie: già nel 1925 nel saggio Sulla resistenza al male con la forza Ilyin in polemica con Tolstoj teorico della non-violenza aveva sostenuto che occorre «accettare il male: accoglierlo in noi e dargli libertà, spazio e potere», e nel 1933 aveva pubblicato l’articolo National Socialism. A New Spirit, in cui sostenne la presa di potere dei nazisti in Germania.
Al crollo di fascismo e nazismo, nel 1949 si fece promotore di una “terza via” per la costruzione di uno stato in Russia, in cui si opponeva tanto alle esperienze dei passati totalitarismi quanto alla democrazia “formale”.
Il mito neo-imperiale
A Putin probabilmente sono particolarmente cari i tre discorsi Sulla Russia del 1926 e il saggio del 1950 Cosa riserverà al mondo lo smembramento della Russia: il filosofo descrive la Russia come «un organismo vivo, storicamente cresciuto e culturalmente legittimato, non soggetto a smembramenti arbitrari», ma profetizza anche il crollo del sistema sovietico e un futuro di «lotte intestine, contese e guerre civili senza fine, che sfoceranno costantemente in conflitti mondiali».
In un altro passaggio Ilyin pone provocatoriamente la domanda: come mai nei confronti della Russia è lecito sostenere movimenti indipendentisti per ogni etnia, mentre in Europa non avviene altrettanto per valloni, gallesi, catalani, baschi, e altri? In un saggio pubblicato nel 2018 – riedito recentemente in Italia (Ivan Il’in, Il filosofo del neozarismo di Putin, a cura di Andrea Lombardi, Italia Storica di Genova) – lo storico americano Timothy Snyder Yale descrive Ilyin come un pensatore rigorosamente anti liberale, antisemita e anti americano, che ha dato le basi al “fascismo russo”.
Sullo sfondo c’è una interpretazione molto ortodossa del cristianesimo che sostiene l’idea di una missione storica che la Russia deve compiere: ritornare al mito imperiale euroasiatico e dei paesi russofoni e slavi uniti da contrapporre all’occidente europeo e ai suoi valori edonisti e materialisti.
Da qui l’idea anche di Ilyin di riportare l’Ucraina in Russia, dove c’è "un solo popolo" che l’Unione Sovietica aveva diviso esclusivamente per motivi amministrativi e non certo per riconoscere identità nazionali. Su queste idee è evidente l’identificazione del pensiero di Ilyin con le narrazioni di Putin sulla Grande Russia, come anche con quelle sul Mondo Russo elaborate dall’ultranazionalismo di Alexander Dugin e dalla aberrazione del cristianesimo ortodosso del primate di Russia Kirill.
Un deputato coraggioso
La petizione degli studenti russi della Università per le Scienze Umane offre dunque uno spaccato della società russa in cui si può avere speranza che in qualche fascia delle nuove generazioni possa emergere un punto di vista diverso dal pensiero unico. Il direttore della «Scuola Politica Superiore» Aleksandr Dugin ha parlato di una campagna avviata dall’ Ucraina e dalle forze che hanno ucciso la figlia Daria. Anche il rettore dell’Università Alexander Bezborodov ha rimarcato che la petizione è stata pubblicata «nell’interesse dei servizi speciali ucraini».
La petizione degli universitari si è diffusa prima di essere messa a tacere dalla censura del regime, e ha avuto un seguito anche in un’interrogazione alla Duma del deputato del partito comunista Vladimir Isakov. L’interrogante ha chiesto di valutare la legalità della istituzione di un centro educativo intitolato a Ilyin anche all’ Ufficio del Procuratore Generale in relazione all’articolo del codice penale che sanziona la riabilitazione del nazismo.
Per il deputato Isakov il filosofo si definiva apertamente fascista, accolse con favore l’ ascesa al potere di Adolf Hitler ed elogiò la politica di Benito Mussolini. «Oggi il nostro Paese sta combattendo la manifestazione del fascismo e del nazionalismo su tutti i fronti. E questa lotta deve essere coerente», ha scritto Isakov andando anche oltre: «Il fascismo non può avere sfumature o nazionalità. Non c’è nessun fascismo ucraino, non c’è un fascismo tedesco, è lo stesso. Criticando Stepan Bandera, non possiamo imbiancare Ivan Ilyin». Tsargrad, la testata degli ultranazionalisti legati anche a Dugin, da tempo ha richiamato le tesi di Ival Ilyin interpretandole con molte forzature per sostenere il Putin-pensiero specie sull’unità storica dei popoli russi, inclusi bielorussi e ucraini. Ha quindi rilanciato la notizia della protesta lanciando l’allarme per il ritorno alla lotta «tra destra e sinistra» tanto da «accendere il fuoco di una nuova guerra civile in Russia» da accomunarsi addirittura all’ attentato terroristico alla Crocus City Hall.
Per il sito di oppositori all’estero Meduza l’iniziativa degli universitari ha già riscosso 17mila firme: sono i segnali di una Russia diversa che i media occidentali farebbero bene ad aiutare ad emergere, anche perché la comunicazione globale può ancora combattere i regimi.
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