- Il premier ha annunciato lo stanziamento di altri cinque miliardi fino al 2024 nel settore della Difesa. L’obiettivo è arrivare alla quota del 2,5 per cento del Pil.
- Londra vuole rispolverare il proprio ruolo di potenza mondiale. Tra l’impulso all’industria della Difesa e il supporto all’Ucraina, Sunak sta provando a rilanciare quello che subito dopo la Brexit era lo slogan preferito dei conservatori inglesi: la Global Britain.
- L’obiettivo di Aukus è promuovere e mantenere la libertà della regione dell’Indo Pacifico. Il sottinteso, non del tutto velato, è che l’alleanza miri a contenere la Cina e i suoi tentativi di espansione.
Nuovi fondi per l’esercito e il via al progetto Aukus sui sottomarini nucleari per rilanciare la Global Britain. L’agenda del premier britannico Rishi Sunak nelle ultime ore, così come quella delle ultime settimane, è stata particolarmente fitta.
A fine febbraio la firma del Windsor framework con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, poi l’annuncio del piano di contrasto ai flussi migratori nella Manica insieme a Emmanuel Macron, a cui il premier britannico ha promesso centinaia di milioni di sterline per fermare e arrestare i migranti sulle coste francesi. Domenica scorsa, invece, Sunak è volato negli Stati Uniti per formalizzare l’alleanza Aukus con Washington e Canberra.
Aumentano le spese militari
Lunedì, direttamente dagli Usa, l’ex banchiere inglese ha comunicato un nuovo aumento nelle spese relative alla Difesa: cinque miliardi di sterline da qui al 2024, che si vanno ad aggiungere ai 24 miliardi già previsti nel 2020, quando a Downing Street c’era ancora Boris Johnson.
Sunak ha anche alzato l’asticella in quello che è a tutti gli effetti un aggiornamento del documento strategico Integrated Review del 2021: l’obiettivo di Londra, infatti, è raggiungere la soglia del 2,5 per cento del Pil in spese militari. Una quota maggiore rispetto al 2 per cento richiesto dalla Nato (e soprattutto dagli Usa) ai propri membri.
Non sorprende quindi che l’iniziativa di Sunak sia stata accolta con particolare soddisfazione dal segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg che ha ricordato come Londra sia un esempio nel campo della Difesa.
Sunak è stato chiaro: in un mondo sempre più instabile e disordinato «il Regno Unito deve essere pronto a mantenere la propria posizione». Il refrain è ormai quello classico, che si sente utilizzare sempre più spesso, almeno da quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel febbraio del 2022: «Investiamo nel lungo periodo nelle forze armate così saremo pronti per le sfide di oggi e del futuro», dalla guerra scatenata da Mosca alla crescita assertiva in campo economico e militare della Cina, ha aggiunto il premier.
Londra vuole rispolverare il proprio ruolo di potenza mondiale che ha mantenuto fino allo scorso secolo. Tra l’impulso all’industria della Difesa e il supporto all’Ucraina, Sunak sta provando a rilanciare quello che subito dopo la Brexit era lo slogan preferito dei conservatori inglesi: la Global Britain. La strategia di proiezione internazionale del Regno Unito che nel corso degli ultimi anni si è però appannata.
L’accordo sui sottomarini
A inserirsi perfettamente in questo contesto è Aukus, l’alleanza tra Australia, Stati Uniti e Regno Unito che prevede la costruzione di sottomarini a propulsione nucleare (ma non dotati di armi nucleari).
I rispettivi capi di stato e di governo, Anthony Albanese, Joe Biden e lo stesso Sunak, ieri hanno tenuto un vertice nella base navale di Point Loma, a San Diego, proprio per delineare quel progetto firmato nel 2021 che aveva fatto infuriare la Francia, estromessa all’ultimo da una commessa multimiliardaria per i sottomarini.
L’obiettivo di questa partnership nel campo della sicurezza è promuovere e mantenere la libertà della regione dell’Indo Pacifico. Il sottinteso, non del tutto velato, è che lo scopo dell’alleanza sia contenere la Cina e i suoi tentativi di espansione in quel quadrante di mondo sempre più cruciale.
L’affare prevede che le marine di Stati Uniti e Regno Unito pensino all’addestramento dei civili e del personale militare della Royal Australian Navy, con Londra e Canberra che si occuperanno dell’assemblaggio dei sottomarini dal design britannico (con l’impegno in prima linea dei colossi Bae Systems e Rolls-Royce) e dalle tecnologie americane, in particolare della Lockheed Martin.
I battelli non saranno operativi prima del 2040, ma intanto gli Usa all’inizio del prossimo decennio cederanno tre sottomarini della classe Virginia all’Australia. Un numero che se necessario potrà salire a cinque. E nei prossimi anni sono previste sempre più missioni dei sottomarini britannici e statunitensi al largo delle coste e nei porti australiani.
La reazione di Pechino, così come di Mosca, non si è fatta attendere. Dalla Cina il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin ha denunciato la «mentalità da Guerra fredda» del programma Aukus. Dalla Russia, invece, a parlare è stato direttamente il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, denunciando l’iniziativa del mondo anglosassone che scommette su «anni di scontri» in Asia.
Con il suo recente protagonismo sulla scena interna ed esterna, Sunak spera di far guadagnare qualche punto ai conservatori, ben lontani dai laburisti nei sondaggi ma in leggera ripresa.
Sia il premier che il ministro della Difesa Ben Wallace, infatti, non hanno perso tempo e hanno sottolineato come i cantieri per i sottomarini porteranno nei prossimi anni alla creazione di migliaia di posti di lavoro ben pagati, soprattutto nel nord ovest dell’Inghilterra, tra Derby e Barrow-in-Furness. Come dimostrato con il piano anti immigrazione, l’occhio, in fondo, è sempre rivolto all’interno dei confini britannici.
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