Mentre il mondo attende l’invasione via terra di Gaza, in Ucraina le truppe del Cremlino sono tornate all’offensiva. Obiettivo: la città di Kupiansk. «I russi non sono nemici facili», dicono i soldati di Kiev. Oltre 40mila civili a rischio
«Andate pure avanti. Se vediamo che non ci sono russi vi seguiamo». Il soldato ucraino non è molto felice di vedere l’automobile dei giornalisti. Tra il rimbombo costante dell’artiglieria e le sporadiche raffiche di armi leggere tutti qui hanno i nervi a fior di pelle.
L’umorismo da trincea è un modo di sfogare la tensione. La stazione di servizio dove il soldato e la sua ambulanza hanno trovato riparo dagli occhi elettronici dei droni si trova a qualche chilometro di distanza dal fronte, ma dove sia esattamente la prima linea nessuno sembra saperlo con certezza. Un paio di chilometri più a est della stazione di servizio, il villaggio di Petropavlivka dovrebbe essere sicuro, ma secondo alcuni è parzialmente occupato dai russi.
L’unica cosa certa è che a ovest, il sole autunnale illumina una grande bandiera ucraina issata sulla cima di una collina. È la città di Kupiansk, che da un mese i russi hanno deciso di conquistare ad ogni costo.
La nuova offensiva
Mentre l’attenzione del mondo si concentra sull’attesa invasione di terra di Gaza da parte dell’esercito israeliano, in Ucraina le forze armate del Cremlino sono tornate all’attacco. Terminati i giorni in cui Kiev contava i chilometri faticosamente conquistati dalla sua controffensiva estiva, ora per gli ucraini è tornato il momento di mettersi in difesa.
Adviidka, vicino alla città di Donetsk, per due settimane è stata il centro di una nuova offensiva russa che fino ad ora ha prodotto pochi risultati. Filmati registrati dalle truppe ucraine mostrano decine e decine di veicoli russi distrutti dalle mine e dai missili anticarro. «L’esercito russo è davvero così stupido?», si è chiesto in un articolo l’analista militare del Kyiv Independent dopo l’ennesimo attacco respinto con gravi perdite.
Ora, con l’offensiva di Donetsk che sembra essersi esaurita, la città di Kupiansk è diventata il nuovo bersaglio delle truppe del Cremlino. Secondo le forze armate di Kiev, il distretto della città è stato attaccato quaranta volte venerdì, trenta volte sabato e altre quindici domenica. Nel fine settimana, il fronte ha ricevuto la visita del comandante delle truppe di terra ucraine, Olekandr Syrskyi, che ha promesso rinforzi.
«Qui la situazione è difficile. I russi hanno lanciato un’offensiva intensa, non solo con fanteria, ma anche con artiglieria e mezzi corazzati», dice Andrii Kanashevich, capo del distretto militare di Kupiansk. Alla fine dell’estate, i russi avevano concentrato oltre centomila soldati e mille carri armati in questo settore.
Circa la metà sono schierati contro Kupiansk, dice: «Abbiamo abbastanza soldati per respingerli, ma ci servono munizioni di artiglieria». Nei prossimi giorni si aspetta altre ondate di attacchi. Il peggio probabilmente deve ancora arrivare. Il suo timore principale è che questa battaglia divenga uno scontro simbolico e politico, che proseguirà anche quando non ci saranno più ragioni militari per farlo: «Come è successo a Bakhmut».
La città sulla collina
Kupiansk si trova in un punto strategico del fronte settentrionale. È situata in cima a una collina che domina una spianata, nell’ultimo punto dove è facile attraversare il fiume Oskil prima che si trasformi in un lago dalle sponde paludose. A ovest, una strada porta dritto a Kharkiv, la seconda città dell’Ucraina. A est, oltre il fiume, il terreno è piatto e punteggiato di boschi e villaggi. La città è stata occupata dai russi all’inizio del conflitto e liberata dagli ucraini all’incirca un anno fa. Da allora offre ai difensori una posizione invidiabile per controllare i movimenti del nemico.
La città non è ancora ridotta completamente in rovina come Bakhmut o Avdiivka, ma circa un quarto dei suoi edifici è stato danneggiato. Per ora le bombe colpiscono raramente la città: i russi preferiscono concentrarsi sui villaggi vicino alla prima linea dove stanno cercando di avanzare. Kupiansk è comunque una città spettrale, costantemente attraversata da veicoli militari e dove le strade si animano di civili soltanto per poche ore intorno all’ora di pranzo, quando gli abitanti rimasti in città raggiungono l’ufficio postale per ritirare la pensione o fanno spese a un piccolo mercatino improvvisato.
Tra i clienti delle bancarelle ci sono parecchi soldati, un fatto che si riflette nella mercanzia esposta: borse, scarponi e giacche militari. Il governo ucraino fornisce solo l’essenziale ai suoi soldati, che spesso completano i propri kit militari spendendo soldi di tasca propria.
«Non un nemico facile»
Le sconfitte subite dai russi ad Avdiivka hanno fatto celebrare a molti l’ennesimo fallimento delle forze armate del Cremlino. A pochi chilometri dal fronte di Kupiansk si respira un clima diverso. «Non chiamerei questa offensiva un fallimento», dice Tuareg, nome di battaglia del tenente 44enne al comando del distaccamento droni notturni della 92esima brigata, una delle principali unità incaricate della difesa di Kupiansk. «I russi continuano a premere, guadagnano poco terreno per volta, ma continuano a farlo».
A Kupiansk la battaglia è una faccenda riservata a fanti e cannoni. Il terreno fangoso non è adatto ai blindati più pesanti. Nei boschi oltre il fiume Oskil si incontrano i carri armati ucraini che attendono mimetizzati il loro turno. Più avanti è la fanteria a presidiare le posizioni avanzate.
I russi attaccano in massa con i battaglioni di ex carcerati Storm-Z, una tattica ereditata dal gruppo mercenario Wagner. Secondo alcuni è un segno di disperazione. Il tenente Tuareg, invece, dice di rispettare i suoi avversari, almeno dal punto di vista militare: «I russi non sono un nemico facile». Hanno imparato dai loro errori e si stanno adattando a un conflitto sempre più sofisticato.
I progressi principali dice di averli visti nella guerra elettronica. Non appena i suoi velivoli si alzano oltre l’orizzonte entrano nel campo visivo di tre antenne russe che iniziano a inviare segnali di disturbo. Se all’inizio della guerra le missioni dei suoi droni avevano successo una volta su due, ora le possibilità si sono ridotte a una su tre. Tuareg sta iniziando a sentire anche la differenza nella quantità di risorse a disposizione dei due contendenti. I russi hanno più droni e più armi anti drone. Gli ucraini sono costretti a ricorrere alle donazioni dei volontari. A spanne, soltanto uno su dieci dei droni che utilizzano arriva dal governo, dice Tuareg. Così, la sua unità che in teoria la sua unità dovrebbe eseguire 40 missioni al giorno con droni kamikaze ne compie a malapena una decina.
I civili
Mentre la battaglia cresce di intensità ogni giorno, decine di migliaia di persone continuano a vivere intorno alla città. Secondo il governatore Kanashevich, nel distretto di Kupiansk ci sono ancora 42mila civili, un terzo della popolazione prima dell’invasione. Le autorità militari vorrebbero la loro completa evacuazione, ma non è semplice. Chi voleva o poteva andarsene è già partito. Chi resta non ha intenzione di muoversi. «Dove dovrei andare?», domanda Tetyana, 82 anni, che ha portato té e piccoli cornetti fatti in casa ai volontari che stanno distribuendo aiuti nel villaggio di Novoosynove, pochi chilometri a est del fiume Oskil. «Questa è casa nostra».
Per il momento gran parte del distretto ha ancora accesso all’elettricità e alle linee telefoniche. Ma con l’arrivo dell’inverno nulla è scontato. Domenica una bomba russa ha danneggiato un trasformatore nel villaggio di Kurylvla. Gli operai di Kanashevich sono intervenuti rapidamente, ma una trentina di case è ancora senza luce.
Alexandra, 46 anni, vive in una piccola fattoria a qualche decina di metri dal luogo dove è caduta la bomba. L’esplosione ha distrutto tutti i vetri della sua abitazione. «Vivere qui è difficile - dice - Ma non possiamo andare via e lasciare qui i nostri animali». Dai boschetti poco lontano l’artiglieria ucraina spara quasi senza interruzione. Quella russa risponde di tanto in tanto.
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