- Xi Jinping è pronto a presentare una proposta di cessate i fuoco, ma rivendicando l’alleanza con la Russia
- Sarà difficile però che la diplomazia cinese si limiti a presentare un piano a tutto vantaggio di Mosca, senza fare leva sulle contraddizioni del fronte occidentale
- Gli Stati Uniti sono contrari a qualsiasi stop ai combattimenti che congeli le posizioni sul terreno
La Cina presenterà una proposta di cessate il fuoco per l’Ucraina? È quello che si aspettano le cancellerie occidentali le quali, anticipando la visita di stato in Russia di Xi Jinping – che inizia lunedì 20 marzo – hanno già bocciato la possibile mossa di Pechino.
«La Cina cerca di presentarsi come pacificatrice, l’unico paese che chiede la fine dei combattimenti», ha dichiarato John Kirby. «Nutriamo profonde preoccupazioni al riguardo, perché ciò darebbe un vantaggio alla Russia a spese dell’Ucraina». Secondo il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, «è questo il motivo per il quale stiamo manifestando questi timori ancor prima del viaggio di Xi».
La resistenza ucraina si sta preparando a far partire una controffensiva nel mese di maggio, anche grazie alle nuove forniture belliche in arrivo dall’occidente. Una tregua invece congelerebbe la situazione che si è determinata sul campo di battaglia, con ampie porzioni di territorio occupate dalla Russia nella parte orientale e meridionale dell’Ucraina, che perderebbe l’accesso al mar d’Azov e si vedrebbe ulteriormente ridotto quello al mar Nero. Gli Stati Uniti sono contrari a qualsiasi stop ai combattimenti che congeli le posizioni sul terreno, perché ritengono che ciò permetterebbe alla Russia di sequestrare pezzi di Ucraina e le darebbe la possibilità di riorganizzarsi in vista di nuovi attacchi.
Mosca allarga la coscrizione
Secondo l’intelligence britannica, la Russia si starebbe preparando ad allargare la platea degli arruolabili (dagli attuali 18enni-27enni ai 21enni-30enni), per avere presto più soldati a disposizione. Mentre in Ucraina ieri sono stati registrati pesanti attacchi con i droni iraniani, in particolare nella regione di Kherson, Putin appare più isolato. Al mandato d’arresto emesso dalla Corte penale internazionale dell’Aia (non riconosciuta da Russia, Usa, Ucraina e Cina) con l’accusa di aver dato ordine di deportare migliaia di bambini ucraini in Russia si è aggiunto ieri l’ok del presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, che sblocca l’ingresso della Finlandia nell’Alleanza atlantica.
L’attivismo mostrato dalla diplomazia di Xi nelle ultime settimane segnala comunque che che la Cina ormai si è proposta come mediatrice. Tuttavia, anche il “pacifismo” che ha soppiantato la “neutralità filo-russa” di Pechino dovrà tener conto delle esigenze della Russia. Così come nel 2013, Xi compierà simbolicamente proprio a Mosca il primo viaggio di stato dopo la (terza) elezione alla presidenza della Rpc. La “partnership strategica onnicomprensiva” tra Cina e Russia maturata nel nuovo contesto internazionale segnato dalla “competizione tra grandi potenze” è più forte che mai: è questo il messaggio che Xi e Putin manderanno agli Stati Uniti.
La quasi alleanza con la Russia non è un incidente di percorso come la politica “contagi zero”, che può essere improvvisamente mandata in soffitta, lasciando alla propaganda il compito di riscriverne la narrazione. Quella costruita negli ultimi dieci anni da Xi Jinping è un’alleanza di fatto: politica (anche tra Russia unita e il Partito comunista cinese); con le rispettive economie, complementari, sempre più intrecciate; e che prevede anche una crescente cooperazione militare. In Cina l’uomo della strada considera la Russia un alleato, e pensa che siano tutti russi gli stranieri che sono rimasti nel paese resistendo alle restrizioni anti-Covid degli ultimi anni.
Le contraddizioni dell’Ue
«Non sosteniamo le richieste di cessate il fuoco in questo momento», ha concluso Kirby: «Certamente non appoggiamo una tregua che sarebbe richiesta dalla Repubblica popolare cinese in un incontro a Mosca che andrebbe semplicemente a beneficio della Russia». Anche il Regno Unito ha fatto subito sapere che qualsiasi piano di pace che non si basi sulla sovranità e sull’autodeterminazione dell’Ucraina semplicemente non sarebbe un piano di pace.
Nei prossimi giorni scopriremo quale sarà la proposta di Pechino. Difficile comunque che la diplomazia cinese, dopo aver consultato nelle ultime settimane tutte le parti in causa, si limiti a presentare un piano a tutto vantaggio di Mosca, senza fare leva sulle contraddizioni del fronte occidentale, dove gli Usa puntano alla soluzione militare, mentre gli europei non vorrebbero un’escalation. Dopo l’immediata bocciatura della “Posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi ucraina” (il piano in 12 punti presentato il 24 febbraio scorso dal ministero degli esteri di Pechino), a Bruxelles ne stanno rivalutando alcuni aspetti: non lo giudicano più da buttare.
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