Continuano le trattative sulla proposta di cessate il fuoco avanzata dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden e approvata come risoluzione dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Ieri il segretario di Stato Usa, Antony Blinken era in Qatar, nel suo ottavo viaggio in Medio oriente da quando è iniziato il conflitto nella Striscia, per discutere del piano di pace con i mediatori qatarioti ed egiziani. «È ora di smettere di mercanteggiare» sulla tregua di Gaza, ha affermato, sottolineando che il divario tra Israele e Hamas è «colmabile».

Blinken ha però aggiunto che «Hamas ha proposto numerose modifiche alla proposta sul tavolo» per un cessate il fuoco permanente e il rilascio degli ostaggi.

«Alcuni cambiamenti sono realizzabili. Altri sono difficili da accettare», ha detto il segretario di Stato. Blinken non ha fornito altri dettagli sui cambiamenti proposti da Hamas. Anche Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca è intervenuto sul tema: «Molti dei cambiamenti proposti nella risposta di Hamas sono minori e non imprevisti. Altri differiscono in modo più sostanziale da quanto delineato nella risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Gli Stati Uniti lavoreranno con l’Egitto e il Qatar per colmare le lacune finali in linea con il discorso del presidente Biden e con la risoluzione del Consiglio di sicurezza. Il tempo delle contrattazioni è finito. È ora che inizi il cessate il fuoco e che gli ostaggi tornino a casa».

Altre fonti americane citate dalla Cnn rincarano le perplessità statunitensi: Hamas sta spingendo per maggiori dettagli e «i paletti si stanno muovendo» nei negoziati per il cessate il fuoco, ha detto un alto funzionario dell’amministrazione Biden. «Hamas ora preme per una maggiore specificità rispetto a prima», ha aggiunto il funzionario. Ma «le richieste di Hamas finirebbero per compromettere la natura graduale della proposta su cui si basa l’accordo».

Da altre fonti, però, è trapelato che Hamas vorrebbe garanzie scritte da parte degli Stati Uniti per un cessate il fuoco permanente e il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza per firmare una tregua con Israele appoggiata dagli Stati Uniti e una proposta di accordo sugli ostaggi. Lo hanno reso noto due fonti della sicurezza egiziane ben informate sul dossier, citate tra gli altri da The Times of Israel e Al Jazeera. I mediatori del Qatar e dell’Egitto hanno affermato che Hamas ha risposto ieri al piano di cessate il fuoco graduale per porre fine alla guerra di otto mesi tra Israele e il gruppo terroristico, senza fornire ulteriori dettagli.

Le richieste di Hamas sono state bocciate in passato da Netanyahu che non vuole impegnarsi per un cessate il fuoco permanente né per un ritiro totale da Gaza, perché così perderebbe il sostegno della destra messianica di Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir.

Crimini di guerra

La commissione d’inchiesta creata dal Consiglio delle Nazioni unite sui diritti umani ha accusato sia Israele che Hamas di aver commesso crimini contro l’umanità e, in particolare, «di sterminio, persecuzione di genere contro uomini e ragazzi palestinesi, omicidio, trasferimento forzato, tortura e trattamenti inumani e crudeli».

È l’ennesima presa di posizione dell’Onu contro il conflitto in corso a Gaza e contro le politiche israeliane, oltre che palestinesi. Qualche giorno fa, di fronte alla possibilità di inserire Israele nella lista nera di paesi che infliggono danni ai bambini nelle zone di conflitto, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che «l’Onu si è inserita oggi nella lista nera della storia, quando si è unita a coloro che sostengono gli assassini di Hamas». Blinken ha detto in conferenza stampa a Doha di non aver ancora letto il rapporto Onu sulle accuse sia a Israele e Hamas di aver commesso crimini di guerra, ma che lo farà a breve aggiungendo che Washington ha già una sua posizione in merito.

I leader del G7 chiederanno ad Hamas e a Israele di accettare l’accordo di cessate il fuoco delineato dal presidente Usa Joe Biden, secondo una bozza di dichiarazione riportata da Bloomberg.

Nel documento finale gli alleati esorteranno inoltre Israele ad allentare l’escalation di una «offensiva militare su vasta scala» a Rafah, e potrebbe includere un linguaggio che sollecita tali misure a essere in linea con le indicazioni provvisorie ordinate dalla Corte internazionale di giustizia. «Esortiamo i paesi che hanno influenza su Hamas» a contribuire per garantire che accetti un cessate il fuoco, afferma la bozza di comunicato G7.

Raid di Israele in Libano

Mentre la diplomazia è in stallo il conflitto prosegue a Gaza e nel Nord di Israele. Un importante comandante di Hezbollah è stato ucciso in un attacco israeliano in Libano, hanno reso noto fonti militari locali e lo stesso movimento sciita alleato di Hamas. Il raid è avvenuto nella città di Juaiyya e ha causato anche la morte di altre tre persone. Il comandante «è il più importante esponente di Hezbollah ucciso finora dall’inizio della guerra», hanno precisato le fonti senza specificare l’identità del combattente. Secondo la Reuters il conflitto attraverso il confine libanese-israeliano si è intensificato bruscamente per la rappresaglia per l’uccisione del comandante Hezbollah.

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