Il presidente russo ha annunciato la mobilitazione dei riservisti che prima di andare al fronte riceveranno un ulteriore addestramento. «La liberazione del Donbass resta l’obiettivo», ha detto Putin
Nel suo ultimo discorso alla nazione il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato la mobilitazione parziale dei riservisti. «Per la difesa del nostro popolo, della sovranità della Russia e dell'integrità territoriale, appoggio la decisione del ministero Difesa e dello Stato maggiore di introdurre la mobilitazione parziale», ha detto Putin specificando che riguarda «solo cittadini che al momento sono parte delle riserve, cioè coloro che hanno svolto il servizio militare nelle forze armate, che hanno già esperienza e formazione». Prima di essere mandati al fronte i riservisti avranno un ulteriore addestramento militare.
Secondo quanto riporta l’agenzia stampa russa Ria Novosti, il ministro della Difesa Sergei Shoigu ha spiegato che «la mobilitazione è necessaria per controllare la linea di contatto di 1.000 km e i territori liberati».
La decisione di Putin avviene dopo l’annuncio dei referendum nelle regioni separatiste in Ucraina e in un momento in cui le truppe russe stanno affrontando diverse difficoltà sul campo di battaglia. Nelle ultime settimane l’esercito di Kiev ha dato via alla sua controffensiva e ha liberato oltre ottomila chilometri quadrati di territorio nella regione di Kharkiv. Ieri, invece, il governatore della regione di Lugansk ha detto che i soldati ucraini sono riusciti a riprendere il controllo di un sobborgo vicino la città si Lysychansk, un dato simbolico importante. Ora i russi infatti non hanno il completo controllo di Lugansk.
Per Putin «la liberazione dei territori del Donbass resta l’obiettivo» da raggiungere, un obiettivo vicino dato che gran parte del territorio è «stato ripulito dai nazisti» e proprio per questo «la Russia farà di tutto per garantire lo svolgimento dei referendum».
«L’occidente vuole distruggere la Russia come già è stata distrutta l’Urss», ha detto il presidente russo aggiungendo che «Kiev aveva reagito in modo positivo alle proposte della Russia dopo l'inizio delle operazioni militari, ma l’Occidente ha istruito l’Ucraina chiedendole di abbandonare i negoziati».
Il discorso del presidente russo si è concluso con la minaccia nucleare: «Coloro che cercano di ricattarci con armi nucleari dovrebbero sapere che le abbiamo anche noi». «Quando la sua integrità territoriale è minacciata, la Federazione russa usa tutti i mezzi a disposizione», ha aggiunto Putin specificando che «questo non è un bluff».
Oltre ai riservisti sono mobilitate anche le industrie militari russe, dopo la decisione del Cremlino di aumentare la produzione bellica per fornire ulteriori armamenti alle truppe che combattono in Ucraina. Nelle scorse settimane i russi hanno comprato arsenale bellico dalla Corea del Nord, mentre dall’Iran sono giunti droni militari.
La risposta all’Onu
Per ore si è atteso il discorso di Vladimir Putin in risposta a quelli pronunciati dai leader internazionali nella 77esima Assemblea generale delle Nazioni unite, ma il presidente russo ha cancellato il suo intervento all’ultimo momento e lo ha rinviato a questa mattina. Il presidente italiano Mario Draghi e altri leader politici hanno condannato i referendum per l’annessione a Mosca che si terranno in quattro regioni ucraine sotto il controllo dei separatisti (Kherson, Zaporizhzhia, Lugansk e Donetsk).
Per Mario Draghi i referendum sono una violazione del diritto internazionale e l’amministrazione Biden ha già fatto sapere che non riconoscerà il risultato finale. «I referendum annunciati dalla Russia sono una farsa e dimostrano debolezza. Gli Stati Uniti non riconosceranno mai il loro risultato e continueranno a fornire all'Ucraina l'assistenza militare necessaria per affrontare l’eventuale negoziato da una posizione di forza», ha detto invece il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan.
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