- Al World Economic Forum, il segretario generale dell’Onu svela le menzogne delle big del petrolio e parla della «sfida esistenziale» posta dalla crisi climatica.
- Per il segretario sono inoltre colpevoli di aver contribuito al «disastro climatico» con le loro menzogne scientifiche in materia di ricadute ambientali della produzione di combustibili fossili.
- Le dichiarazioni di Guterres risultano, però, contraddittorie se considerate alla luce delle decisioni dell’Onu sulla futura conferenza delle parti degli accordi sul clima di Parigi (Cop28) che verrà guidata da Ahmed Al Jaber, amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company,
Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, è intervenuto alla seconda giornata del World Economic Forum (WEF), attualmente in corso nella città svizzera di Davos. Guterres ha tenuto un discorso dai toni duri e pessimistici, definendo l’attuale situazione globale «una tempesta perfetta».
Il portoghese, in carica dal 2017, ha citato diversi fattori che concorrono al deterioramento del contesto globale: la «frammentazione» tra gli attori internazionali in un momento che richiederebbe, invece, cooperazione; i conflitti che affliggono diverse nazioni del mondo, in particolare la guerra tra Russia e Ucraina; le divisioni est-ovest, con il rischio di decoupling tra le economie di Cina e Stati Uniti e la pericolosa prospettiva per le due potenze di cadere nella cosiddetta «trappola di Tucidide» con un conflitto tra potenza dominante e potenza emergente, e quelle tra nord e sud globali, segnate da una diffusa percezione di ingiustizia a livello climatico, finanziario e sanitario.
La «grande bugia»
Gravissime le accuse del segretario generale alle compagnie energetiche, colpevoli di aver contribuito al «disastro climatico» con le loro menzogne scientifiche in materia di ricadute ambientali della produzione di combustibili fossili.
Esattamente come fatto dalle aziende dell’industria del tabacco e la manipolazione dei dati medici relativi agli effetti del fumo, Guterres accusa le big del petrolio di conoscere dagli anni Settanta, grazie a studi interni, il potenziale impatto climatico dell’intensificazione nell’estrazione e nella combustione dei loro principali prodotti, carbone, petrolio e gas.
Nonostante questa consapevolezza, alcune compagnie energetiche (mai direttamente citate) hanno falsificato i report dei loro scienziati con lo scopo di rimandare all’infinito il taglio alla produzione dei combustibili fossili, causando, secondo il rappresentante dell’Onu, enormi danni in termini ambientali e di fiducia tra le parti.
Quanto detto corrisponde, tra le altre, alla vicenda che ha rigurardato Exxon, azienda del petrolio con sede in Texas, i cui scienziati avevano elaborato dei rigorosi modelli previsionali in linea con l’allora emergente consenso scientifico sul cambiamento climatico e, almeno dal 1981, erano consapevoli delle nefaste conseguenze della combustione delle fonti fossili sull’equilibrio ambientale.
La compagnia, però, negli anni successivi, ha addirittura sostenuto il movimento negazionista, arrivando a finanziare segretamente gli scienziati contrari alle fattuali verità scientifiche relative al cambiamento climatico.
Guterres ha chiesto che i responsabili paghino per le loro azioni. Espressa profonda delusione per il mantenimento di un «modello di business incompatibile con la vita umana»: come riportato nel discorso, l’attuale traiettoria delle emissioni di gas serra impedirà, salvo drastici cambiamenti, di contenere l’aumento della temperatura globale entro gli 1,5°C rispetto all’epoca preindustriale.
Di questo passo si rischia un aumento di 2,8°C, una «sentenza di morte», secondo il Segretario generale, per tanti, soprattutto per i cittadini dei paesi del sud globale, i più colpiti dagli sconvolgimenti climatici eppure collettivamente responsabili di una minima quota delle emissioni storiche globali.
Giustizia, equità, fiducia
Pur consapevole della difficoltà di trovare soluzioni adeguate alle sfide poste da un «uragano forza 5», Guterres ha invitato la comunità internazionale a riformare il sistema globale secondo criteri di giustizia ed equità al fine di «ripristinare la fiducia» tra gli stati e chiudere i gap climatici, finanziari e politici. Proprio ai paesi del G20, i maggiori responsabili per le emissioni umane, si rivolge l’appello dell’alto funzionario onusiano.
Nonostante la condanna nei confronti di parte del settore privato, il discorso si è concluso con il riconoscimento dell’importanza degli attori non statali per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) stabiliti dall’Onu per il 2030 che sarebbero irraggiungibili senza le risorse investite dai privati
L’accusa è rivolta, dunque, anche ai governi, rei non solo di non aver riformato il sistema finanziario globale ma anche di aver limitato ed indebolito lo sforzo dei privati verso la soluzione delle crisi del nostro tempo.
La contraddizione
Le dichiarazioni di Guterres risultano, però, contraddittorie se considerate alla luce delle decisioni dell’Onu sulla futura conferenza delle parti degli accordi sul clima di Parigi (Cop28) che verrà guidata da Ahmed Al Jaber, amministratore delegato della
Abu Dhabi National Oil Company, dodicesima al mondo tra le aziende produttrici di petrolio. All’imprenditore emiratino anche il compito di stabilire la linea dell’agenda dei lavori.La conferenza verrà ironicamente ospitata a fine 2023 dagli stessi Emirati Arabi Uniti, paese nella top 10 degli esportatori di fonti fossili e sostenitore nell’Opec, l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, dell’aumento della produzione.
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