Il leader Hassan Nasrallah dopo gli attacchi da remoto: «Israele ha varcato tutte le linee rosse». I caccia a bassa quota su Beirut, due soldati dell’Idf uccisi. Si prepara lo scontro totale
«Questo è puro terrorismo. Questi sono crimini di guerra o per lo meno una dichiarazione di guerra». Il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha condannato in questi termini i due attacchi di martedì e mercoledì sferrati contro i miliziani del gruppo sciita libanese, attraverso l’esplosione coordinata di cercapersone e walkie talkie, promettendo pesanti ritorsioni.
Attacchi per i quali Hezbollah e il governo libanese hanno accusato Israele, che non ha commentato, malgrado gli sia stata attribuita la responsabilità delle esplosioni da varie ricostruzioni fatte da media israeliani e internazionali.
Mentre il messaggio di Nasrallah veniva trasmesso, aerei israeliani sorvolavano la capitale Beirut a bassa quota, rompendo la barriera del suono, secondo varie testimonianze di residenti che ne sentivano l’assordante rombo dei motori. Un rumore diventato familiare per la popolazione della capitale libanese, che non smette di temere una guerra totale con Israele. Intanto, l’aviazione dello Stato ebraico ha ripreso a bombardare pesantemente il sud del Libano, in particolare le zone di Tiro e Deir Qanoun al Nahr, dopo una serie di raid notturni ed alle prime ore dell’alba.
L’esercito israeliano (Idf) ha fatto sapere ieri pomeriggio che l’obiettivo dei bombardamenti nel sud del paese era neutralizzare «l’infrastruttura e le capacità terroristiche» del gruppo filoiraniano. Anche due soldati israeliani sono stati uccisi negli scontri.
«L’organizzazione terroristica di Hezbollah ha trasformato il sud del Libano in una zona di combattimento. Per decenni, Hezbollah ha usato come armi le abitazioni della popolazione civile, ha scavato tunnel sotto di esse e ha usato i civili come scudi umani» ha detto l’Idf. Le forze armate, i cui vertici hanno approvato ieri la continuazione delle ostilità sul fronte nord, ha ribadito di operare per rimettere in sicurezza le zone nord di Israele e far tornare le decine di migliaia di residenti, ora rifugiati in zone più sicure del paese, e «per raggiungere tutti gli obiettivi della guerra».
All’indomani degli attacchi attraverso le esplosioni dei dispositivi usati da Hezbollah, sembra ormai chiaro, dopo le dichiarazioni di membri del governo e delle forze armate israeliane e lo spostamento di truppe dal fronte di Gaza a quello nord, che Israele si stia sempre più preparando ad un possibile scontro aperto con Hezbollah.
Nel suo discorso, Nasrallah ha accusato Israele di aver «oltrepassato tutte le linee rosse», ammettendo che l’umiliante attacco rappresenta un’inaudita violazione della sicurezza del paese. «Non c’è dubbio che quello che abbiamo subito è un enorme colpo dal punto di vista militare e della sicurezza che non ha precedenti nella storia della resistenza e nella storia del Libano» ha dichiarato il leader in un messaggio video registrato in una località segreta.
Nasrallah ha concluso il suo discorso promettendo la vendetta del gruppo «in modi che loro possono aspettarsi o non aspettarsi». «Non parlerò di luoghi, tempi, dettagli» ha detto il leader. «Lo scoprirete quando accadrà». Gli attacchi di martedì e mercoledì hanno causato 37 morti e più di 3.000 feriti, alcuni dei quali in Siria.
Le ricostruzioni
Martedì ad esplodere sono stati dei cercapersone adottati recentemente dai membri di Hezbollah, proprio per esporsi meno al rischio di essere localizzati attraverso i loro smartphone, mentre mercoledì sono esplosi una serie radio trasmittenti e walkie talkie. Sono circolate varie ricostruzioni su come Israele sarebbe riuscito a fare esplodere i dispositivi.
Secondo il New York Times, è stata l’intelligence israeliana a infilarsi nella produzione dei dispositivi mascherandosi attraverso una serie di imprese di facciata, che hanno fatto figurare come produttore l’impresa ungherese B.A.C Consulting, appaltata da un’impresa taiwanese, la Gold Apollo.
In questa maniera, gli israeliani sono riusciti a inserire piccole quantità di esplosivo Petn nei dispositivi, cospargendone le batterie, per poi farle surriscaldare da remoto e farle esplodere. L’amministratore delegato B.A.C Consulting Cristiana Bársony-Arcidiacono ha dichiarato che l’impresa non produce i cercapersone, ma opera solo come intermediario.
Gold Apollo ha invece dichiarato di autorizzare B.A.C ad usare il proprio marchio in specifiche zone in cui vendono i dispositivi e che il design e la produzione sono unicamente di responsabilità dell’impresa ungherese.
L’Iran ha manifestato la sua solidarietà ai propri alleati libanesi con un messaggio del capo delle Guardie rivoluzionarie Hossein Salami a Nasrallah, in cui ha promesso «una risposta devastante dell’asse della resistenza e la distruzione di questo regime sanguinario e criminale».
Anche l’ambasciatore iraniano Mojtaba Amani in Libano era stato ferito martedì a Beirut dall’esplosione del suo cercapersone. Ieri pomeriggio, le autorità israeliane hanno comunicato di aver arrestato il mese scorso un cittadino del Paese ebraico sospettato di essere coinvolto in un attentato organizzato dall’Iran per uccidere il premier Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant o il capo dei servizi segreti interni israeliani Shin Bet.
L’individuo sarebbe stato portato in segreto due volte in Iran e avrebbe ricevuto delle somme di denaro da Teheran per partecipare all’attentato.
© Riproduzione riservata