I militanti di Hamas probabilmente sono fuggiti nel sud di Gaza e Israele sta affrontando una crescente condanna per l’alto numero di vittime civili e per aver preso di mira luoghi come l’ospedale al Shifa
Continua la guerra mediatica su ogni questione che riguarda la guerra reale di Israele contro Hamas nella Striscia di Gaza. L’esercito israeliano ha ordinato l’evacuazione dell’ospedale al Shifa «entro un’ora», ma il portavoce militare di Tel Aviv ha prontamente smentito e ha parlato solo di «una richiesta del direttore dello al Shifa per consentire agli sfollati di Gaza che si erano rifugiati in ospedale per cercare rifugio dalle bombe e che vorrebbero evacuare, di farlo attraverso un percorso sicuro».
Ma «120 feriti», oltre a bambini prematuri, si trovano ancora nell’ospedale, ha detto il ministro della Sanità di Hamas. La situazione è sempre drammatica: l’elettricità ha smesso di funzionare diversi giorni fa a causa della mancanza di carburante per alimentare i generatori.
Di certo c’è che centinaia di persone hanno lasciato l’ospedale al Shifa di Gaza City e si sono diretti a piedi in colonna verso la parte sud della Striscia, dove peraltro continuano i raid dell’aviazione di Tel Aviv e dove l’esercito sta spostando l’attenzione secondo la tecnica del “fare a fette” il territorio come si fece a Mosul contro l’Isis, per usare il minor numero di soldati alla volta in ambiente urbano e fortemente popolato.
Ma i militanti di Hamas probabilmente sono fuggiti anche loro nel sud di Gaza e Israele sta affrontando una crescente condanna per l’alto numero di vittime civili e per aver preso di mira luoghi come l’ospedale al Shifa. Sono in molti a chiedersi se la strategia di Israele per sconfiggere Hamas stia funzionando. Ora i 2,4 milioni di abitanti di Gaza che sono andati in maggioranza a sud dovranno ritornare nella parte settentrionale? E dove andranno a rifugiarsi ora che la parte nord è stata trasformata in una zona di rovine?
Dove sono gli ostaggi
Intanto le accuse tra le parti non sembrano avere tregua. Israele si è detto certo che Hamas abbia utilizzato l’ospedale come base militare, ma il movimento islamico palestinese ha negato ogni coinvolgimento. Di certo anche qui c’è solo che gli ostaggi non sono stati trovati nell’ospedale di al Shifa dai commandos delle unità speciali.
Gli ostaggi dunque sono a sud? Il quotidiano israeliano Haaretz ha scritto di migliaia di simpatizzanti in marcia verso Gerusalemme con i familiari degli ostaggi, mentre il Times of Israel, citando gli organizzatori, parla di decine di migliaia le persone in corteo. Haaretz ha anche riferito di un’iniziativa di protesta prevista davanti alla Knesset, il parlamento israeliano. Di certo c’è che il presidente americano Joe Biden vuole negoziare e liberare quanti più possibili ostaggi con l’ausilio del Qatar, mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu è riluttante e vuole prima distruggere Hamas e avere il controllo di tutta la Striscia.
Secondo l’Onu, 1,65 milioni di residenti della Striscia di Gaza sono stati sfollati a causa della guerra. Preoccupa che cinque combattenti palestinesi di Fatah, il movimento del presidente Mahmoud Abbas, sono stati uccisi ieri in un attacco aereo su Nablus, una grande città nel nord della Cisgiordania occupata. Un segnale inquietante per chi come Washington non vuole che il conflitto si allarghi. Su richiesta degli Stati Uniti, Israele ha autorizzato l’ingresso quotidiano di due autocisterne, una goccia nel mare.
Secondo fonti di Hamas, dall’inizio della guerra sono stati uccisi 12mila palestinesi nei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, tra cui 5mila bambini e 3.300 donne. Secondo le autorità israeliane, l’attacco di Hamas ha provocato 1.200 morti da parte israeliana, la maggior parte dei quali erano civili uccisi il 7 ottobre. L’esercito israeliano stima che siano state prese in ostaggio circa 240 persone. Secondo l’esercito, nel territorio palestinese sono stati uccisi 51 soldati dopo il 7 ottobre.
Inoltre c’è stato un nuovo scambio di artiglieria fra Hezbollah e forze israeliane sulla frontiera con il Libano.
Si muove Borrell
Serve uno «sforzo comune da parte del mondo arabo e degli europei» per trovare una via d’uscita alla crisi mediorientale. Lo ha detto il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, a margine dell’incontro avuto con il ministro degli Esteri saudita, principe Faisal, in Bahrain.
«I tragici eventi a Gaza offrono un’opportunità, sono un campanello d’allarme», ha detto. «Dobbiamo lavorare insieme per garantire pace e sicurezza a tutti. Condividiamo la preoccupazione per ciò che sta accadendo in Cisgiordania, e condividiamo la preoccupazione per tutte le perdite civili: in Israele e a Gaza. Insieme possiamo spingere per una pace sostenibile e questo è il nostro impegno».
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