L’avanzata dei ribelli siriani sembra inarrestabile. «Le forze filo-turche che si oppongono al presidente siriano Bashar al Assad stanno puntando a raggiungere Damasco», ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan secondo il quale «dopo Idlib, Hama e Homs ovviamente l’obiettivo sarà Damasco. La marcia delle forze di opposizione continua. Ci auguriamo che questa avanzata in Siria continui senza incidenti o problemi».

Erdoğan ha spiegato di avere «lanciato un appello ad Assad» per «determinare insieme il futuro della Siria, ma non abbiamo ricevuto una risposta positiva». Dopo avere interrotto le relazioni con il presidente siriano nel 2011, avendo sostenuto le proteste dell’opposizione, negli ultimi anni Erdoğan ha chiesto più volte un incontro ad Assad per tentare di ristabilire le relazioni, ma senza successo. Pensare che c’è stato un tempo in cui i due andavano, con le rispettive famiglie, in vacanza assieme. Altri tempi.

Intanto le forze curdo-siriane vicine al Pkk sono arrivate a Deir az Zor e si dicono disposte al dialogo con i ribelli. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha detto che le forze governative hanno lasciato Homs, ma Damasco nega.

Se non dovesse arrivare qualche sostegno esterno da parte di russi, iraniani o di Hezbollah, il rischio è che tutto finisca con un bagno di sangue. Ma se da un lato l’Iran fa sapere che sosterrà Damasco «qualsiasi cosa le serva», dall’altro sembra preoccuparsi più della propria difesa. Secondo il capo dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Rafael Mariano Grossi, Teheran sarebbe è pronta ad aumentare «in modo drastico» le sue scorte di uranio di grado quasi militare.

L’avanzata

La direzione generale della sicurezza del Libano ha ordinato la chiusura di tutti i valichi di frontiera nel nord del paese al confine con la Siria, a eccezione di quello principale che collega Beirut con Damasco. Anche la Giordania ha chiuso i valichi di frontiera con la Siria, a partire da quello di Jaber. Secondo diversi media gli insorti siriani di Daraa avrebbero conquistato il valico frontaliero con Nassib.

L’esercito israeliano sta dispiegando maggiori truppe sulle alture del Golan. Haaretz ha riferito che Israele si sta preparando alla possibilità di un raid a sorpresa dal confine siriano, alla luce degli sviluppi nel paese. Tutti, insomma, si preparano al fatto che la situazione possa improvvisamente precipitare.

I ribelli, secondo quello che viene riferito, sono arrivati a soli cinque chilometri da Homs, la terza città del paese, e hanno già preso il controllo di Rastan e di Talbisseh. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, il controllo di Homs permetterebbe ai ribelli di «tagliare la strada principale che conduce alla costa siriana», roccaforte della minoranza alawita di cui fa parte il presidente Assad. L’aviazione russa sta cercando di prevenire questo scenario. Barak Ravid di Axios riporta che i servizi di Israele e Usa vedono aumentare le chance che le forze di Assad collassino.

Le forze curdo-siriane, espressione dell'ala siriana del Pkk, sono entrate intanto nella città orientale di Deir az Zor e hanno preso il controllo dell'aeroporto dopo che le forze governative si sono ritirate. Mazloum Abdi, leader delle Forze democratiche siriane (Sdf) che controllano gran parte del nord-est del paese, ha detto: «Vogliamo una de-escalation con Hayat Tahrir al-Sham (Hts) e altre parti e risolvere i nostri problemi attraverso il dialogo», anche con la Turchia.

Il leader dei ribelli

Abu Mohammad al-Jolani, leader della milizia Hts che guida l'opposizione armata in Siria, ha affermato, nella sua prima intervista alla Cnn, che l'obiettivo dei ribelli filoturchi è di rovesciare il regime di Assad. L'intervista è stata fatta, fa sapere la Cnn, in una località segreta della Siria, proprio mentre Hts conquistava Hama.

Cellule dello Stato islamico (Isis) si sono mobilitate, nel frattempo, lungo la bassa valle dell'Eufrate in Siria occupando le posizioni lasciate sguarnite dalle forze governative in ritirata. Lo riferiscono fonti locali, secondo cui cellule dell'Isis si sono attivate anche nella Badiya, la zona nel centro della Siria lungo la strada Homs-Palmira.

Vertice a Doha

Sabato 7 dicembre si incontrano a Doha i ministri degli Esteri di Iran, Russia e Turchia, Abbas Araghchi, Serge Lavrov e Hakan Fidan, nel tentativo di rilanciare il processo di Astana alla luce degli ultimi sviluppi in Siria. Ma il formato in questi anni ha già dimostrato le sue fragilità. Da un lato Russia e Iran hanno avuto come obiettivo quello di consolidare il potere di Assad per evitare che il paese finisse sotto l’influenza americana. Dall’altro la Turchia ha sempre dato priorità al contenimento dell’organizzazione curdo-siriana Ypg. Inoltre il governo turco ha anche cercato di evitare flussi di profughi che potrebbero minare il consenso del partito del presidente Erdoğan. Intanto Mosca ha esortato i russi presenti in Siria a lasciare il paese a fronte della "difficile" situazione. Anche Pechino aveva lanciato la stessa allerta.

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