L’Afghanistan seguirà la legge della Sharia e non sarà una democrazia. Lo ha detto a Reuters un membro anziano dei Talebani, Waheedullah Hashimi, raccontando che il paese potrebbe essere governato da un consiglio. Intanto, l’ex presidente Ashraf Ghani ha rilasciato una dichiarazione sul suo profilo Facebook. Ha parlato dagli Emirati arabi uniti, dove è stato accolto «per motivi umanitari». Ghani dice che ha dovuto lasciare l’Afghanistan per evitare spargimenti di sangue e per evitare il disastro, e nega di essere fuggito con milioni di dollari, accuse che definisce infondate. «Mi sto attualmente consultando per tornare e combattere per la sovranità dell’Afghanistan. Tornerò presto», ha detto.

Domani, 19 agosto, alle 14.30 si terrà la Ministeriale G7 sull’Afghanistan, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio parteciperà in collegamento dalla Farnesina in vista dell'incontro dei ministri della Nato il prossimo 20 agosto. Sempre il 20 il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha convocato il ministro in parlamento a riferire su quanto sta accadendo in Afghanistan. Intanto è arrivato a Fiumicino il primo volo con a bordo 86 persone, mentre un altro volo è in partenza in queste ore da Kabul. Arriveranno in Italia l’attivista Zahra Ahmadi e il personale della Fondazione Veronesi.

Durante le proteste a Jalalabad sono state uccise tre persone e ferite più di una dozzina. Le manifestazioni si sono diffuse anche in altre città, mentre all’aeroporto di Kabul continua l’evacuazione di diplomatici stranieri e civili afghani. È il terzo giorno dell’Emirato islamico, dopo che domenica 15 agosto i Talebani hanno preso il controllo della capitale afghana e tenuto una conferenza stampa il 17 agosto. 

Due aerei con a bordo centinaia di persone sono atterrati in Germania e nel Regno Unito. Intanto, nel parlamento di Londra è in corso una discussione sulla situazione in Afghanistan, mentre una delegazione di Talebani sta incontrando il governo pachistano e l’ex presidente afghano Karzai.

L’Afghanistan non sarà una democrazia

«Non ci sarà alcun sistema democratico perché non ha fondamenti nel nostro paese», ha detto a Reuters un membro anziano dei Talebani, Waheedullah Hashimi. «Non discuteremo di quale tipo di sistema politico dovremmo applicare in Afghanistan perché è chiaro. È la legge della Sharia e basta», ha spiegato Hashimi, specificando che l’Afghanistan potrebbe essere governato da un consiglio e che il leader supremo dei Talebani, Haibatullah Akhundzada, potrebbe rimanere al comando ricoprendo un ruolo simile al presidente, al di sopra del consiglio. I possibili candidati al ruolo di vice sono tre: il figlio di Mullah Omar, Mawlavi Yaqoob, il leader della rete Haqqani, Sirajuddin Haqqani e Abdul Ghani Baradar, a capo dell’ufficio politico dei Talebani a Doha e uno dei fondatori del gruppo. Il movimento islamista avrebbe anche contattato soldati delle forze armate afghane ed ex piloti per invitarli a unirsi ai suoi ranghi. 

In Italia

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio domani prenderà parte, in collegamento dalla Farnesina, alla ministeriale G7 sull’Afghanistan. Il gruppo dei sette è un’organizzazione intergovernativa delle economie cosiddette più avanzate, di cui fanno parte Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti. Il 20 agosto Di Maio è stato convocato al Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. A seguire, parteciperà a una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri della Nato.

Di Maio ha annunciato che è arrivato un altro volo con a bordo cittadini italiani e afghani. Il volo è atterrato a Fiumicino con a bordo 86 persone, tra cui italiani, ex collaboratori afghani e i loro familiari, personale della delegazione dell’Unione europea e della Nato. 

Un secondo volo partirà oggi dalla capitale afghana e porterà in Italia l’attivista Zahra Ahmadi e il personale della Fondazione Veronesi. Ha poi ricordato che è stata ricostituita l’ambasciata italiana in Afghanistan alla Farnesina, ma è rimasto a Kabul il console Tommaso Claudi per coordinare le operazioni di rimpatrio, con l’Unità di crisi del ministero degli Esteri. 

«Il nostro impegno è lavorare col massimo sforzo per completare il piano di evacuazione dei collaboratori afghani, degli attivisti e di chi è esposto al pericolo», ha dichiarato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

L’ex presidente Ghani

Ashraf Ghani si trova negli Emirati arabi uniti. L’ex presidente dell’Afghanistan è fuggito dal paese domenica 15 agosto, quando i Talebani sono arrivati a Kabul. Lo ha confermato il ministero degli Esteri del paese del Golfo. Il portavoce ha dichiarato: «Il ministero degli Emirati arabi uniti e della Cooperazione internazionale possono confermare che gli Eau hanno accolto il presidente Ashraf Ghani e la sua famiglia nel paese per motivi umanitari». 

Questa mattina l’ambasciata afghana in Tagikistan avrebbe inviato una richiesta di arresto all’Interpol del presidente Ashraf Ghani, di Hamdallah Moheb e Fazl Mahmoud Fazli, per sottrazione di fondi pubblici. Lo riporta Tolonews, media afghano.

Manifestazioni

Kunar e Khost sono le altre due città afghane, oltre a Jalalabad, in cui i cittadini stanno scendendo in piazza contro i Talebani. Lo riporta la Bbc. I dimostranti, contro le bandiere bianche talebane, sventolano quelle afghane a quattro colori in segno di protesta. Secondo la Bbc è troppo presto per capire se le contestazioni avranno portata nazionale. «Le persone sono molto turbate dal cambio di bandiera», ha detto l’inviata a Kabul di Al Jazeera. Nella capitale i Talebani stanno tentando di bloccare gli accessi all’aeroporto, dove si sta riproponendo la situazione di lunedì 16 agosto, con migliaia di persone che cercano di raggiungere gli aerei di evacuazione.

Le proteste a Jalalabad

Almeno tre persone sono state uccise e più di 12 sono state ferite in una manifestazione a Jalalabad, città a est di Kabul. I Talebani avrebbero aperto il fuoco per disperdere la folla che stava protestando contro la sostituzione della bandiera afghana con quella talebana. Lo ha riportato l’inviato di Al Jazeera. Video diffusi sul web mostrano centinaia di residenti della città sventolare la bandiera nazionale e rimpiazzare la bandiera bianca messa dai Talebani. Il portavoce talebano, Zabihullah Mujahid, ha riferito che sono in corso discussioni sulla futura bandiera afghana e sarà il nuovo governo a decidere sul tema.

La città è stata presa dai Talebani domenica 15 agosto senza che sia stata fatta resistenza. La posizione di Jalalabad, a 150 chilometri dalla capitale, è strategica perché risulta essere un nodo di collegamento delle principali vie che portano al Pakistan.

All’aeroporto di Kabul

Sono rimaste ferite 17 persone nella fuga disordinata all’aeroporto, secondo quanto riferisce un funzionario della sicurezza della Nato. È stato inoltre ordinato ai civili afghani di avvicinarsi all’aeroporto solo se in possesso di un passaporto e di un visto che consente di viaggiare.

Il coordinatore medico di Emergency a Kabul, Alberto Zanin, ha raccontato in un collegamento via zoom la situazione nell’aeroporto della capitale: «C’è grande caos, ci sono feriti d’arma da fuoco perché qualcuno sta impedendo alle persone di avvicinarsi agli aeroplani: la situazione è ancora calda, ma finora non abbiamo ancora ricevuto pazienti dall’aeroporto», ha detto.

Incontro tra i Talebani e l’ex presidente afghano

Anas Haqqani, comandante talebano e leader del gruppo militare della rete Haqqani, ha incontrato Hamid Karzai, ex presidente afghano, accompagnato dal principale inviato di pace del vecchio governo afghano: Abdullah Abdullah. Lo riporta Reuters. Non è chiaro quali siano stati gli argomenti di discussione dell’incontro. 

La rete Haqqani, considerata un gruppo terrorista dagli Stati Uniti, fa parte dei Talebani e ha la sede al confine con il Pakistan. Attualmente è uno dei più potenti e temuti gruppi militari del paese ed è accusata dei principali attacchi negli ultimi anni.

Karzai, invece, ha ricoperto il ruolo di presidente dal 2001 al 2014. Il suo successore Ashraf Ghani ha lasciato il paese dopo che i Talebani hanno preso il controllo della capitale. 

Delegazione talebana in Pakistan

Secondo quanto riporta il giornalista di Al Jazeera, Kamal Hyder, che si trova al valico di frontiera Torkham, tra il Pakistan e l’Afghanistan, una delegazione di Talebani starebbe incontrando il governo pachistano. Avrebbero già avuto un primo giro di colloqui con i leader militari pachistani e con il primo ministro. Il Pakistan, secondo Al Jazeera, sta chiedendo al nuovo governo afghano di essere inclusivo. 

A Londra

Il primo ministro britannico Boris Johnson è intervenuto in parlamento sulla questione afghana, riconoscendo il ruolo importante del personale britannico in Afghanistan, di chi ha perso la vita o è rimasto ferito. «Faremo tutto il possibile per sostenere coloro che hanno aiutato la missione del Regno Unito in Afghanistan e investiremo tutto il possibile per sostenere l'area più ampia intorno all'Afghanistan e per fare tutto il possibile per evitare una crisi umanitaria», ha detto Johnson escludendo una possibile inchiesta sulla condotta britannica in Afghanistan.

Il leader dell’opposizione parlamentare e capo del partito Laburista, Keir Starmer, ha attaccato il primo ministro e contestato la gestione della crisi afghana da parte del governo: «Non si può coordinare una risposta internazionale dalla spiaggia», ha detto rivolgendosi a Johnson e definendo l’attuale situazione in Afghanistan «il prezzo di una leadership negligente». Starmer considera irragionevole che alcuni collaboratori non riusciranno a raggiungere il Regno Unito. «Non voltiamo le spalle agli amici nel momento del bisogno. Abbiamo un obbligo verso il popolo afghano. Dovrebbe esserci un programma di reinsediamento per consentire alle persone di ricostruire la propria vita qui. Percorsi sicuri e legali, dev’essere uno schema di reinsediamento che soddisfi la portata dell'enorme sfida, ma ciò che il governo ha annunciato questa mattina non lo fa», ha detto al parlamento.

Le accuse al governo e al premier arrivano anche dai compagni di partito. Theresa May, ex prima ministra, ha messo in dubbio l’analisi del governo sulla crisi afghana. «La nostra intelligence è stata davvero così carente? La nostra comprensione del governo afghano è stata davvero così debole? La nostra conoscenza della situazione sul campo era davvero così inadeguata? O abbiamo semplicemente sentito l’esigenza di seguire gli Stati Uniti e sperare che sarebbe stato tutto a posto?», ha detto May alla Camera dei Comuni. L’ex premier si è mostrata preoccupata per la situazione delle donne nel paese: «È triste che la vita delle donne e delle ragazze non sarà la stessa. Non godranno dei diritti che dovrebbero essere assicurati né delle libertà che dovrebbero avere», ha continuato, chiedendo al governo di ampliare il piano di accoglienza dei rifugiati, non solo a chi ha collaborato con le forze britanniche, ma anche a chi rischia la propria vita. Il piano del governo britannico prevede di accogliere nel lungo periodo 20mila profughi afghani. 5mila le persone che verranno accolte nel 2021.

Le evacuazioni

Un aereo della Royal Air Force britannica è atterrato nella base aerea di Oxfordshire con a bordo cittadini britannici e lo staff diplomatico. Un volo Lufthansa invece, noleggiato dal governo tedesco, ha evacuato a Francoforte 130 persone.

Gli Stati Uniti dicono di aver evacuato da Kabul 3.200 persone, fino ad ora. Di queste, 1.100 sarebbero state portate in territorio statunitense nella sola giornata di martedì. 

Arriveranno 85 per persone a Fiumicino oggi, tre ex collaboratori e familiari. Altri due aerei C130 partiranno da Kabul per portare in Italia altre 150 persone. Il ministero della Difesa ha messo a disposizione sette aerei per le operazioni di evacuazione nell’ambito dell’operazione Aquila Omnia. Di questi, quattro sono dislocati in Kuwait, punto di partenza del ponte aereo per Kabul.

Colloquio tra Biden e Johnson

Nella serata di ieri, il primo ministro britannico, Boris Johnson, e il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in una telefonata, hanno parlato della situazione in Afghanistan e concordato un summit virtuale dei leader del G7 per individuare la strategia e l’azione comune ai sette paesi. L’incontro sarebbe fissato per la prossima settimana. Lo si legge in una nota della Casa Bianca. I due, sostenendo la necessità di uno stretto coordinamento, hanno ritenuto di dover trovare un approccio comune anche sui «modi con cui la comunità globale può fornire ulteriore assistenza umanitaria e sostegno ai rifugiati e ad altri afghani vulnerabili».

Il popolo afghano negli ultimi quaranta anni ha vissuto sofferenze inimmaginabili. Solo nel 2021 circa 550mila persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case. Sono le donne e i bambini a pagare il prezzo più alto. Unhcr ed Emergency sono ancora in Afghanistan per aiutarli. Ognuno può dare il proprio contributo con una donazione, bastano pochi click.

Per donare a Unhcr: dona.unhcr.it/campagna/afghanistan

Per donare a Emergency: sostieni.emergency.it/dona-ora

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