Mentre in Italia il sistema della logistica è sotto lo scacco dei No-green pass e il dibattito pubblico si polarizza tra Pro-vax e No-vax, a livello globale un ampio movimento di lavoratori dei trasporti si batte per vaccinarsi e ci ricorda che esiste una terza categoria, la più diffusa al mondo: i “vorrei ma non posso vax”. «Cari Boris Johnson, Guy Parmelin, Angela Merkel, Ursula von der Leyen, la disuguaglianza di accesso ai vaccini mette in pericolo sia noi lavoratori sia la ripresa dei settori economici per cui lavoriamo: non avete più scuse né tempo, decidetevi a liberare i brevetti dei vaccini». L’appello è della confederazione internazionale dei lavoratori dei trasporti (Itf) e degli oltre 350 sindacati affiliati. Da Roma a Berlino, da Montreal a Tokyo, dall’Iraq al Congo, India e Uruguay, dai conducenti di autobus palestinesi ai guidatori di tuktuk kenyoti, dai marittimi norvegesi a quelli filippini, i portuali della Costa d’Avorio e i corrieri Dhl: nella lista dei firmatari c’è il mondo intero. La mossa è per fare pressione anzitutto su Berlino e sulla Commissione europea: ieri all’organizzazione mondiale del commercio, durante il consiglio Trips dedicato al tema, per l’ennesima volta l’Ue ha tenuto in stallo il “Trips waiver”, cioè la deroga sui brevetti chiesta da centinaia di paesi. E ha fatto spazientire tutti, da Nuova Delhi a Washington.

Berlino e i voli persi

Nei paesi a basso reddito, ha completato il ciclo di vaccinazione una persona su cento. In quelli ricchi, più di sei su dieci.

«La questione è seria e riguarda anche noi del nord globale», dice da Berlino Mira Neumaier. Si occupa dei lavoratori del settore dell’aviazione per il sindacato tedesco Ver.di, tra i sostenitori dell’appello. «Il mio paese, la Germania, sta difendendo a ogni costo la proprietà intellettuale e gli interessi di Big Pharma. Ma gli altri comparti industriali? Chi come me lavora nei trasporti sa quanto siamo tutti connessi. Se un’ampia parte della popolazione rimarrà non vaccinata e le varianti continueranno a svilupparsi, se dalla pandemia non usciamo tutti, questa non sarà solo una catastrofe umanitaria per i paesi senza vaccini. Sarà pure un disastro economico per tanti settori industriali». Neumaier ricorda che il suo settore, quello dell’aviazione, è uscito «devastato» dalla pandemia. L’industria dell’aviazione a livello globale si ritrova dimezzata rispetto a prima di Covid, il numero di passeggeri è crollato e la perdita stimata è di 324 miliardi rispetto al 2019. «Quasi due colleghi su dieci hanno perso il lavoro, la metà di noi si è ritrovata in situazioni a dir poco precarie», dice Neumaier. I dati dello Airports Council International parlano di una perdita di 46 milioni di posti di lavoro a livello globale.

(Foto Unsplash)

Manila e le navi bloccate

La maggior parte dei lavoratori marittimi viene dalle Filippine, dove solo un abitante su cinque è stato vaccinato, e dove c’è stata una grave epidemia da variante Delta. Su un milione e mezzo di marittimi a livello globale, a settembre il 70 per cento era ancora senza vaccini. Tra le implicazioni della pandemia ci sono poi quarantene e restrizioni varie, per cui questo mese almeno 100mila lavoratori marittimi si ritrovano bloccati sulle navi oltre la scadenza del loro contratto. Il numero di navi container ferme ad aspettare di entrare nei porti di Los Angeles e della costa ovest degli Stati Uniti è a livelli record. I problemi di circolazione dei beni via mare legati alla pandemia hanno coinvolto il 90 per cento degli scambi, così che i costi di navigazione delle navi container sono quadruplicati. I dati arrivano dalla confederazione europea dei lavoratori dei trasporti (Etf), che partecipa al movimento internazionale. Livia Spera è la segretaria generale di Etf e spiega che «ci stiamo mobilitando da mesi perché non garantire l’accesso globale ai vaccini non è soltanto egoista da parte dell’Ue, ma significa scordarsi pure gli interessi degli europei. Se pensiamo ai danni che la pandemia sta creando a settori come l’aviazione, ai rincari incredibili dei trasporti via mare, e ai problemi che può causare un sistema di approvvigionamento bloccato… Questo è un danno per tutti».

Ginevra e i negoziati fermi

A giugno l’Ue si è trovata accerchiata. India e Sudafrica, che a ottobre 2020 proposero in sede di organizzazione mondiale del commercio la deroga sui brevetti, hanno incassato il consenso di oltre un centinaio di altri paesi e, da maggio, pure della Casa Bianca. Così Bruxelles ha dovuto cedere all’idea di negoziare su un testo. Ma ne ha proposto anche uno proprio, e da allora tiene i negoziati in stallo. Negli scorsi due giorni, il consiglio Trips ha preso atto per l’ennesima volta che l’Europa tiene i brevetti in ostaggio. Un leak ha anche rivelato che l’Ue, per dividere il fronte dell’Unione africana, sta provando a convincere a piccoli gruppi i suoi partner africani ad abbandonare la proposta più avanzata di deroga. Una tattica che sta irritando molti, Stati Uniti compresi. Per non parlare dei lavoratori.

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