Nel giorno della liberazione di altri sei ostaggi vivi, il medico forense dice che nella bara c’è un’altra donna. L’Idf attacca Hamas, in serata Al Jazeera dà la notizia della consegna
«Il 7 ottobre continua». Con queste parole Ofri Bibas Levy, cognata di Shiri Bibas e zia dei piccoli Ariel e Kfir, ha commentato la notizia scioccante secondo cui Hamas, per malizia o per errore, avrebbe spacciato il corpo di una donna non identificata per quello della madre dei due bambini dai capelli rossi divenuti simbolo della tragica vicenda degli ostaggi israeliani. Il 7 ottobre continua perché, ha spiegato in un video affidato al forum delle famiglie, il mancato ritorno di Shiri vuol dire che «il nostro doloroso viaggio, durato già 16 mesi, non è finito».
Dovrebbe finire invece il lunghissimo viaggio di Eliya Cohen, Omer Shem Tov, Tal Shoham e Omer Wenkert, quattro giovani israeliani rapiti all’inizio della guerra, e a quanto si sa sopravvissuti, il cui rilascio è previsto per il 22 febbraio. E quello infinito di Hisham al-Sayed e Avera Mengisto, che erano sconfinati in autonomia a Gaza un decennio fa e da allora non avevano più fatto ritorno. Per paradosso, il loro rientro oramai insperato si configurerebbe come una conseguenza indiretta di questo terribile conflitto. In cambio dei sei, Israele dovrebbe liberare 602 palestinesi.
Il corpo sbagliato
Sullo sfondo della prosecuzione della tregua continua però il conflitto verbale fra le due parti. Giovedì, dopo il ritorno in Israele delle quattro bare rilasciate da Hamas, l’istituto di medicina forense israeliano di Abu Kabir aveva velocemente confermato l’identità del corpo di Oded Lifshitz, il giornalista in pensione del kibbutz Nir Oz. Il responso sulla famiglia Bibas si era invece fatto attendere fino a notte fonda: i medici legali devono aver voluto effettuare numerose verifiche prima di dichiarare che, mentre l’identità dei bambini era confermata, la donna senza vita non era né Shiri né nessun altro degli ostaggi israeliani.
«Shiri Bibas, che doveva essere restituita con i suoi figli a Israele nell’ambito dell’accordo, non è stata consegnata da Hamas. Hamas ha mentito e ha violato l’intesa», ha tuonato in una conferenza stampa il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari. E non è tutto: «Ariel e Kfir Bibas sono stati uccisi a mani nude dai terroristi, che poi hanno commesso atti orribili per occultare queste atrocità».
Sarebbe del tutto falsa insomma, secondo Israele, la narrazione di Hamas secondo cui gli ostaggi sarebbero morti a causa degli attacchi aerei dell’Idf. Tanto sarebbe potuto bastare, in circostanze diverse, a far sì che Israele gettasse all’aria il tavolo del negoziato. Ma sarebbe impensabile alla vigilia del rilascio dei sei ostaggi ancora vivi.
Da parte sua il movimento islamista non ha escluso la possibilità di aver compiuto un errore sul corpo di Shiri Bibas. Ma l’incidente andrebbe attribuito, secondo la versione ribadita dagli islamisti, al fatto che i cadaveri risultino particolarmente difficili da recuperare dopo gli attacchi aerei. Tanto più che, hanno fatto sapere i militanti, dopo gli attacchi dell’esercito contro gli ospedali mancano le strumentazioni necessarie per effettuare i test di verifica.
Non a caso, nella serata del 21 febbraio Al Jazeera ha diffuso la notizia che, dopo una giornata di polemiche, Hamas ha consegnato alla Croce Rossa il corpo di Shiri Bibas.
I parenti degli ostaggi
Le tensioni legate a questa vicenda si riverberano anche sul fronte interno di Israele. Le famiglie degli ostaggi sono ormai da tempo ai ferri corti con Netanyahu, che accusano di aver fatto troppo poco e troppo tardi per portare a casa gli ostaggi del 7 ottobre. E di essersi comportato in maniera insensibile nei confronti delle famiglie: molti parenti denunciano di non essere mai stati contattati direttamente dal premier.
Ecco allora che nel suo videomessaggio Ofri Bibas Levy ha anche apostrofato Bibi: «Primo ministro Benjamin Netanyahu», ha detto, «non abbiamo ricevuto le sue scuse in questo momento doloroso». A stretto giro il premier ha diffuso un video in cui chiede perdono ad Ariel, Kfir and Oded, le tre vittime la cui scomparsa è confermata anche dagli israeliani.
Venerdì, nel frattempo, Netanyahu si è recato a Tulkarm, una località della Cisgiordania settentrionale su cui si sta abbattendo una violentissima offensiva israeliana. L’attacco è stato lanciato nell’ambito dell’operazione “Muro di ferro”, iniziata lo scorso mese all’indomani dell’inizio della tregua con Gaza. I testimoni parlano di un livello di distruzione inaudita, paragonabile in alcuni casi a quella della striscia di Gaza.
«Stiamo entrando nelle roccaforti del terrorismo, radendo al suolo intere strade utilizzate dai terroristi e le loro case, oltre a eliminare i terroristi e [i loro] comandanti», ha dichiarato Netanyahu durante la sua visita. L’esplosione di tre autobus vuoti a sud di Tel Aviv giovedì sera, che non ha fatto vittime ma ha aumentato il livello di allerta in Israele, ha determinato un ulteriore dispiegamento di forze, ha fatto sapere Bibi.
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