Il New York Times scrive che Israele ha promesso più volte di eliminare il gruppo responsabile dell’attacco del 7 ottobre, «ma i critici vedono sempre più questo obiettivo come irrealistico o addirittura impossibile». Intanto il premier Netanyahu apre alla trattiva sugli ostaggi
Hamas, nonostante i «bombardamenti indiscriminati» a Gaza, non è ancora collassata. O come scrive il New York Times, sta crescendo lo scetticismo sulla capacità di Israele di smantellare Hamas. Possibile? Israele scrive il NYT «ha promesso più volte di eliminare il gruppo responsabile del brutale attacco del 7 ottobre, ma i critici vedono sempre più questo obiettivo come irrealistico o addirittura impossibile».
In questa situazione molto fluida il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, apre alla trattiva per liberare gli ostaggi ancora in mano ad Hamas sebbene siano in molti a chiedersi fino a che punto il premier punti realmente sulla trattiva e non sull’azione militare. Il capo del Mossad, David Barnea, ha informato il gabinetto di guerra israeliano che il mediatore del Qatar ha trasmesso un messaggio a Israele, secondo il quale Hamas sarebbe pronto a negoziare un accordo per il rilascio di 40-50 ostaggi, tra cui donne, adulti e malati, in cambio di un cessate il fuoco di 20-30 giorni e del rilascio dei prigionieri. Lo riferisce Ynet citando una fonte israeliana e aggiungendo che Hamas avrebbe ritirato la richiesta che aveva presentato finora di un cessate il fuoco totale come condizione per il ritorno degli ostaggi.
Secondo la stessa fonte, Israele avrebbe chiesto chiarimenti al Qatar, ormai il mediatore tra le due parti, chiedendo risposte a breve. Un funzionario politico ha commentato gli sviluppi, parlando di «un leggero progresso» anche se «la strada è ancora lunga ed è troppo presto per capire se questo consentirà o meno un avvio dei negoziati per raggiungere una svolta».
Un'altra fonte della sicurezza – scrive Ynet – si è mostrata più scettica, sostenendo che «finché non ci sarà un cambiamento fondamentale in Hamas per quanto riguarda la sopravvivenza del suo governo e la richiesta di un cessate il fuoco completo, la possibilità di raggiungere un accordo è scarsa».
Un inviato Usa in Libano “nei prossimi giorni”
Il quotidiano libanese Al-Akhbar ha riferito che l'inviato speciale degli Stati Uniti, Amos Hochstein, si recherà in Libano all'inizio del nuovo anno per i colloqui su un eventuale stop delle ostilità tra Hezbollah e Israele.
Secondo Al-Akhbar, vicino a Hezbollah, il piano di Hochstein comprenderebbe negoziati per porre fine agli attacchi dal confine del Libano con Israele e il ritiro israeliano dalla parte settentrionale del villaggio di Reger. Il giornale precisa che i contatti tra i Paesi occidentali con il Libano non si sono fermati, e tutti continuano a mettere in guardia contro l'escalation tra Israele e Hezbollah, con la pressione israeliana sugli Stati Uniti affinché raggiungano una soluzione che consenta ai residenti del nord di tornare alle loro case.
Il rischio escalation
Il presidente americano Joe Biden teme l’escalation del conflitto e sta cercando di persuadere Netanyahu per l’utilizzo di smart bomb e attacchi precisi per ridurre il bilancio delle vittime civili nella Striscia, che secondo il ministero della Sanità di Gaza è giunto a 21mila morti. Intanto le truppe israeliane continuano a «ingaggiare feroci battaglie contro i terroristi di Hamas». Lo confermano fonti delle forze di difesa israeliane (Idf) precisando che in «diverse aree della Striscia di Gaza» le truppe di terra, supportate dalla marina israeliana, stanno colpendo cellule terroristiche e altre infrastrutture. A confermare l'attacco esteso, a sud della striscia di Gaza, che Israele sta portando avanti in queste ore è anche il quotidiano Haaretz dove si sottolinea anche che combattimenti «continuano al confine con la Siria».
Gli Usa vendono armi a Israele
Sabato gli aerei da guerra israeliani hanno colpito due campi profughi urbani nel centro di Gaza, mentre l’amministrazione Biden ha approvato una nuova vendita di armi d’emergenza a Israele nonostante le persistenti richieste internazionali di cessate il fuoco per l’aumento delle morti civili, della fame e dello sfollamento di massa nell’enclave. Israele afferma di essere determinato a portare avanti la sua offensiva senza precedenti fino a quando non avrà smantellato Hamas, un obiettivo considerato però da alcuni irraggiungibile a causa delle profonde radici del gruppo militante nella società palestinese. Gli Stati Uniti hanno protetto diplomaticamente Israele all’Onu e hanno continuato a fornire armi, ma il tempo per continuare con l’offensiva sta per scadere e Netanyahu sembra essere l’unico a non accorgersene.
© Riproduzione riservata